«Il Paniere di Federico II»: garantire i prodotti BAT con un marchio
Il progetto affidato all'ITA di Andria per migliorare produzione e coltivazione delle eccellenze della BAT. Ben 100 mila ettari di coltivazioni ed 11 tipologie di prodotti con marchio di qualità
lunedì 10 dicembre 2012
9.29
Migliorare l'organizzazione delle coltivazioni, delle produzioni e della commercializzazione dei prodotti di eccellenza della BAT, garantiti da un marchio appositamente studiato che ne evochi provenienza e tipicità attraverso la figura di Federico II di Sveva. E' l'idea ambiziosa del progetto «il Paniere di Federico II» che l'Assessorato alle Politiche Scolastiche della Provincia BAT ha affidato all'Istituto Tecnico Agrario di Andria.
E' emerso che nei 10 comuni che costituiscono la VI Provincia pugliese vi sono produzioni agricole o derivate, quali il vino e l'olio, in grado di evolversi fino ad arrivare a ben 11 tipologie di prodotti che possono fregiarsi del marchio di qualità (tra DOP, DOC, IGP e IGT). L'opinione pubblica è fortemente interessata agli sviluppi di questi prodotti, come ad esempio «la ciliegia di Bisceglie», «le pesche di San Ferdinando di Puglia» o «il fungo carboncello» di Spinazzola e di Minervino Murge, con circa 100mila ettari di terreno destinati alle coltivazioni agricole. Tuttavia, manca la predisposizione imprenditoriale a «fare sistema», anche attraverso operazioni di cooperativizzazione sostenute dal sistema bancario, oltre a una scarsa attenzione al miglioramento qualitativo delle produzioni, messo in luce dalla modesta propensione alla realizzazione di prodotti con marchi di qualità.
«In un momento ritenuto critico per l'economia mondiale - dice Pompeo Camero, assessore provinciale - occorre comunque cogliere le opportunità, che pure ci sono e che il mercato offre. Non mancano, infatti, i segnali di ripresa a livello macroeconomico; gli ampi spazi nei mercati derivanti da consumi pro-capite mediamente bassi, per quanto concerne le principali specializzazioni produttive della BAT; il forte interesse da parte dei consumatori stranieri verso il connubio prodotto tipico/territorio; la specificità di alcune produzioni che si trovano principalmente o esclusivamente nei comuni del territorio BAT; un potenziale sviluppo di nuovi canali distributivi e reti commerciali quali la "Filiera Corta" e i conseguenti "Gruppi di acquisto solidale"; una potenziale possibilità di incremento delle richieste di certificazioni a marchio».
E' emerso che nei 10 comuni che costituiscono la VI Provincia pugliese vi sono produzioni agricole o derivate, quali il vino e l'olio, in grado di evolversi fino ad arrivare a ben 11 tipologie di prodotti che possono fregiarsi del marchio di qualità (tra DOP, DOC, IGP e IGT). L'opinione pubblica è fortemente interessata agli sviluppi di questi prodotti, come ad esempio «la ciliegia di Bisceglie», «le pesche di San Ferdinando di Puglia» o «il fungo carboncello» di Spinazzola e di Minervino Murge, con circa 100mila ettari di terreno destinati alle coltivazioni agricole. Tuttavia, manca la predisposizione imprenditoriale a «fare sistema», anche attraverso operazioni di cooperativizzazione sostenute dal sistema bancario, oltre a una scarsa attenzione al miglioramento qualitativo delle produzioni, messo in luce dalla modesta propensione alla realizzazione di prodotti con marchi di qualità.
«In un momento ritenuto critico per l'economia mondiale - dice Pompeo Camero, assessore provinciale - occorre comunque cogliere le opportunità, che pure ci sono e che il mercato offre. Non mancano, infatti, i segnali di ripresa a livello macroeconomico; gli ampi spazi nei mercati derivanti da consumi pro-capite mediamente bassi, per quanto concerne le principali specializzazioni produttive della BAT; il forte interesse da parte dei consumatori stranieri verso il connubio prodotto tipico/territorio; la specificità di alcune produzioni che si trovano principalmente o esclusivamente nei comuni del territorio BAT; un potenziale sviluppo di nuovi canali distributivi e reti commerciali quali la "Filiera Corta" e i conseguenti "Gruppi di acquisto solidale"; una potenziale possibilità di incremento delle richieste di certificazioni a marchio».