Il 9 giugno: il “dies natalis” di San Riccardo

Dr. Di Gioia: «E’ il giorno della sua morte e al tempo stesso della sua “nascita al cielo"»

mercoledì 9 giugno 2021
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota storica del dr. Antonio Di Gioia, sul giorno della morte di S. Riccardo, patrono di Andria e della sua Diocesi.

«L' inglese Riccardo fu il primo vescovo di nomina pontificia della diocesi di Andria, consacrato nel 1158 dall'unico papa inglese della storia, Adriano IV (1154 – 1159). In quell'anno la Diocesi di Andria diventò autonoma rispetto all'Arcidiocesi di Trani, alla quale fino ad allora era soggetta. Il papa Adriano IV da giovane aveva realizzato in Francia la sua vocazione religiosa, entrando a far parte della congregazione dei Canonici regolari di San Rufo, che si proponeva ideali moralizzatori e riformatori rispetto ai costumi corrotti del clero del tempo, affetto in larga misura da simonia e nicolaismo. Dapprima abate di quella comunità religiosa, poi cardinale di Albano e legato pontificio in Scandinavia, egli fu eletto poi papa. Il nostro Riccardo, nato probabilmente tra il 1110 e il 1115, connazionale, coetaneo e forse diretto collaboratore di Adriano IV,probabilmente seguì lo stesso percorso di formazione dottrinale.
Riccardo fu un uomo del suo tempo, il XII secolo, un'epoca di rinnovamento della chiesa, di costruzione delle cattedrali, anche di confronto cruento tra l'Occidente e l'Oriente alla riconquista della Terrasanta attraverso le crociate. Sappiamo oggi che dal 1158 al 1164, Riccardo, gia' episcopus andriensis, si trovava in Terrasanta, non solo e non tanto come pellegrino, ma come esule politico, secondo l'opinione di due storici di levatura mondiale (N. Kamp, Kirchen und Monarchie im Staufischen Königreich Sizilien, p.63; R. Hiestand, Ibidem, n. 12). Qui ebbe una intensa frequentazione con i canonici del Santo Sepolcro e del Templum Domini, con le più alte cariche civili del regno di Gerusalemme, ad iniziare dal conte di Giaffa ed Ascalona e poi re, Amalrico I.
Quando nel 1166 morì il re normanno Guglielmo I il Malo, finalmente Riccardo potè tornare dalla Terrasanta ed insediarsi sulla cattedra episcopale che gli era stata assegnata. Sbarcato nel porto di Brindisi, raggiunse a piedi Andria ed appena giuntovi sostò nel punto, ancora oggi chiamato "sosta San Riccardo" per ammirare la città che gli era stata assegnata.

Da questo momento in poi inizia la sua azione pastorale e dottrinale nella sua diocesi, uso un'espressione di S.E. don L. Renna, la "implantatio" della struttura ecclesiale della diocesi di Andria, che doveva conoscere un ordine nuovo del clero secolare e regolare, una latinizzazione del culto dopo secoli di cultura greco – bizantina. Uomo avvezzo ai digiuni, grande camminatore e pellegrino, fu un costante punto di riferimento per la popolazione andriese e del circondario. Riccardo fu testimone di molti eventi del suo tempo e visse fino all'età di 92 o 94 anni secondo le diverse tradizioni popolari e dotte andriesi. Il 9 giugno è il giorno della sua morte di un anno imprecisato, che dovrebbe essere compreso tra il 1202 ed il 1207. Il suo carisma, la sua preparazione dottrinale, la sua esperienza ed il suo esempio di vita impressionarono il popolo andriese, che lo acclamò santo protettore della città. Secondo gli usi di quel tempo, il corpo di San Riccardo fu sepolto nella cripta della cattedrale di Andria, sotto un altare posto sulla perpendicolare all'altare maggiore della chiesa superiore, ancora di stile romanico. La cripta era impreziosita da una serie di affreschi che raccontavano i miracoli del Santo. Dopo il Sacco degli Ungheresi della città nel 1350, la frequentazione della cripta ed il culto del santo si affievolirono. In concomitanza con il radicale restailing della Cattedrale, la cripta fu trasformata in ossario, le ossa del santo furono trasportate nella chiesa superiore ed il duca Del Balzo provvide alla canonizzazione ufficiale del Santo.

Potrei sbagliarmi, ma ho avuto l'impressione che il clero andriese non abbia ancora preso in considerazione il San Riccardo che, da qualche anno, emerge dalla "Storia". Vorrei sommessamente evidenziare che si tratta di documenti inoppugnabili, che ci aiutano a mettere a fuoco l'uomo, il cui operato esemplare è la vera base della sua santità, ieri come oggi».