I tigli di via Sofia, tra maleducazione urbana, erronee potature e scarsa considerazione del verde pubblico
Lo storico ambientalista Nicola Montepulciano, interviene sulla recente vicenda dei tigli resinosi presenti davanti la chiesa di San Paolo Apostolo
giovedì 22 luglio 2021
5.45
Sulla condizione in cui versano le alberature di via Sofia e via Gerusalemme, abbiamo registrato nei giorni scorsi gli interventi di alcuni residenti e della sindaca di Andria, che mantiene la delega all'Ambiente. Ecco oggi il punto di vista dello storico ambientalista locale, Nicola Montepulciano.
«La vita degli alberi in città è stentata per molti motivi. La maggior parte degli alberi se piantati in luoghi diversi da quelli di origine, quasi sempre, procurano problemi, piantati in città, poi, ne procurano ancor di più e spesso vanno in sofferenza per clima, geologia, mancanza di spazio, inquinamento, etc. In città si prediligono, prevalentemente, alberi da ombra, mentre in luoghi adibiti a giardini, ville si aggiungono piante ornamentali, siano essi a sviluppo arboreo, arbustivo, suffruticoso, erbaceo, etc. I tigli piantati in via Sofia, via Gerusalemme, ma anche quelli messi a dimora oltre mezzo secolo fa nella ex villa comunale (ora canile comunale) e altrove, sono tutti sofferenti almeno per due motivi: sono alberi che vegetano bene in clima fresco e poi perché sono stati messi a dimora, dai vari addetti incompetenti, in spazi ridotti, mentre tutti gli alberi da ombra esigono tanto spazio. Per mancanza di spazio una parte della chioma di un albero invade quella dell'albero vicino e viceversa. Questo genera conflittualità, cioè lotta per la sopravvivenza, per la ricerca dello spazio, cioè della luce, con reazioni e conseguenze negative, per i due alberi, diverse da specie a specie. Per i pini, per esempio, le due parti di chiome entrate in conflitto, cioè che si toccano, alla lunga, seccano, muoiono, con il risultato che i due alberi crescono malissimo ed ecologicamente tutti e due equivalgono a meno di uno. Basta andare nella ex villa comunale per verificare quanto da me descritto. Per le latifoglie spesso la conflittualità produce altre reazioni, fra cui l'emissione di sostanze chimiche di vario genere, ma non resinose, ed è il caso dei tigli che però crescono ancor più male dei pini e dopo un certo numero di anni muoiono del tutto. Per ovviare alla mancanza di spazio si ricorre maldestramente alla potatura. Gli alberi da ombra, però, non sopportano potature perché procurano loro molto danno, sofferenza e possono reagire in vari modi: crescendo male, a volte seccando, a volte emanando, ancora, sostanze chimiche vegetali, che possono emettere anche per altri motivi come la mancanza di spazio, attacco da parte di parassiti, inquinamento, etc. Spesso, poi, nelle città, si fanno irrorazioni notturne di insetticidi, che sono dannosissimi per gli alberi e per noi (e infatti ci raccomandano di chiudere le finestre) e sono una forma di feroce inquinamento, uccidono anche insetti utilissimi all'uomo come le coccinelle che si nutrono di insetti dannosi per le piante; gli insetticidi, inoltre, uccidono molti uccelli. I lettori avranno notato un calo impressionante di passeri, cardellini, rondini, queste ultime utilissime perché si nutrono di migliaia di insetti fra cui zanzare. Come già detto in altri interventi, un errore ormai secolare è quello di mettere a dimora alberi da ombra ad una distanza di sei sette metri l'un l'altro, cosa dannosa di per sé e che poi costringe alla potatura, che indebolisce gli alberi, i quali per difesa emettono sostanze chimiche, che, nel caso di via Sofia danno fastidio (!) agli abitanti. Frequento spesso via Sofia e, come sempre, cammino all'ombra dei tigli, ebbene uscito dalle zone "incriminate" quella sensazione di "appiccicaticcio" sotto le scarpe, dopo un sol passo, non la percepisco più; non tocco l'argomento auto, siamo di fronte alla idolatria. L'auto prima d'ogni cosa. Molti tigli, ancora, sono stati messi a dimora, asininamente, su marciapiedi strettissimi, tale da costituire ulteriore barriera architettonica per tutti e, in modo particolare, per i disabili, oltre che per