Giornata mondiale contro la violenza: ad Andria donne per le donne (ma non solo!)

Intervista a Patrizia Lomuscio, presidente del Centro Antiviolenza "RiscoprirSi"

lunedì 21 novembre 2016
A cura di Sara Suriano
In occasione della Giornata mondiale contro la violenza di genere, abbiamo intervistato Patrizia Lomuscio, presidente del Centro Antiviolenza "RiscoprirSi"

-Ciao Patrizia, raccontaci del Centro Antiviolenza "RiscoprirSi".
«Il progetto, vincitore del bando "Principi attivi - giovani idee per una Puglia migliore", nasce nel 2009 grazie al patrocinio della Regione ed è attivo dal giugno dello stesso anno con un servizio di ascolto e aiuto psicologico che mira ad abbattere un muro di omertà e dà la possibilità alle le vittime di violenza di risollevarsi da tali esperienze e, appunto, di riscoprirsi».

-A chi è rivolto il vostro servizio?
«Ci rivolgiamo a chiunque abbia subito una violenza di qualunque tipo, senza distinzioni sesso. Generalmente si tratta di violenze domestiche perpetuate su donne da partner o ex partner, ma abbiamo anche seguito casi in cui la parte lesa era di sesso maschile o faceva parte della comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender)».

-Cosa significa "violenza"?
«Viene definita "violenza" non solo un abuso fisico (maltrattamenti, rapporti sessuali non consenzienti con terzi o con materiale pornografico, per citare alcuni esempi) ma anche psicologico (umiliazioni, ridicolizzazioni, divieto all'indipendenza economica) o verbale (stalking)».

-Come rivolgersi a voi?
«Il nostro centro è inserito nella mappatura 1522, un numero di pubblica utilità, attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell'anno, accessibile dall'intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un'accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Le operatrici telefoniche forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari più vicini. Oppure ci si può rivolgere personalmente alla sede in via Don L. Sturzo n° 46, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 12 e lunedì e giovedì dalle 17 alle 19».

-Quali sono i servizi offerti dal centro?
«Siamo un gruppo di sole donne, in osservanza dell'idea originaria di creare un servizio di donne per donne, ma col tempo le prospettive si sono ampliate, così ci siamo rivolte ad un'utenza eterogenea.
Oltre a fornire un servizio di ascolto e sostegno psicologico, il centro si impegna nella collaborazione con altri servizi, quali pronto soccorso, consultorio, servizi sociali e forze dell'ordine attraverso un'equipe multidisciplinare che consta di un'educatrice professionale, un'assistente sociale, una criminologa, psicologhe e psicoterapeute, avvocati e numerose volontarie. Questo gruppo si riunisce settimanalmente per programmare attività, confrontarsi sui casi e strutturare percorsi specifici per ogni utente. Offriamo anche un supporto legale e di reinserimento sociale e lavorativo, poiché spesso le vittime tendono a perdere i contatti col mondo esterno; pertanto abbiamo creato una bacheca facebook in continuo aggiornamento delle opportunità di lavoro. Siamo impegnate anche sul fronte della prevenzione e della sensibilizzazione all'interno delle suole, delle parrocchie o con incontri specifici».

-Quale iter proponete alle vittime di violenza?
«Inizialmente si parte con un'assistenza psicologica per l'elaborazione della violenza subita e si affianca la vittima durante un eventuale percorso legale, sia nella denuncia che nei successivi step di allontanamento per protezione, iter di separazione e assistenza sociale in caso di minori. E' presente anche un gruppo di ascolto per la condivisione delle proprie esperienze e il confronto costruttivo con altre vittime».

-Un'ultima riflessione…
«Abbiamo un pubblico eterogeneo, maschile e femminile, giovane e meno giovane, che cresce negli anni. Ritengo che questo sia un dato positivo, poiché ci fa capire che le vittime iniziano ad aver fiducia in questa struttura e decidono di voler far sentire la propria voce. Smettere di tacere è il primo passo per la lotta alla violenza».