Giovani Democratici: «Tagliare fondi alle associazioni per il lavoro»
La sezione giovanile del PD parla di tetto ai contributi vista la crisi
sabato 22 novembre 2014
10.36
«Sarebbe opportuno che, da oggi, i fondi per le associazioni, culturali e simili, non vengano più distribuiti a pioggia, ma solo dopo un'attenta valutazione dei progetti presentati. È necessario, invece, continuare a sostenere quelle che svolgono attività di promozione sociale. Bisognerebbe prevedere anche un tetto annuo per questi contributi. Nel 2013 sono stati erogati fondi pari a 333.000 euro, che riteniamo essere eccessivi in questo momento di crisi economica. Vogliamo sperare che l'importo non sia aumentato nel 2014. Dato, purtroppo, ad oggi, non ancora disponibile». E' la posizione assunta dai Giovani Democratici di Andria che, attraverso una nota stampa, sintetizzano così il loro pensiero sul lavoro e sulla situazione di crisi nella quale si annaspa sui territori: «Ci auguriamo che la nostra proposta, dal fine meramente propositivo, possa essere presa in considerazione, ma non solo».
L'intervento arriva all'indomani dei dati Istat che a Settembre parlano di un tasso nazionale di disoccupazione giovanile (15-24 anni) che ha raggiunto il 42,9%: «Una percentuale allarmante, che ben poco si discosta dai dati sulla disoccupazione della città di Andria - dicono i GD - Il lavoro è un diritto e, come tale, dovrebbe essere garantito sia a livello nazionale che comunale; ma ad Andria, in questi anni di crisi, non è stata varata nessuna misura per fronteggiare un'emergenza come la disoccupazione che ormai sembra più una consuetudine. Noi Giovani Democratici crediamo che un cambio di rotta sia possibile con una gestione più parsimoniosa dei soldi dei nostri concittadini. Più volte abbiamo avanzato delle proposte che potessero creare Lavoro, spesso, indicando anche le risorse dalle quali attingere per renderle fattibili e concrete».
Poi le proposte per creare occupazione immediata: «Siamo convinti, ad esempio, che qualche posto di lavoro possa essere creato affidando il servizio di sicurezza previsto per coordinare l'uscita degli alunni dalle scuole cittadine ai disoccupati, giovani e non. Ad oggi, tale servizio viene svolto dai volontari delle associazioni dei pensionati e ciò è possibile anche grazie ai contributi che il Comune di Andria destina alle suddette associazioni, permettendone la sussistenza. Riteniamo che una parte minima di questi contributi possa essere utilizzata per finanziare specifici corsi di formazione, tenuti dai membri delle associazioni; membri che, in tal modo, continuerebbero a dare il loro contributo civile. Mentre la restante parte di tali risorse economiche possa fungere da retribuzione per coloro che andranno a svolgere il servizio di sicurezza».
L'intervento arriva all'indomani dei dati Istat che a Settembre parlano di un tasso nazionale di disoccupazione giovanile (15-24 anni) che ha raggiunto il 42,9%: «Una percentuale allarmante, che ben poco si discosta dai dati sulla disoccupazione della città di Andria - dicono i GD - Il lavoro è un diritto e, come tale, dovrebbe essere garantito sia a livello nazionale che comunale; ma ad Andria, in questi anni di crisi, non è stata varata nessuna misura per fronteggiare un'emergenza come la disoccupazione che ormai sembra più una consuetudine. Noi Giovani Democratici crediamo che un cambio di rotta sia possibile con una gestione più parsimoniosa dei soldi dei nostri concittadini. Più volte abbiamo avanzato delle proposte che potessero creare Lavoro, spesso, indicando anche le risorse dalle quali attingere per renderle fattibili e concrete».
Poi le proposte per creare occupazione immediata: «Siamo convinti, ad esempio, che qualche posto di lavoro possa essere creato affidando il servizio di sicurezza previsto per coordinare l'uscita degli alunni dalle scuole cittadine ai disoccupati, giovani e non. Ad oggi, tale servizio viene svolto dai volontari delle associazioni dei pensionati e ciò è possibile anche grazie ai contributi che il Comune di Andria destina alle suddette associazioni, permettendone la sussistenza. Riteniamo che una parte minima di questi contributi possa essere utilizzata per finanziare specifici corsi di formazione, tenuti dai membri delle associazioni; membri che, in tal modo, continuerebbero a dare il loro contributo civile. Mentre la restante parte di tali risorse economiche possa fungere da retribuzione per coloro che andranno a svolgere il servizio di sicurezza».