Giustizia, ex Gip Nardi: «Io arrestato, innocente trattato come ai tempi della Santa Inquisizione»
Dopo che la Corte d'appello di Lecce ha dichiarato la propria incompetenza territoriale arrivano le pesanti dichiarazioni rilasciate all'Adnkronos
lunedì 4 aprile 2022
19.02
Ancora riflettori accessi sul processo "Giustizia svenduta" dopo che la Corte d'appello di Lecce ha dichiarato nei giorni scorsi la propria incompetenza territoriale, trasmettendo gli atti alla Procura di Potenza e annullando così la condanna a 16 anni e 9 mesi inflitta in primo grado all'ex Gip tranese Michele Nardi per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. Dovrà quindi ripartire da Potenza il processo che tanto clamore ha riscosso nell'opinione pubblica, che oltre a quella di Nardi ha neutralizzato le condanne a vario titolo nei confronti di coloro che erano imputati in quel procedimento.
Come si ricorderà, l'ex Gip della Procura di Trani Michele Nardi era stato condannato dal Tribunale salentino a 16 anni e 9 mesi per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. L'ipotesi accusatoria nei suoi confronti era di aver garantito esiti processuali favorevoli in diverse vicende giudiziarie in favore di imprenditori coinvolti nelle indagini della Procura tranese in cambio di denaro, gioielli e altri favori. Nel processo di secondo grado a Lecce erano imputati anche l'ex ispettore di Polizia del Commissariato di Corato Vincenzo Di Chiaro (già condannato a 9 anni e 7 mesi), l'avvocato barese Simona Cuomo (condannato in primo grado a 6 anni e 4 mesi), l'ex cognato dell'ex pm Antonio Savasta, Savino Zagaria (4 anni e 3 mesi) e Gianluigi Patruno (5 anni e 6 mesi). Gli atti saranno adesso trasferiti a Potenza per un nuovo processo.
Oggi riportiamo l'intervista rilasciata all'Agenzia Adnkronos: "Ero stato condannato a 16 anni e 9 mesi, una sentenza senza precedenti nella storia giudiziaria italiana, tenendo presente che le accuse non erano di omicidio ma di corruzione. Peraltro un'ipotesi di corruzione molto particolare, perché sono stato condannato in quanto sarei stato l''ispiratore morale' della corruzione di altri magistrati. Un 'ispiratore morale' che lavorava a 500 km di distanza, cioè a Roma, mentre queste corruzioni erano perpetrate dai colleghi di Trani. Una di quelle cose incomprensibili prive di qualsiasi logica". Così all'Adnkronos l'ex Gip di Trani Michele Nardi.
"La Corte d'appello di Lecce - osserva Nardi - ha annullato la sentenza perché ha accolto quello che noi abbiamo sempre sostenuto fin dall'inizio delle indagini, prima ancora che io venissi arrestato, e cioè che la procura di Lecce, appunto, era incompetente territorialmente a condurre quelle indagini. Lo era perché fin dall'inizio era emerso il coinvolgimento di altri magistrati che poi erano passati a lavorare nel distretto di Lecce, e quindi non poteva essere Lecce a decidere e a condurre queste indagini".
"Quando abbiamo evidenziato questo fatto – sottolinea l'ex giudice – ci è sempre stata sbattuta la porta in faccia, fino a quando non abbiamo trovato un giudice a Berlino, in questo caso a Lecce, che si è letto le carte. Per noi è stato addirittura sorprendente, perché non ci aspettavamo che oggi pronunciassero la sentenza. Evidentemente si sono letti bene le carte e dopo una sola udienza ci hanno rinviati ad oggi, alla seconda udienza, decidendo sulla competenza. Questo la dice lunga sul fatto che l'incompetenza della procura del tribunale di Lecce era evidente, ma hanno continuato nonostante tutto a persistere nella loro attività costante nei miei confronti".
"Mai nessun magistrato italiano, dalla fondazione della nostra Repubblica, è stato tenuto 30 mesi in custodia cautelare – si sfoga Nardi con l'Adnkronos -, io ne ho passati 18 in carcere, continuamente gridando di essere innocente. Ne ho passati altri 12 agli arresti domiciliari, ho passato un mese anche in un ospedale psichiatrico giudiziario. Io mi sono sempre professato innocente perché sono innocente, ma loro hanno continuato questa tortura nella speranza di estorcermi una confessione. Come ai tempi della Santa Inquisizione".
"Di idee sulla mia condanna me ne sono fatte tante – confessa Nardi -, ma preferisco al momento tenerle per me per evitare di beccarmi qualche altra denuncia per diffamazione o calunnia. Fatto sta che molto spesso, e ciò al di là del comportamento dei colleghi di Lecce, i magistrati hanno un grosso difetto sul quale bisognerebbe riflettere a livello collettivo, e cioè che quando prendono una strada, ritengono che sia un segno di incapacità o debolezza ammettere di avere sbagliato, e quindi persistono nei loro errori, nelle loro accuse e nella loro azione anche a costo di sacrificare un innocente".