mancanza di spazio, anche per la sconnessione del pavimento. Ebbene, non vi è stata una sola parola pro disabili impediti a servirsi del marciapiede, per le macchine sì. Tuttavia, ecco i miei suggerimenti a vantaggio di tutti, in modo particolare di disabili ed anziani e anche degli alberi residui: eliminare tutti, proprio tutti, quegli alberi che, piantati in spazi ridottissimi, costituiscono barriera architettonica, sconnettono il pavimento, ulteriore barriera architettonica, e crescono male. Ridurre il numero di alberi in modo da ottenere, fra un albero e l'altro, una distanza di 12-15 metri, anche quando non sono a ridosso delle abitazioni; eliminare quanto prima quelli malandati sia fra i tigli che fra i pruni, questi ultimi piantati proprio sotto i balconi! Logicamente tutti gli alberi eliminati non vanno sostituiti, lo scrivo per i nostri esperti comunali! In questo modo i tigli rimasti vegeteranno molto meglio, non ci sarà bisogno di inutili, sballate e costose potature e quindi notevole riduzione di emissione di sostanze chimiche vegetali. Così gli alberi forniranno utilissimi servizi ecosistemici. In seguito, si dovrà valutare cosa comporta la presenza, nei vari punti, dei tigli, uno per uno, perché, se si fa in modo che possano vegetare per bene, raggiungono l'altezza di 30 o 40m (dipende dalla specie) e in ogni caso, notevole espansione della chioma. Si capisce, allora, che ci saranno altri elementi da prendere in considerazione: radici che possono intaccare le fondamenta, rami che penetrano tranquillamente nelle case dalle finestre, etc. Ecco perché i tigli e tutti gli alberi da ombra si devono piantare lontano dalle case. Una osservazione: perché nessuno ha segnalato la maialata a base di mozziconi di sigarette, di una sostanza bianca, forse sale, zucchero o altro e cartoni sotto un tiglio di via Sofia? La risposta la do io: mozziconi, sostanza sconosciuta e cartoni non producono sostanze che rendono difficoltoso il cammino e non danneggiano (!) le auto, perciò chi se ne frega. Con la pioggia però possono disciogliersi sostanze velenose in essi contenuti e provocare seri danni all'albero. Concludo, come sempre per questo argomento, dicendo di essere pronto ad un pubblico confronto con tutti i componenti del Consiglio comunale e non solo, purché con testi scientifici alla mano», conclude l'ecologista Nicola Montepulciano.
«La vita degli alberi in città è stentata per molti motivi. La maggior parte degli alberi se piantati in luoghi diversi da quelli di origine, quasi sempre, procurano problemi, piantati in città, poi, ne procurano ancor di più e spesso vanno in sofferenza per clima, geologia, mancanza di spazio, inquinamento, etc. In città si prediligono, prevalentemente, alberi da ombra, mentre in luoghi adibiti a giardini, ville si aggiungono piante ornamentali, siano essi a sviluppo arboreo, arbustivo, suffruticoso, erbaceo, etc. I tigli piantati in via Sofia, via Gerusalemme, ma anche quelli messi a dimora oltre mezzo secolo fa nella ex villa comunale (ora canile comunale) e altrove, sono tutti sofferenti almeno per due motivi: sono alberi che vegetano bene in clima fresco e poi perché sono stati messi a dimora, dai vari addetti incompetenti, in spazi ridotti, mentre tutti gli alberi da ombra esigono tanto spazio. Per mancanza di spazio una parte della chioma di un albero invade quella dell'albero vicino e viceversa. Questo genera conflittualità, cioè lotta per la sopravvivenza, per la ricerca dello spazio, cioè della luce, con reazioni e conseguenze negative, per i due alberi, diverse da specie a specie. Per i pini, per esempio, le due parti di chiome entrate in conflitto, cioè che si toccano, alla lunga, seccano, muoiono, con il risultato che i due alberi crescono malissimo ed ecologicamente tutti e due equivalgono a meno di uno. Basta andare nella ex villa comunale per verificare quanto da me descritto. Per le latifoglie spesso la conflittualità produce altre reazioni, fra cui l'emissione di sostanze chimiche di vario genere, ma non resinose, ed è il caso dei tigli che però crescono ancor più male dei pini e dopo un certo numero di anni muoiono del tutto. Per ovviare alla