Fumo e gioco d'azzardo: la gradazione dei "divieti"

Riflessione di don Felice Bacco, Direttore dell'Ufficio Comunicazioni della diocesi di Andria

venerdì 28 febbraio 2020 15.06
Dal fumo al gioco d'azzardo: don Felice Bacco, Direttore dell'Ufficio Comunicazioni della diocesi di Andria, condivide una interessante analisi di due tematiche sociali molto delicate. «Leggo con piacere, io non fumatore, su un pacchetto di sigarette: "Il fumo ostruisce le tue arterie" e, ancora, "Il fumo uccide"! Lo Stato, con la cura dovuta dal buon padre di famiglia, lo ha imposto ai produttori di sigarette perché allertino con chiarezza il consumatore sul fatto che il prodotto messo in vendita, nuoce alla salute di chi ne fa uso. Il fumatore o la fumatrice entra dal tabaccaio, chiede il suo consueto pacchetto di sigarette, lo guarda, lo palpa, ignora quelle scritte foriere di disgrazie, e ricomincia la "cura quotidiana".

Lo Stato, attento anche alla salute degli altri suoi cittadini non fumatori, si è anche preoccupato di emanare direttive perché fossero tutelati anche questi ultimi senza dover subire il cosiddetto "fumo passivo". Del resto, cosa dire per il gioco d'azzardo? Lo Stato obbliga coloro che pubblicizzano in televisione, o attraverso la carta stampata, il gioco d'azzardo, di comunicare all'ignaro e avventato cittadino-giocatore, che tale intrapresa giocosa, condotta all'ultimo respiro (o centesimo), può creargli delle dipendenze e quindi nuocere alla sua salute mentale, oltre che alle risorse disponibili per l'intera famiglia. Non obbliga, non costringe, altrimenti sarebbe accusato di "proibizionismo". Al massimo, prova a ricavarne un profitto in termini di tassazione: che male c'è?

Pensavo a tutto questo mentre guardando la televisione con il consueto zapping televisivo ho avuto la sfortuna di imbattermi in un "fervoroso" dibattito sull'ormai più che famoso litigio televisivo a Sanremo tra i cantanti Bugo e Morgan, con tanto di collegamenti con amici e familiari dei due protagonisti, che si schieravano "l'un contro l'altro armati", dalla parte dell'uno o dell'altro. Continuo nella ricerca, i sottotitoli mi informano che sto "entrando" nella casa del "Grande Fratello VIP 4"; mi fermo sulla soglia nel timore di entrarci. Probabilmente, le percentuali di audience potrebbero dimostrare che una parte "interessante" di pubblico segue con "passione" questi ed altri spettacoli di questo "spessore". Ci sarebbe da chiedersi se, sperimentalmente, si mandassero in onda, durante questi "spettacoli", delle scritte in sovrimpressione, magari come per le sigarette: "Questo spettacolo ferisce gravemente la tua intelligenza", oppure "Se pensi che questo programma offenda la tua sensibilità e dignità, perché non smetti di guardarlo?" Non esageriamo, è soltanto una "banale" provocazione!

Ognuno deve essere libero di guardare i programmi che più gli piacciono, ci mancherebbe altro; le emittenti devono essere libere di confezionare i propri palinsesti sollecitando le reazioni più sensazionali nei potenziali spettatori, così come ognuno è libero di fumare pur sapendo che fa male, o è libero di giocarsi una vita di risparmi. Allo Stato resterebbe l'ingrato compito di mettere in guardia i cittadini, o almeno di provare a farlo! Che male c'è se poi ci mette sopra una tassa? O no?».