Il racconto della storia dell'unico tassista di Andria
Emanuele parla del suo lavoro dopo l'incidente ferroviario del 12 luglio 2016
giovedì 20 luglio 2017
7.53
Tre o quattro clienti al giorno quando va bene, troppo pochi per poter tirare avanti. Per il resto passa la sua giornata davanti alla stazione in attesa che arrivi, non si sa bene come, qualche turista che voglia essere accompagnato a visitare il Castel del Monte o che lo chiami qualcuno che abbia la necessità di doversi spostare in città e non sa come fare. Questa è la storia di Emanuele, dal 2015 alla guida dell'unico taxi di Andria, all'inizio le cose andavano bene, poi c'è stato l'incidente ferroviario, il sequestro dei binari e la soppressione delle corse. A distanza di un anno dal disastro il giovane papà di Andria affida alla nostra redazione il suo sfogo.
«Passeggeri e pendolari non vengono più in stazione ad Andria, turisti quasi zero. Questo è stato il mio ultimo anno di lavoro, invece quando nel 2015 è partito il servizio le cose erano diverse - spiega Emanuele - ed arrivavano molte persone in città, anche per lavoro. Ora niente più, la gente anche a causa dei tempi biblici del trasporto pubblico si organizza come può per muoversi. Ho sentito di persone che hanno impiegato un'ora e quaranta minuti per andare da Bari ad Andria, è normale che uno evita di fare capatine in città. Così non si va avanti, non ce la faccio».
Dal giorno della presentazione del servizio in pompa magna molte cose sono cambiate, una volta spenti i riflettori Emanuele è andato avanti con le sue gambe, ora lancia un appello: «Spero che quanto prima il servizio ferroviario torni in funzione e che i magistrati dissequestrino la tratta e poi l'appello è anche alle istituzioni affinché, in occasione di grandi eventi in città, utilizzino il servizio».
«Passeggeri e pendolari non vengono più in stazione ad Andria, turisti quasi zero. Questo è stato il mio ultimo anno di lavoro, invece quando nel 2015 è partito il servizio le cose erano diverse - spiega Emanuele - ed arrivavano molte persone in città, anche per lavoro. Ora niente più, la gente anche a causa dei tempi biblici del trasporto pubblico si organizza come può per muoversi. Ho sentito di persone che hanno impiegato un'ora e quaranta minuti per andare da Bari ad Andria, è normale che uno evita di fare capatine in città. Così non si va avanti, non ce la faccio».
Dal giorno della presentazione del servizio in pompa magna molte cose sono cambiate, una volta spenti i riflettori Emanuele è andato avanti con le sue gambe, ora lancia un appello: «Spero che quanto prima il servizio ferroviario torni in funzione e che i magistrati dissequestrino la tratta e poi l'appello è anche alle istituzioni affinché, in occasione di grandi eventi in città, utilizzino il servizio».