Il fallimento annunciato della Cop 26 e il sonno della politica

Il commento del Presidente Forum Ambientalista Puglia, avv. Michele Di Lorenzo

domenica 14 novembre 2021 13.05
«La Cop 26 si chiude con un accordo, non cogente per i firmatari - sottolinea il Presidente Forum Ambientalista Puglia, avv. Michele Di Lorenzo- , che ha il valore di una mera raccomandazione con termini temporali dilatati (2030/2040). Nonostante nelle ultime ore l'Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr) avesse implorato i leader mondiali di passare dalle parole ai fatti, visto che la correlazione tra emergenze climatiche e migrazioni forzate dai territori soggetti ai danni ambientali sia ormai indiscutibile. Tuttavia nemmeno questa richiesta è servita a salvarci dal solito "bla bla bla". La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è restata inerte rispetto al concreto e ormai imminente pericolo di distruzione di un intero ecosistema. D'altronde che potessero essere questi leader, sostenuti (in tutti i sensi) dagli interessi delle multinazionali, a realizzare un vero cambiamento era una pia illusione a cui credevano in pochi. È arcinoto, sin dal 2010, che le compagnie petrolifere fossero consapevoli che la combustione fossile avrebbe incrementato il riscaldamento terrestre, eppure la produzione di petrolio è continuamente aumentata senza che nessuno muovesse un dito. Anzi l'unica azione adottata è stata quella di finanziare campagne di disinformazione per screditare gli studi di climatologia, a cui si sono abbeverati giornali di destra e allocchi politici di ogni colore. L'idea politica che sottende questa strategia è semplice: il benessere collettivo e la tutela dell'ambiente deve restare subordinato ai dettami del profitto. L'interesse privatistico deve rimanere garantito e inaccessibile alle esigenze pubbliche. La domanda che dobbiamo porci, a questo punto, è una sola: possiamo affidare alle multinazionali e agli interessi che rappresentano la gestione di una problematica così gravosa? È credibile che a trovare la soluzione di un problema sia proprio chi lo ha scientemente prodotto, incurante degli allarmi che nei decenni passati si sollevavano da più parti? Domanda a cui è necessario dare una risposta in tempi brevissimi. Proprio mentre giungeranno nel nostro Paese i finanziamenti del PNRR che rappresentano l'ultima occasione di procedere a quella che i burocrati chiamano la transizione ecologica e che invece dovrebbe divenire una vera "conversione ecologica". Mai, come in questo caso, le differenze non sono solo lessicali ma strutturali e strategiche. Nel dibattito nazionale e locale questi argomenti restano marginali. Ciò fa intuire quanta consapevolezza abbia la classe politica dinanzi ad una sfida ambientale che richiede una azione tempestiva e coraggiosa. Dinanzi a tale sfacelo, ognuno di noi dovrebbe sentirsi responsabile».