Il coraggio giovanile di mettersi in gioco, Matteo Fissore

Ex capitano del Torino Primavera campione d'Italia, oggi milita nella Fidelis Andria

giovedì 24 settembre 2015 13.20
A cura di Federico Peloso
Dopo le memorabili promozioni conquistate nei campionati di Eccellenza e di serie D la Fidelis Andria è riuscita a lasciare ancora tutti senza parole, collezionando sei punti nelle prime tre giornate del complicato torneo di Lega Pro. La giovane squadra federiciana, guidata dal tecnico Luca D'Angelo, ha affrontato ogni sfida con una precisa identità di gioco ed è già riuscita ad entusiasmare l'esigente piazza locale. In particolare, in questo primo scorcio di stagione, hanno impressionato le prestazioni del difensore centrale Matteo Fissore. Cuore, grinta e tanta determinazione sono le caratteristiche peculiari di questo giovane ragazzo piemontese, il quale risulta già un perno della retroguardia andriese ed ha anche segnato la rete della bandiera nel match perso contro la Paganese. «Il calcio professionistico - ci racconta Matteo - è molto diverso dal campionato Primavera in cui ho militato fino alla scorsa stagione, tuttavia sono riuscito ad adattarmi in fretta, nonostante abbia ancora da imparare tante cose. I consigli dei compagni più esperti sono fondamentali, inoltre cerco di mettere in pratica tutto quello che i mister mi chiedono. Le difficoltà non mancano, ma sono felicissimo di questa nuova avventura».

A soli 19 anni non risulta facile giocare 90' nello stadio "Degli Ulivi", davanti ad un pubblico rinomato in tutto lo Stivale per la calorosità con cui supporta il team cittadino in ogni incontro casalingo. «Non mi sono fatto intimorire - ha continuato Fissore - dai 5000 tifosi presenti al campo in occasione del match col Matera, al contrario il calore degli andriesi mi ha spronato a giocare ancora meglio. Ho voluto fortemente questa destinazione, poiché per me è un'occasione unica. Avrò la possibilità di crescere e di migliorarmi in una società solida e in una piazza straordinaria».

Senza dubbio Matteo Fissore rappresenta un lusso per la categoria, considerati i suoi trascorsi sportivi e le sue qualità. Il centrale classe '96 è cresciuto nel settore giovanile del Torino e, dopo due parentesi nei vivai di Carpi e Genoa, ha vinto lo scudetto Primavera con la maglia granata. Il 16 giugno scorso, nello stadio comunale di Chiavari, capitan Fissore ha potuto alzare al cielo il più importante trofeo giovanile d'Italia, dopo che il club del patron Urbano Cairo era riuscito a sconfiggere ai tiri di rigore la forte Lazio di mister Simone Inzaghi. «Fu un'emozione - ricorda Matteo - pazzesca. Riconquistare quel tricolore dopo 23 anni di attesa è stata una soddisfazione immensa. Siamo risultati un gruppo fantastico e non potrò mai smettere di ringraziare il nostro allenatore, Moreno Longo. Egli ha creduto in me ed io spero di aver ricambiato al meglio la sua fiducia. Non posso considerarlo solo un trainer, per me è un secondo padre». Il nuovo giocatore della Fidelis è nato e cresciuto a Savigliano, un piccolo paese in provincia di Cuneo. Oggi vive a circa 1000 chilometri da casa, catapultato in un centro urbano sconosciuto ed in una realtà differente da quelle del settentrione del Belpaese. A condividere questa avventura con lui c'è l'attaccante Claudio Morra, anch'egli fresco campione d'Italia. «Devo essere sincero, - ha spiegato il giocatore - casa non mi manca esageratamente perché mi piace molto Andria. La mia famiglia mi segue di settimana in settimana in quasi tutte le mie partite, quindi non soffro alcun distacco dagli affetti. Per quanto riguarda Claudio, non posso ritenerlo solo un compagno di squadra, bensì è un grande amico. Sono stato felice quando ha siglato la bella doppietta contro il Matera. E' un giocatore di prospettiva ed ha già dimostrato di avere un importante serbatoio di tenacia. Le sue soddisfazioni sono anche mie».

Infine abbiamo chiesto a Matteo quali siano i suoi prossimi obiettivi. «Ora - ha concluso lui - penso solo alla partita col Benevento. Dobbiamo continuare a giocare bene per raggiungere la quota salvezza il prima possibile. Il futuro è imprevedibile, ma sicuramente ho il Toro nel cuore. Non potrei mai dire di no ad una chiamata granata, perché per me indossare quella maglia sarà sempre un onore infinito e un motivo di orgoglio».