Fuga dagli ospedali pugliesi: 3 medici su 4 pronti a lasciare
Una situazione difficile che adesso dovrà gestire il neo assessore alla Sanità, Rocco Palese, anch'egli medico del SSN
martedì 8 febbraio 2022
9.16
E' una indagine sconvolgente, e mai termine è stato più opportunamente scelto, quella resa nota dal dottor Arturo Oliva, Segretario CIMO Puglia e dal vice Segretario nazionale organizzativo CIMO, il dottor Luciano Suriano: 3 medici pugliesi su 4 sono pronti a lasciare il proprio lavoro, una vera e propria fuga dagli ospedali. Solo il 25% dei medici ospedalieri pugliesi, potendo scegliere, continuerebbe a lavorare in un ospedale pubblico. Il 18% sogna la pensione, il 19% fuggirebbe all'estero, il 20% vorrebbe dedicarsi alla libera professione ed il 18% preferirebbe lavorare in una struttura privata. Addirittura, il 25,6% appenderebbe il camice bianco al chiodo e sceglierebbe un'altra professione.
Come dicevamo è quanto emerge dal sondaggio condotto dalla Federazione CIMO-FESMED, il sindacato più rappresentativo della categoria nella Regione, cui hanno risposto 307 medici. Un campione significativo di una professione che negli ultimi anni è stata in primissima linea sul fronte socio-sanitario internazionale. Un malcontento che purtroppo ha radici lontane, reso ancora più profondo da due anni di emergenza Covid-19.
«Analizzando i risultati dell'indagine -sottolineano i due medici del CIMO, Oliva e Suriano-, emergono con forza infatti le cause di tale insoddisfazione: il 67% dei medici pugliesi è costretto agli straordinari, e di questi il 17% lavora più di 48 ore a settimana, violando la normativa europea sull'orario di lavoro. Ore impiegate, perlopiù, compilando atti amministrativi: il 73% ritiene infatti eccessivo il tempo da dedicare alla burocrazia. Impossibile per molti, infine, andare in ferie: il 63% dei medici pugliesi che hanno risposto al sondaggio ha infatti accumulato più di 50 giorni di ferie. Non c'è da sorprendersi, allora, se il 18% ritiene "pessima" la qualità della propria vita».
A complicare le cose, poi, sono stati senza dubbio due anni di emergenza causati dal Covid-19, che hanno aumentato lo stress psicofisico (ritenuto elevato dal 73% dei medici) e la percezione del rischio professionale (alto per il 67% degli aderenti) e della sicurezza della propria famiglia (62%). Contemporaneamente, peggiorano in modo drammatico le aspettative che i medici pugliesi hanno per il proprio futuro: solo il 24% spera nel miglioramento della professione, il 10% nello sviluppo della propria carriera e, addirittura, il 3% in un aumento di stipendio.
«L'insofferenza dei colleghi è palpabile negli ospedali – commenta il segretario di CIMO Puglia Arturo Oliva ed il vice Segretario nazionale organizzativo CIMO, il dottor Luciano Suriano -, ed il rischio che molti decidano di rinunciare alla dipendenza del Servizio Sanitario Nazionale è sotto gli occhi di tutti, come dimostrano questi dati. Forse non delle Istituzioni, che continuano a rimanere sorde ai nostri gridi di allarme. Dopo due anni di emergenza sanitaria, i medici meritano delle risposte concrete ed un chiaro segnale di riconoscimento. In ballo – concludono Oliva e Suriano – non ci sono solo la soddisfazione e l'entusiasmo di una categoria essenziale per la comunità, ma il futuro stesso della nostra sanità pubblica».
Una situazione a dir poco drammatica, su cui dovrà misurarsi da subito il neo assessore alla Sanità Rocco Palese, anch'egli medico del SSN.
Come dicevamo è quanto emerge dal sondaggio condotto dalla Federazione CIMO-FESMED, il sindacato più rappresentativo della categoria nella Regione, cui hanno risposto 307 medici. Un campione significativo di una professione che negli ultimi anni è stata in primissima linea sul fronte socio-sanitario internazionale. Un malcontento che purtroppo ha radici lontane, reso ancora più profondo da due anni di emergenza Covid-19.
«Analizzando i risultati dell'indagine -sottolineano i due medici del CIMO, Oliva e Suriano-, emergono con forza infatti le cause di tale insoddisfazione: il 67% dei medici pugliesi è costretto agli straordinari, e di questi il 17% lavora più di 48 ore a settimana, violando la normativa europea sull'orario di lavoro. Ore impiegate, perlopiù, compilando atti amministrativi: il 73% ritiene infatti eccessivo il tempo da dedicare alla burocrazia. Impossibile per molti, infine, andare in ferie: il 63% dei medici pugliesi che hanno risposto al sondaggio ha infatti accumulato più di 50 giorni di ferie. Non c'è da sorprendersi, allora, se il 18% ritiene "pessima" la qualità della propria vita».
A complicare le cose, poi, sono stati senza dubbio due anni di emergenza causati dal Covid-19, che hanno aumentato lo stress psicofisico (ritenuto elevato dal 73% dei medici) e la percezione del rischio professionale (alto per il 67% degli aderenti) e della sicurezza della propria famiglia (62%). Contemporaneamente, peggiorano in modo drammatico le aspettative che i medici pugliesi hanno per il proprio futuro: solo il 24% spera nel miglioramento della professione, il 10% nello sviluppo della propria carriera e, addirittura, il 3% in un aumento di stipendio.
«L'insofferenza dei colleghi è palpabile negli ospedali – commenta il segretario di CIMO Puglia Arturo Oliva ed il vice Segretario nazionale organizzativo CIMO, il dottor Luciano Suriano -, ed il rischio che molti decidano di rinunciare alla dipendenza del Servizio Sanitario Nazionale è sotto gli occhi di tutti, come dimostrano questi dati. Forse non delle Istituzioni, che continuano a rimanere sorde ai nostri gridi di allarme. Dopo due anni di emergenza sanitaria, i medici meritano delle risposte concrete ed un chiaro segnale di riconoscimento. In ballo – concludono Oliva e Suriano – non ci sono solo la soddisfazione e l'entusiasmo di una categoria essenziale per la comunità, ma il futuro stesso della nostra sanità pubblica».
Una situazione a dir poco drammatica, su cui dovrà misurarsi da subito il neo assessore alla Sanità Rocco Palese, anch'egli medico del SSN.