Il Tar di Puglia rimette in discussione la centrale a Biomasse
La "Mamo New Energy srl" vince il ricorso in Tribunale contro la delibera del Comune di Andria. Possibile un ricorso al Consiglio di Stato dell'ente
giovedì 14 marzo 2013
Il Tar di Puglia accoglie il ricorso dell'impresa "Mamo New Energy srl" e rimette in discussione il "no" pronunciato dalla delibera del Consiglio Comunale del 20 dicembre scorso sulla realizzazione di una centrale a biomasse in contrada Rivera in territorio di Andria (http://www.andriaviva.it/magazine/notizie/la-centrale-elettrica-di-tipo-biomassa-non-si-fara/). Il progetto presentato anni fa prevedeva la costruzione e l'esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica di tipi Biomassa della potenza di 7,781 megawatt. Dal 2007 la richiesta ha subito diversi procedimenti ed è passata dai diversi step necessari per legge. Il Consiglio comunale di dicembre scorso, in pratica, era stato chiamato a ratificare la chiusura del procedimento amministrativo svolto dagli uffici della Regione Puglia, già in via di autorizzazione. Invece, con un emendamento, la maggioranza e parte della minoranza votarono a favore della "non ratifica". Per gli altri ci fu l'astensione.
La sentenza del Tar dello scorso 7 marzo, emessa dalla Prima Sezione del Tribunale, rimette tutto in discussione: la deliberazione comunale, infatti, appare "carente di motivazioni" secondo i giudici amministrativi. Già nel 2007 il Comune di Andria chiese alla Regione di imporre alla "Mamo" la necessità di ricorrere a combustibili provenienti da "filiera corta" per almeno il 40% del fabbisogno. Nel 2008, infatti, la stessa Regione Puglia ha approvato la legge 31 nella quale si proibiva di autorizzare impianti simili in mancanza di alimentazione proprio proveniente da "filiera corta" nell'articolo 2 quarto comma. Ma i giudici scrivono che il comma successivo della legge, concede la deroga se il Consiglio Comunale ratifica "la positiva conclusione della Conferenza di Servizi indetta per l'autorizzazione dell'impianto". In pratica i giudici hanno ritenuto che la delibera comunale non può fondarsi esclusivamente su tale divieto poichè questa interpretazione implicherebbe venir meno ogni possibilità di deroga in altri casi.
Per il Sindaco di Andria, Nicola Giorgino è in corso la valutazione immediata sul possibile ricorso al Consiglio di Stato: «Stiamo valutando se ricorrere al Consiglio di Stato e comunque, se necessario, torneremo in Consiglio comunale per ribadire la nostra posizione contraria».
La sentenza del Tar dello scorso 7 marzo, emessa dalla Prima Sezione del Tribunale, rimette tutto in discussione: la deliberazione comunale, infatti, appare "carente di motivazioni" secondo i giudici amministrativi. Già nel 2007 il Comune di Andria chiese alla Regione di imporre alla "Mamo" la necessità di ricorrere a combustibili provenienti da "filiera corta" per almeno il 40% del fabbisogno. Nel 2008, infatti, la stessa Regione Puglia ha approvato la legge 31 nella quale si proibiva di autorizzare impianti simili in mancanza di alimentazione proprio proveniente da "filiera corta" nell'articolo 2 quarto comma. Ma i giudici scrivono che il comma successivo della legge, concede la deroga se il Consiglio Comunale ratifica "la positiva conclusione della Conferenza di Servizi indetta per l'autorizzazione dell'impianto". In pratica i giudici hanno ritenuto che la delibera comunale non può fondarsi esclusivamente su tale divieto poichè questa interpretazione implicherebbe venir meno ogni possibilità di deroga in altri casi.
Per il Sindaco di Andria, Nicola Giorgino è in corso la valutazione immediata sul possibile ricorso al Consiglio di Stato: «Stiamo valutando se ricorrere al Consiglio di Stato e comunque, se necessario, torneremo in Consiglio comunale per ribadire la nostra posizione contraria».