Giovani e Società: "Abbiamo spento i colori della loro vita"

Riflessione sull'adolescenza della prof. Antonella Ruggiero dell'IPSIA Barletta-Andria

domenica 20 ottobre 2019
Da Antonella Ruggiero, docente dell' IPSIA Archimede Barletta-Andria, riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione sull'adolescenza.

Vi è mai capitato di dialogare con un adolescente? Avete provato a chiedergli qual è il suo sogno o se ha una passione, un desiderio? Avete provato a chiedergli cosa significa attesa? Cosa significa aspettare?
Nella maggior parte dei casi i sogni e i desideri coincidono con oggetti materiali e, quanto all'attesa, neanche a parlarne. Adesso. Ora. Tutto e subito.
L'età dell'adolescenza, quella tipica del cambiamento, che è una fase che fa parte del ciclo di vita di ogni essere umano e presuppone sempre un passaggio, è diventata l'età in cui tutto è anticipato. Ed è così che a 13, 14 anni si vivono situazioni, realtà, esperienze che un tempo si rimandavano almeno al raggiungimento della maturità, i 18 anni.
In molte famiglie le regole sono pochissime, quando ci sono. I NO sono quasi inesistenti. Ed è naturale che le prime persone che provano a dire di NO o a parlare di regole non vengano accettate e ne paghino le conseguenze. La famiglia delega alla scuola ciò che essa stessa non è stata in grado di fare, per timore che un NO potesse frustrare il figlio, per paura di perdere quel "rapporto di amicizia" che è stato confuso. Ma i genitori non sono gli amici dei figli. I genitori sono coloro che con regole, affetto e autorevolezza guidano i figli a diventare autonomi. A diventare uomini e donne. Ma non si può essere tali a 14 anni!
La società vuole che si sogni di diventare "influencer"; vuole tutti maturi velocemente perché in tal modo si diventa tutti consumatori. Ed ecco che, in barba alle leggi, gli adolescenti sono diventati i maggiori consumatori di alcol. Ed eccoli, vestiti da adulti a 14 anni: lo vuole la moda!
Mamma, papà dove sei quando tuo figlio compra questi abiti? Dove sei quando esce da casa tua vestito così? "Ma fanno tutti così…Se non si adeguano sono esclusi dal gruppo!", si sente dire da alcuni genitori. E con questa scusa giustifichiamo e tuteliamo ogni loro comportamento. E come può allora un insegnante che li incontra per la prima volta a 14 anni far capire loro che a scuola esiste un "regolamento", che non si possono fare tutte le cose che si desiderano nel momento stesso in cui si vogliono, che l'insegnante non è l'amico di turno ma un adulto da rispettare, una guida autorevole con cui vivere un cammino ricco di conoscenza e confronto per imparare a crescere? Di certo l'insegnante conosce tutte le strategie utili per farlo, ma senza la collaborazione delle famiglie tutto diventa limitato e molto spesso vano.

Abbiamo spento i colori della loro vita.
Tutto si sta consumando troppo in fretta. Stiamo vivendo un'emergenza sociale di cui non vogliamo renderci conto. Questi ragazzi hanno bisogno di un adulto che sia un riferimento, un adulto con cui parlare, a cui raccontare le proprie paure, le proprie ansie. Hanno bisogno di una società che li aiuti a crescere, e non semplicemente a consumare. E l'emergenza va affrontata con responsabilità e urgenza. Siamo noi adulti che dobbiamo sentirci i primi responsabili della loro vita senza colori. Siamo noi che dobbiamo prendere in mano la situazione e iniziare a dialogare tra di noi. La scuola da sola non può fare nulla. Occorre unire le forze. A partire dalle istituzioni, i servizi sociali, le associazioni. Occorre avere il coraggio di iniziare ad andare contro corrente. Tutti insieme. Prima che sia troppo tardi.