Grano, per Coldiretti «necessario che Bruxelles etichetti pane e pasta»

In un anno, nei porti pugliesi, sono stati scaricati oltre 2 mln di tonnellate di grano estero per fare pane e pasta 'made in Italy'

giovedì 17 novembre 2016
"E' il necessario cambio di passo in un'ottica di trasparenza dell'informazione ai consumatori, quando ancora un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che il consumatore lo sappia". Commenta così il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, l'annuncio fatto dal premier Matteo Renzi dell'invio a Bruxelles del decreto per l'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta il Paese di coltivazione del grano per la produzione della pasta, provvedimento anticipato agli agricoltori della Coldiretti. L'etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta risponde alle richieste di 8 italiani su 10 che la ritengono necessaria per smascherare l'inganno del prodotto straniero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia.

In un anno da luglio del 2015 ad oggi nei porti pugliesi sono stati scaricati oltre 2milioni di tonnellate di grano estero per fare pane e pasta 'made in Italy'. "Il "grano giramondo" ha contribuito a far crollare del 42% i prezzi del grano pugliese - denuncia Cantele - che continua così ad essere colpito da una speculazione da 145 milioni di euro che sono le perdite subite dagli agricoltori del 'granaio d'Italia' per il crollo dei prezzi rispetto allo scorso anno, senza alcun beneficio per i consumatori".

Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy, mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.
"Un crack senza precedenti - aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa, a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da "spacciare" come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Sono quadruplicate le importazioni (+315%) dall'Ucraina che è diventato nel 2016 il terzo fornitore di grano tenero per la produzione di pane, mentre per il grano duro da pasta il primato spetta al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni".
Fare pasta con grano 100% italiano si può, come ampiamente testimoniato dalla rapida proliferazione di marchi che garantiscono l'origine italiana del grano impiegato al 100%. Parliamo di un percorso che è iniziato nei primi anni della crisi sotto la spinta dell'iniziativa del progetto di Filiera Agricola Italiana (FAI) che si è esteso ad alcune etichette della grande distribuzione da Coop Italia a Iper, ai marchi più prestigiosi quali Ghigi, Valle del grano Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, fino all'annuncio dello storico marchio napoletano "Voiello", che fa capo al Gruppo Barilla, che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varietà "aureo", all'ultimo accordo di filiera sottoscritto dalla Divella.