Il presepe vivente della parrocchia San Riccardo: "Dalla parola data all’uomo, alla Parola fatta uomo"
Don Michelangelo Tondolo, parroco della chiesa di San Riccardo, racconta la positiva esperienza vissuta
giovedì 18 gennaio 2024
«Con immensa gioia ringrazio tutti i parrocchiani che si sono adoperati per il presepe vivente e per tutti i visitatori che hanno avuto la possibilità di visitarlo. Il desiderio era non realizzare uno spettacolo da vedere con le solite bancarelle, mestieri o scene di vita quotidiana in cui più o meno si cerca di essere fedeli "ai tempi di Gesù". Siamo partiti dall'icona biblica del programma pastorale dove Gesù «cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a lui» (Luca 24,27) e anche noi abbiamo voluto rivivere nella nostra comunità questo atteggiamento del "cercare" nella Bibbia. La prima sponda utile è stato proprio il "Canto delle profezie" che solitamente si usa nella novena in preparazione al Natale e dove ritroviamo tantissime profezie dell'Antico testamento poi realizzate nel nuovo. Di conseguenza, tra il seguire l'intuizione di San Francesco nel voler vedere «come fosse nato Gesù» (FF 468) e le profezie, abbiamo pensato un percorso catechetico-meditativo. Un "qualcosa" che consistesse nella presentazione di cinque scene che parlassero di alcune profezie e allusioni dell'antico testamento. Nella prima scena abbiamo avuto modo di riflettere sul parallelismo Adamo-Eva e Gesù-Maria; dove Gesù nella storia della chiesa è presentato proprio come nuovo Adamo (Gaudium et Spes 22) e Maria come la nuova Eva (Catechismo della Chiesa Cattolica 411), quel Gesù che Paolo sintetizza e annuncia in Galati 4,4:«Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo figlio, nato da una donna». Ecco un Dio che spiazza ogni credente e ogni cercatore di Lui, un poco come la nostra scelta di aver fatto impersonare Dio a una ragazza (viste le violenze verso le donne) e per giunta adolescente (e non come ce lo immaginiamo anziano con barba e capelli bianchi)».
«Anche alcuni dei nostri collaboratori han pensato che non era il caso; però, anche "ai tempi di Gesù" Lui non fu accolto perché uomo e poi semplice artigiano. La seconda scena presenta il richiamo della strage degli innocenti causata da Erode (Matteo 2,16-18) e la strage dei figli maschi voluta dal Faraone in Egitto (Esodo 1,15-16); dove peraltro abbiamo un ulteriore parallelismo e richiamo tra Mosè e Gesù. Mosè libererà dalla schiavitù egiziana e Gesù dal peccato; Mosè nasce in Egitto e diventa colui che porta Israele in Palestina e ancora dall'Egitto tornerà Gesù il Salvatore dopo esser stato lui stesso esule in quella nazione (Matteo 2,15. 19-20). La terza e quinta scena riprendono il profeta Isaia che profetizza sia la nascita del redentore di Israele da una vergine (Isaia 7,1-16), sia la venuta di una luce sul popolo ebraico (Isaia 9,1-6). Profezie di grande speranza per Israele, all'epoca una nazione prima minacciata e poi conquistata dalle nazioni avversarie. Infine la quarta scena ci presenta il profeta Michea (Mi 5,1) che profetizza la nascita dell'Emmanuele a Betlemme. Ecco un percorso biblico che ci porta poi alla natività dove la capanna ha una parete in lavorazione (Antico Testamento) e una in muratura ultimata (Nuovo Testamento); la culla è realizzata da una catasta di legna da un lato per ispirarci alla storia dell'arte ortodossa, dove la culla di Gesù è simile a una tomba; dall'altro per richiamare il sacrificio di Isacco (Genesi 22,1-18) prefigurazione del sacrificio di Gesù Cristo (Giovanni 3,16; 10,10; 19,31-37). Il percorso termina con il bellissimo canto "What child is this" nel quale l'autore si interroga circa l'identità di questo bambino a cui vanno gli angeli, i pastori, i Re magi ad adorarlo... Chi è questo bambino? Ecco per noi in primis, ma anche al singolo spettatore desideriamo lasciare, dopo tutto questo percorso, la domanda: «ma per me chi è questo bambino qui e oggi?».
«Anche alcuni dei nostri collaboratori han pensato che non era il caso; però, anche "ai tempi di Gesù" Lui non fu accolto perché uomo e poi semplice artigiano. La seconda scena presenta il richiamo della strage degli innocenti causata da Erode (Matteo 2,16-18) e la strage dei figli maschi voluta dal Faraone in Egitto (Esodo 1,15-16); dove peraltro abbiamo un ulteriore parallelismo e richiamo tra Mosè e Gesù. Mosè libererà dalla schiavitù egiziana e Gesù dal peccato; Mosè nasce in Egitto e diventa colui che porta Israele in Palestina e ancora dall'Egitto tornerà Gesù il Salvatore dopo esser stato lui stesso esule in quella nazione (Matteo 2,15. 19-20). La terza e quinta scena riprendono il profeta Isaia che profetizza sia la nascita del redentore di Israele da una vergine (Isaia 7,1-16), sia la venuta di una luce sul popolo ebraico (Isaia 9,1-6). Profezie di grande speranza per Israele, all'epoca una nazione prima minacciata e poi conquistata dalle nazioni avversarie. Infine la quarta scena ci presenta il profeta Michea (Mi 5,1) che profetizza la nascita dell'Emmanuele a Betlemme. Ecco un percorso biblico che ci porta poi alla natività dove la capanna ha una parete in lavorazione (Antico Testamento) e una in muratura ultimata (Nuovo Testamento); la culla è realizzata da una catasta di legna da un lato per ispirarci alla storia dell'arte ortodossa, dove la culla di Gesù è simile a una tomba; dall'altro per richiamare il sacrificio di Isacco (Genesi 22,1-18) prefigurazione del sacrificio di Gesù Cristo (Giovanni 3,16; 10,10; 19,31-37). Il percorso termina con il bellissimo canto "What child is this" nel quale l'autore si interroga circa l'identità di questo bambino a cui vanno gli angeli, i pastori, i Re magi ad adorarlo... Chi è questo bambino? Ecco per noi in primis, ma anche al singolo spettatore desideriamo lasciare, dopo tutto questo percorso, la domanda: «ma per me chi è questo bambino qui e oggi?».