"Il trattamento mediatico che ho ricevuto, soprattutto a livello locale, è stato drammatico – aggiunge l'ex Gip -, un linciaggio costante e continuo. I miei figli, che adesso sono maggiorenni, ma al momento in cui sono stato arrestato uno era minorenne, sono stati minacciati varie volte di essere bruciati vivi in casa per il solo fatto di essere i miei figli. Noi abbiamo vissuto più di tre anni, da quando sono stato arrestato il 14 gennaio 2019 ad oggi, in uno stato costante di terrore. Io stavo in carcere, non potevo sentire i miei figli se non dieci minuti a settimana, non potevo vederli, con la paura che gli facessero del male. Una tortura psicologica".
Come si ricorderà, l'ex Gip della Procura di Trani Michele Nardi era stato condannato dal Tribunale salentino a 16 anni e 9 mesi per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. L'ipotesi accusatoria nei suoi confronti era di aver garantito esiti processuali favorevoli in diverse vicende giudiziarie in favore di imprenditori coinvolti nelle indagini della Procura tranese in cambio di denaro, gioielli e altri favori. Nel processo di secondo grado a Lecce erano imputati anche l'ex ispettore di Polizia del Commissariato di Corato Vincenzo Di Chiaro (già condannato a 9 anni e 7 mesi), l'avvocato barese Simona Cuomo (condannato in primo grado a 6 anni e 4 mesi), l'ex cognato dell'ex pm Antonio Savasta, Savino Zagaria (4 anni e 3 mesi) e Gianluigi Patruno (5 anni e 6 mesi). Gli atti saranno adesso trasferiti a Potenza per un nuovo processo.
Oggi riportiamo l'intervista rilasciata all'Agenzia Adnkronos: "Ero stato condannato a 16 anni e 9 mesi, una sentenza senza precedenti nella storia giudiziaria italiana, tenendo presente che le accuse non erano di omicidio ma di corruzione. Peraltro un'ipotesi di corruzione molto particolare, perché sono stato condannato in quanto sarei stato l''ispiratore morale' della corruzione di altri magistrati. Un 'ispiratore morale' che lavorava a 500 km di distanza, cioè a Roma, mentre queste corruzioni erano perpetrate dai colleghi di Trani. Una di quelle cose incomprensibili prive di qualsiasi logica". Così all'Adnkronos l'ex Gip di Trani Michele Nardi.
"La Corte d'appello di Lecce - osserva Nardi - ha annullato la sentenza perché ha accolto quello che noi abbiamo sempre sostenuto fin dall'inizio delle indagini, prima ancora che io venissi arrestato, e cioè che la procura di Lecce, appunto, era incompetente territorialmente a condurre quelle indagini. Lo era perché fin dall'inizio era emerso il coinvolgimento di altri magistrati che poi erano passati a lavorare nel distretto di Lecce, e quindi non poteva essere Lecce a decidere e a condurre queste indagini".
"Quando abbiamo evidenziato questo fatto – sottolinea l'ex giudice – ci è sempre stata sbattuta la porta in faccia, fino a quando non abbiamo trovato un giudice a Berlino, in questo caso a Lecce, che si è letto le carte. Per noi è stato addirittura sorprendente, perché non ci aspettavamo che oggi pronunciassero la sentenza. Evidentemente si sono letti bene le carte e dopo una sola udienza ci hanno rinviati ad oggi, alla seconda udienza, decidendo sulla competenza. Questo la dice lunga sul fatto che l'incompetenza della procura del tribunale di Lecce era evidente, ma hanno continuato nonostante tutto a persistere nella loro attività costante nei miei confronti".
"Mai nessun magistrato italiano, dalla fondazione della nostra Repubblica, è stato tenuto 30 mesi in custodia cautelare – si sfoga Nardi con l'Adnkronos -, io ne ho passati 18 in carcere, continuamente gridando di essere innocente. Ne ho passati altri 12 agli arresti domiciliari, ho passato un mese anche in un ospedale psichiatrico giudiziario. Io mi sono sempre professato innocente perché sono innocente, ma loro hanno continuato questa tortura nella speranza di estorcermi una confessione. Come ai tempi della Santa Inquisizione".
"Di idee sulla mia condanna me ne sono fatte tante – confessa Nardi -, ma preferisco al momento tenerle per me per evitare di beccarmi qualche altra denuncia per diffamazione o calunnia. Fatto sta che molto spesso, e ciò al di là del comportamento dei colleghi di Lecce, i magistrati hanno un grosso difetto sul quale bisognerebbe riflettere a livello collettivo, e cioè che quando prendono una strada, ritengono che sia un segno di incapacità o debolezza ammettere di avere sbagliato, e quindi persistono nei loro errori, nelle loro accuse e nella loro azione anche a costo di sacrificare un innocente".
"Il trattamento mediatico che ho ricevuto, soprattutto a livello locale, è stato drammatico – aggiunge l'ex Gip -, un linciaggio costante e continuo. I miei figli, che adesso sono maggiorenni, ma al momento in cui sono stato arrestato uno era minorenne, sono stati minacciati varie volte di essere bruciati vivi in casa per il solo fatto di essere i miei figli. Noi abbiamo vissuto più di tre anni, da quando sono stato arrestato il 14 gennaio 2019 ad oggi, in uno stato costante di terrore. Io stavo in carcere, non potevo sentire i miei figli se non dieci minuti a settimana, non potevo vederli, con la paura che gli facessero del male. Una tortura psicologica".