mancanza di spazio si ricorre maldestramente alla potatura. Gli alberi da ombra, però, non sopportano potature perché procurano loro molto danno, sofferenza e possono reagire in vari modi: crescendo male, a volte seccando, a volte emanando, ancora, sostanze chimiche vegetali, che possono emettere anche per altri motivi come la mancanza di spazio, attacco da parte di parassiti, inquinamento, etc. Spesso, poi, nelle città, si fanno irrorazioni notturne di insetticidi, che sono dannosissimi per gli alberi e per noi (e infatti ci raccomandano di chiudere le finestre) e sono una forma di feroce inquinamento, uccidono anche insetti utilissimi all'uomo come le coccinelle che si nutrono di insetti dannosi per le piante; gli insetticidi, inoltre, uccidono molti uccelli. I lettori avranno notato un calo impressionante di passeri, cardellini, rondini, queste ultime utilissime perché si nutrono di migliaia di insetti fra cui zanzare. Come già detto in altri interventi, un errore ormai secolare è quello di mettere a dimora alberi da ombra ad una distanza di sei sette metri l'un l'altro, cosa dannosa di per sé e che poi costringe alla potatura, che indebolisce gli alberi, i quali per difesa emettono sostanze chimiche, che, nel caso di via Sofia danno fastidio (!) agli abitanti. Frequento spesso via Sofia e, come sempre, cammino all'ombra dei tigli, ebbene uscito dalle zone "incriminate" quella sensazione di "appiccicaticcio" sotto le scarpe, dopo un sol passo, non la percepisco più; non tocco l'argomento auto, siamo di fronte alla idolatria. L'auto prima d'ogni cosa. Molti tigli, ancora, sono stati messi a dimora, asininamente, su marciapiedi strettissimi, tale da costituire ulteriore barriera architettonica per tutti e, in modo particolare, per i disabili, oltre che per mancanza di spazio, anche per la sconnessione del pavimento. Ebbene, non vi è stata una sola parola pro disabili impediti a servirsi del marciapiede, per le macchine sì. Tuttavia, ecco i miei suggerimenti a vantaggio di tutti, in modo particolare di disabili ed anziani e anche degli alberi residui: eliminare tutti, proprio tutti, quegli alberi che, piantati in spazi ridottissimi, costituiscono barriera architettonica, sconnettono il pavimento, ulteriore barriera architettonica, e crescono male. Ridurre il numero di alberi in modo da ottenere, fra un albero e l'altro, una distanza di 12-15 metri, anche quando non sono a ridosso delle abitazioni; eliminare quanto prima quelli malandati sia fra i tigli che fra i pruni, questi ultimi piantati proprio sotto i balconi! Logicamente tutti gli alberi eliminati non vanno sostituiti, lo scrivo per i nostri esperti comunali! In questo modo i tigli rimasti vegeteranno molto meglio, non ci sarà bisogno di inutili, sballate e costose potature e quindi notevole riduzione di emissione di sostanze chimiche vegetali. Così gli alberi forniranno utilissimi servizi ecosistemici. In seguito, si dovrà valutare cosa comporta la presenza, nei vari punti, dei tigli, uno per uno, perché, se si fa in modo che possano vegetare per bene, raggiungono l'altezza di 30 o 40m (dipende dalla specie) e in ogni caso, notevole espansione della chioma. Si capisce, allora, che ci saranno altri elementi da prendere in considerazione: radici che possono intaccare le fondamenta, rami che penetrano tranquillamente nelle case dalle finestre, etc. Ecco perché i tigli e tutti gli alberi da ombra si devono piantare lontano dalle case. Una osservazione: perché nessuno ha segnalato la maialata a base di mozziconi di sigarette, di una sostanza bianca, forse sale, zucchero o altro e cartoni sotto un tiglio di via Sofia? La risposta la do io: mozziconi, sostanza sconosciuta e cartoni non producono sostanze che rendono difficoltoso il cammino e non danneggiano (!) le auto, perciò chi se ne frega. Con la pioggia però possono disciogliersi sostanze velenose in essi contenuti e provocare seri danni all'albero. Concludo, come sempre per questo argomento, dicendo di essere pronto ad un pubblico confronto con tutti i componenti del Consiglio comunale e non solo, purché con testi scientifici alla mano», conclude l'ecologista Nicola Montepulciano.