Gesù Abbandonato, Maria Desolata
Riflessioni di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
sabato 11 aprile 2020
Desidero esprimere la mia gratitudine a don Ettore Lestingi per l'articolo pubblicato su Gesù Abbandonato. L'articolo di don Ettore, pur nella sua brevità, dice che "E' l'ora di Gesù Abbandonato", tema che mi riporta vivamente a una delle prime omelie del Vescovo Mansi in occasione della tragedia ferroviaria sulla Bari nord e tema intensamente e ripetutamente citato da Papa Francesco in queste ultime settimane.
Nel mio piccolo, condivido il pensiero che il Grido di Gesù sulla croce è una realtà così inaudita che la cristianità per secoli non ha avuto il coraggio di sviscerarla, concentrando la sua attenzione su altri aspetti della passione come i dolori fisici che spesso – inconsapevolmente – hanno portato a vivere questo aspetto come atto compassionevole-devozionale anziché come realtà di fede che già su questa terra ci fa sperimentare le realtà del cielo.
In questi ultimi tempi affiora la domanda: "Dov'è Dio?", senza che se ne oda risposta forse perché storditi dai rumori del mondo. Per un poco però che chiudiamo le imposte dell'anima disposti a farci colpire da quel «dolce e tremendo rimprovero: "Non un'ora sola avete potuto vegliare con me…"», allora comprenderemmo che la risposta è proprio in quel Grido, è quel Grido! Allora sì che basterebbe alzare un lembo della benda che ci vela la vista per vederlo Dio, vederlo e sentirlo gridare: «Sono qui nella lontana Siria; sono qui nelle zone di guerre assurde; nelle disumane, anguste celle di un carcere, nel bel mezzo di una "pandemia"»! Lo vedremmo sì, Dio e scopriremmo il tremendamente grande e divino della crocifissione: «Un Dio che soffre e chiede il nostro compatimento di uomini…Gli uomini, aver pietà di un Dio che soffre! E' abissale» (così il Servo di Dio Igino Giordani).
Grazie don Ettore. Col vostro articolo mi avete riportato a ripensare al triduo pasquale. Se il giovedì santo si può sintetizzare nella realtà dell'Amore per il dono dell'Eucaristia, del Sacerdozio, del Comandamento Nuovo, dell'Unità. Se il venerdì santo si può sintetizzare in un solo nome: Gesù Abbandonato, bello è oggi - sabato santo - pensare a Maria "La Desolata" dritta sotto la croce, pensare alla tragedia che si condensò nel Suo cuore di Madre, la Madre Desolata che – d'accordo con Igino Giordani – «non potremmo amare, comprenderla (= prenderla con noi), ed esserle uniti se non patissimo anche noi qualcosa: non sorbissimo una stilla di quel diluvio di angoscia che franò nel suo cuore…».
Così, con Gesù Abbandonato e Maria Desolata giungere a domani, Domenica di Risurrezione, certi di vivere "La Pasqua più bella".
Nel mio piccolo, condivido il pensiero che il Grido di Gesù sulla croce è una realtà così inaudita che la cristianità per secoli non ha avuto il coraggio di sviscerarla, concentrando la sua attenzione su altri aspetti della passione come i dolori fisici che spesso – inconsapevolmente – hanno portato a vivere questo aspetto come atto compassionevole-devozionale anziché come realtà di fede che già su questa terra ci fa sperimentare le realtà del cielo.
In questi ultimi tempi affiora la domanda: "Dov'è Dio?", senza che se ne oda risposta forse perché storditi dai rumori del mondo. Per un poco però che chiudiamo le imposte dell'anima disposti a farci colpire da quel «dolce e tremendo rimprovero: "Non un'ora sola avete potuto vegliare con me…"», allora comprenderemmo che la risposta è proprio in quel Grido, è quel Grido! Allora sì che basterebbe alzare un lembo della benda che ci vela la vista per vederlo Dio, vederlo e sentirlo gridare: «Sono qui nella lontana Siria; sono qui nelle zone di guerre assurde; nelle disumane, anguste celle di un carcere, nel bel mezzo di una "pandemia"»! Lo vedremmo sì, Dio e scopriremmo il tremendamente grande e divino della crocifissione: «Un Dio che soffre e chiede il nostro compatimento di uomini…Gli uomini, aver pietà di un Dio che soffre! E' abissale» (così il Servo di Dio Igino Giordani).
Grazie don Ettore. Col vostro articolo mi avete riportato a ripensare al triduo pasquale. Se il giovedì santo si può sintetizzare nella realtà dell'Amore per il dono dell'Eucaristia, del Sacerdozio, del Comandamento Nuovo, dell'Unità. Se il venerdì santo si può sintetizzare in un solo nome: Gesù Abbandonato, bello è oggi - sabato santo - pensare a Maria "La Desolata" dritta sotto la croce, pensare alla tragedia che si condensò nel Suo cuore di Madre, la Madre Desolata che – d'accordo con Igino Giordani – «non potremmo amare, comprenderla (= prenderla con noi), ed esserle uniti se non patissimo anche noi qualcosa: non sorbissimo una stilla di quel diluvio di angoscia che franò nel suo cuore…».
Così, con Gesù Abbandonato e Maria Desolata giungere a domani, Domenica di Risurrezione, certi di vivere "La Pasqua più bella".