Il libro Guardati dalla mia fame: ieri la presentazione in Biblioteca
Andria ha ospitato Milena Agus, Luciana Castellina e Ginevra Bompiani
mercoledì 21 maggio 2014
11.40
E' giunto ieri ad Andria, il luogo che dà l'avvio alla vicenda narrata, il libro Guardati dalla mia fame, edito da Nottetempo. La Biblioteca comunale "G. Ceci" ha ospitato l'editrice Ginevra Bompiani e le sue autrici, Milena Agus e Luciana Castellina.
Il libro prende spunto dal delitto delle sorelle Porro del 7 marzo 1946 e cerca un senso ad una vicenda più ampia e complessa rispetto ai fatti consumatisi ad Andria quel giorno. «Quando ho deciso di raccontare questa storia - ha esordito Ginevra Bompiani - ho pensato alle due scrittrici. La Castellina non poteva che occuparsi di braccianti e la Agus avrebbe aggiunto il necessario apporto romanzesco, utile per far dire alla storia ciò che la Storia non riesce a dire».
Le sorelle Porro, viste da Milena Agus «sono personaggi di un racconto che parla di quella vicenda e dei tre anni che l'hanno preceduta. Ho visto le sorelle Porro, per ricordare Manzoni, come Adelchi ed Ermengalda: persone che pagano il prezzo che pagano coloro che appartengono alla classe degli oppressori. Le mie sorelle Porro, dunque, potrebbero essere diverse dalle donne protagoniste di quei fatti. Non volevo essere attinente con la realtà. Volevo dare un senso a quei fatti; da qui, l'esigenza di voler romanzare. I romanzi non sono la realtà, essi cercano un senso della realtà. Il valore dei romanzi, luoghi in cui personaggi sostituiscono persone, sta proprio nell'amplificare la consapevolezza di quanto sta fuori dai romanzi e dalle case in cui noi abitiamo».
Differente l'approccio di Luciana Castellina, che ha messo al servizio dell'opera il suo lavoro sulle fonti e la sua testimonianza politica e personale. «Mai avrei pensato di raccontare questa storia, pur a me ben nota. Questa è la storia della miseria secolare imperante nel Mezzogiorno. Ho conosciuto la Puglia e Andria - ha proseguito la giornalista - Piazza Catuma, dove si vendevano le braccia, per ragioni politiche e personali. Mio marito era comunista ed era nipote di zia Cecchina Ceci. Il 7 marzo, il giorno dei fatti qui narrati, anticipa la Festa, spesso retorica, delle donne. Donne come le sorelle Porro, di cui tanto si è scritto senza aver mai raccontato. Questa è la storia di un movimento primitivo, quello bracciantile, che eleva Andria agli onori della Storia. Un movimento, come dimostrano gli atti del processo, di analfabeti capaci di maturare una nuova consapevolezza della lotta di classe come lotta democratica. I fatti di Andria hanno inciso anche sulla costruzione della Costituzione repubblicana. Dopo quei tragici accadimenti, Andria fu meta di ministri e politici di primo rilievo, i quali non poterono ignorare le ragioni che avevano animato quel movimento. Insomma - ha concluso Luciana Castellina - scrivere questa storia è stato anche un modo per raccontare una pagina importante della Storia d'Italia».
Il libro prende spunto dal delitto delle sorelle Porro del 7 marzo 1946 e cerca un senso ad una vicenda più ampia e complessa rispetto ai fatti consumatisi ad Andria quel giorno. «Quando ho deciso di raccontare questa storia - ha esordito Ginevra Bompiani - ho pensato alle due scrittrici. La Castellina non poteva che occuparsi di braccianti e la Agus avrebbe aggiunto il necessario apporto romanzesco, utile per far dire alla storia ciò che la Storia non riesce a dire».
Le sorelle Porro, viste da Milena Agus «sono personaggi di un racconto che parla di quella vicenda e dei tre anni che l'hanno preceduta. Ho visto le sorelle Porro, per ricordare Manzoni, come Adelchi ed Ermengalda: persone che pagano il prezzo che pagano coloro che appartengono alla classe degli oppressori. Le mie sorelle Porro, dunque, potrebbero essere diverse dalle donne protagoniste di quei fatti. Non volevo essere attinente con la realtà. Volevo dare un senso a quei fatti; da qui, l'esigenza di voler romanzare. I romanzi non sono la realtà, essi cercano un senso della realtà. Il valore dei romanzi, luoghi in cui personaggi sostituiscono persone, sta proprio nell'amplificare la consapevolezza di quanto sta fuori dai romanzi e dalle case in cui noi abitiamo».
Differente l'approccio di Luciana Castellina, che ha messo al servizio dell'opera il suo lavoro sulle fonti e la sua testimonianza politica e personale. «Mai avrei pensato di raccontare questa storia, pur a me ben nota. Questa è la storia della miseria secolare imperante nel Mezzogiorno. Ho conosciuto la Puglia e Andria - ha proseguito la giornalista - Piazza Catuma, dove si vendevano le braccia, per ragioni politiche e personali. Mio marito era comunista ed era nipote di zia Cecchina Ceci. Il 7 marzo, il giorno dei fatti qui narrati, anticipa la Festa, spesso retorica, delle donne. Donne come le sorelle Porro, di cui tanto si è scritto senza aver mai raccontato. Questa è la storia di un movimento primitivo, quello bracciantile, che eleva Andria agli onori della Storia. Un movimento, come dimostrano gli atti del processo, di analfabeti capaci di maturare una nuova consapevolezza della lotta di classe come lotta democratica. I fatti di Andria hanno inciso anche sulla costruzione della Costituzione repubblicana. Dopo quei tragici accadimenti, Andria fu meta di ministri e politici di primo rilievo, i quali non poterono ignorare le ragioni che avevano animato quel movimento. Insomma - ha concluso Luciana Castellina - scrivere questa storia è stato anche un modo per raccontare una pagina importante della Storia d'Italia».