Il Dialogo ai tempi del Coronavirus
Riflessioni di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
venerdì 13 marzo 2020
Impressiona constatare quanto a volte è il dolore a far cadere i muri delle divisioni e a generare frutti di amore, di condivisione, di fraternità.
Personalmente credo che uno di questi frutti generato dal dolore per il Coronavirus è il 'dialogo' tra le varie forze politiche; dialogo che, come lanterna, va posta sul moggio perché illumini la tristezza di questi giorni, allontani l'incubo apocalittico di una pandemia e, nel contempo, faccia intravvedere che è possibile, col dialogo, logorare i diaframmi eretti dagli egoismi, dai particolarismi di classe, di razza, di religione e politica, al fine di rifarci tutti fratelli. E' da un dialogo desiderato, cercato, favorito che può svilupparsi un più profondo avvicinamento non solo delle varie visioni socio-politiche ma, in più casi, di fraterna collaborazione che sola può realizzare il più alto scopo del bene comune.
In questo lavoro grande e paziente di tessitura del dialogo a vari livelli, la nostra responsabilità di cittadini è grande. Sarebbe un grave errore delegarlo ad altri invece che lavorare dove ciascuno di noi si trova - scuole, uffici, sindacati, cooperative, partiti, parlamento - per favorirlo al fine di unificare e generare una convivenza di stima, di serena gioia e fraternità, contro la trasmissione di dispetti, rancori, inganni.
In questi anni abbiamo assistito a un difficile ma fruttuoso dialogo tra le varie religioni e ancor di più tra due grandi antagonisti: marxisti e cristiani constatando che al dialogo, han giovato pochi anni di reciproca comprensione che decenni di controversie. E allora incoraggiamo a proseguire il "Dialogo" affinché ogni opera in favore della società sia Amore e, come diceva nientemeno Santa Teresa d'Avila, "Solo l'Amore dà valore alle opere". E il dialogo, ribadiva lo scrittore e giornalista Igino Giordani, è un atto d'amore.
Personalmente credo che uno di questi frutti generato dal dolore per il Coronavirus è il 'dialogo' tra le varie forze politiche; dialogo che, come lanterna, va posta sul moggio perché illumini la tristezza di questi giorni, allontani l'incubo apocalittico di una pandemia e, nel contempo, faccia intravvedere che è possibile, col dialogo, logorare i diaframmi eretti dagli egoismi, dai particolarismi di classe, di razza, di religione e politica, al fine di rifarci tutti fratelli. E' da un dialogo desiderato, cercato, favorito che può svilupparsi un più profondo avvicinamento non solo delle varie visioni socio-politiche ma, in più casi, di fraterna collaborazione che sola può realizzare il più alto scopo del bene comune.
In questo lavoro grande e paziente di tessitura del dialogo a vari livelli, la nostra responsabilità di cittadini è grande. Sarebbe un grave errore delegarlo ad altri invece che lavorare dove ciascuno di noi si trova - scuole, uffici, sindacati, cooperative, partiti, parlamento - per favorirlo al fine di unificare e generare una convivenza di stima, di serena gioia e fraternità, contro la trasmissione di dispetti, rancori, inganni.
In questi anni abbiamo assistito a un difficile ma fruttuoso dialogo tra le varie religioni e ancor di più tra due grandi antagonisti: marxisti e cristiani constatando che al dialogo, han giovato pochi anni di reciproca comprensione che decenni di controversie. E allora incoraggiamo a proseguire il "Dialogo" affinché ogni opera in favore della società sia Amore e, come diceva nientemeno Santa Teresa d'Avila, "Solo l'Amore dà valore alle opere". E il dialogo, ribadiva lo scrittore e giornalista Igino Giordani, è un atto d'amore.