Il ricordo: undici anni fa l'attentato di Nasiriyah
Saccotelli: «In Iraq potrei sentirmi ancora italiano»
mercoledì 12 novembre 2014
14.21
12 novembre del 2003 ore 10,40, un camion suicida causò un'esplosione davanti alla sede dei Carabinieri Italiani. La missione italiana di soccorso umanitario in Iraq ha subito uno dei più tragici avvenimenti dal dopoguerra. 19 furono i morti mentre diciasette i sopravvissuti tra cui il Carabiniere andriese Riccardo Saccotelli. "Per non dimenticare Nasiriyah" e per non dimenticare le vittime di Nasiriyiah alcuni alunni del Liceo Scientifico "Nuzzi" guidati dal Prof. Paolo Farina, si sono recati presso la rotatoria di via Murge ad Andria dove è stato posto un monumento in ricordo delle vittime. L'evento è partito da un'intervista rilasciata al mensile Odysseo da Riccardo Saccotelli per poi proseguire in un'assemblea straordinaria in cui gli studenti hanno avuto la possibilità di incontrare il Maresciallo dei Carabinieri in congedo. Durante la mattinata sono state lette diverse lettere che gli studenti hanno indirizzato ai caduti per ricordare la memoria delle strage.
«E' un momento sempre vivo - ha detto Riccardo Saccotelli - tutti pensiamo che negli anni i ricordi si cancellino, ma in realtà più uno ci pensa e più sono le particolarità che emergono e che vengono ricordate». Il Maresciallo andriese continua la sua battaglia per far emergere tutta la verità su quella strage di civili e militari: «Nasiriyah oggi per me è una seconda casa - ha detto ancora Saccotelli - è il posto in cui potrei sentirmi ancora italiano. Tutto quello in cui credo è rimasto seppellito lì». Si riparte ancora una volta dai ragazzi per tenere alta la fiammella del ricordo: «Le lettere dei ragazzi - ha concluso Saccotelli - aldilà di tutte le ipocrisie, sono un modo per ricordare chi era lì».
«E' un momento sempre vivo - ha detto Riccardo Saccotelli - tutti pensiamo che negli anni i ricordi si cancellino, ma in realtà più uno ci pensa e più sono le particolarità che emergono e che vengono ricordate». Il Maresciallo andriese continua la sua battaglia per far emergere tutta la verità su quella strage di civili e militari: «Nasiriyah oggi per me è una seconda casa - ha detto ancora Saccotelli - è il posto in cui potrei sentirmi ancora italiano. Tutto quello in cui credo è rimasto seppellito lì». Si riparte ancora una volta dai ragazzi per tenere alta la fiammella del ricordo: «Le lettere dei ragazzi - ha concluso Saccotelli - aldilà di tutte le ipocrisie, sono un modo per ricordare chi era lì».