Frantoi, Miscioscia: «L'Olio non è un pericoloso liquido infiammabile»
Cambiano le regole, il consigliere comunale di Forza Italia chiede un intervento
lunedì 12 ottobre 2015
8.46
«Le preoccupazioni che dal 1 novembre incominceranno ad assalire i nostri frantoiani sull'interpretazione che i Vigili del Fuoco daranno alla norma prevista dal Dpr 151/2011 in materia di antincendio, equiparando l'olio di oliva ai comuni liquidi infiammabili, potrebbero fargli perdere il sonno per le conseguenze penali ed economiche, a poche settimane dall'avvio della campagna olearia, dopo quella disastrosa subita nella scorsa campagna olivicola». Un disastro, secondo Benedetto Miscioscia, Consigliere Comunale di Andria di Forza Italia ed ex Assessore all'Agricoltura, l'interpretazione di una norma che assimila l'olio di oliva ad un qualsiasi liquido infiammabile.
«La questione nasce dall'interpretazione data sulla capacità di stoccaggio di un frantoio - dice Miscioscia - soggetto agli obblighi della legge se dovesse superare i 25 metri cubi. Qui nasce il dilemma, ossia l'olio d'oliva, tenuto conto che la temperatura di infiammabilità e di autoaccensione sono rispettivamente di 243 e 340 gradi, si deve considerare un liquido infiammabile o combustibile, oppure essere considerato un olio lubrificante? Eppure la storia da millenni ci ha dimostrato che l'olio è stato si utilizzato come propellente, ma utilizzando uno stoppino; non mi sembra che nelle lampade ad olio, in passato, l'olio prendesse fuoco e che potesse condurre calore. Piuttosto si consumava, ma lentamente. Basterebbe questo per smentire la tesi che l'olio d'oliva sia un pericoloso liquido infiammabile. Allora di cosa parliamo? Intanto, però, il tavolo tecnico di concertazione previsto dall'approvazione di un ordine del giorno approvato alla Camera nell'agosto 2014, prima dell'entrata in vigore della legge, al fine di prevedere le modalità di applicazione della disciplina attraverso l'adozione di specifiche semplificazioni e snellimenti procedurali non è stato mai riunito finendo per far preoccupare tantissimi frantoi oltre al rischio di mettere in crisi il sistema produttivo oleario non solo della nostra città ma dell'intero comparto regionale».
A questo punto le responsabilità come ricorda lo stesso Miscioscia: «La soluzione ci sarebbe. Basterebbe che il Ministero degli Interni guidato dal Ministro Alfano emetta una circolare esplicativa o interpretativa, sentito il parere di un ente scientifico terzo, delle Associazioni di categoria, che faccia finalmente chiarezza sulla questione, escludendo in maniera esplicita l'olio di oliva dai liquidi infiammabili che al contrario sono assoggettati alla normativa vigente. Oppure che, nelle more della concertazione richiesta ma non realizzata, lo stesso Ministero sospenda temporaneamente la norma per i frantoi, avviando il tavolo tecnico proposto con l'ordine del giorno del 2014, per lavorare sulle modifiche del Dpr 151/2011, in modo da poter venire incontro, stante la complessità degli interventi, alle esigenze di adeguare le strutture. Una sospensione di buon senso anche per consentire ai frantoiani, la maggior parte di piccole dimensioni, di adeguare con tempistiche pianificate medio/lunghe le loro strutture di trasformazione, magari con la possibilità di inserire nel prossimo PSR, forme di co-finanziamento, anche in considerazione della mole di interventi strutturali da attuarsi per oltre 1.500 frantoi in Puglia, che potrebbero generare un ritorno occupazionale ed economico a cascata per l'intera filiera e per tutto l'indotto artigianale. Diventa fondamentale, dunque, per scongiurare un serio rischio di collasso della nostra olivicoltura che oltre l'interessamento del Governo Regionale e dell'Anci Puglia, vi sia quello di tutti i parlamentari regionali che tengono a cuore le sorti economiche e produttive del nostro comparto olivicolo ed oleario, vera ed unica fonte di reddito per tante comunità pugliesi».
«La questione nasce dall'interpretazione data sulla capacità di stoccaggio di un frantoio - dice Miscioscia - soggetto agli obblighi della legge se dovesse superare i 25 metri cubi. Qui nasce il dilemma, ossia l'olio d'oliva, tenuto conto che la temperatura di infiammabilità e di autoaccensione sono rispettivamente di 243 e 340 gradi, si deve considerare un liquido infiammabile o combustibile, oppure essere considerato un olio lubrificante? Eppure la storia da millenni ci ha dimostrato che l'olio è stato si utilizzato come propellente, ma utilizzando uno stoppino; non mi sembra che nelle lampade ad olio, in passato, l'olio prendesse fuoco e che potesse condurre calore. Piuttosto si consumava, ma lentamente. Basterebbe questo per smentire la tesi che l'olio d'oliva sia un pericoloso liquido infiammabile. Allora di cosa parliamo? Intanto, però, il tavolo tecnico di concertazione previsto dall'approvazione di un ordine del giorno approvato alla Camera nell'agosto 2014, prima dell'entrata in vigore della legge, al fine di prevedere le modalità di applicazione della disciplina attraverso l'adozione di specifiche semplificazioni e snellimenti procedurali non è stato mai riunito finendo per far preoccupare tantissimi frantoi oltre al rischio di mettere in crisi il sistema produttivo oleario non solo della nostra città ma dell'intero comparto regionale».
A questo punto le responsabilità come ricorda lo stesso Miscioscia: «La soluzione ci sarebbe. Basterebbe che il Ministero degli Interni guidato dal Ministro Alfano emetta una circolare esplicativa o interpretativa, sentito il parere di un ente scientifico terzo, delle Associazioni di categoria, che faccia finalmente chiarezza sulla questione, escludendo in maniera esplicita l'olio di oliva dai liquidi infiammabili che al contrario sono assoggettati alla normativa vigente. Oppure che, nelle more della concertazione richiesta ma non realizzata, lo stesso Ministero sospenda temporaneamente la norma per i frantoi, avviando il tavolo tecnico proposto con l'ordine del giorno del 2014, per lavorare sulle modifiche del Dpr 151/2011, in modo da poter venire incontro, stante la complessità degli interventi, alle esigenze di adeguare le strutture. Una sospensione di buon senso anche per consentire ai frantoiani, la maggior parte di piccole dimensioni, di adeguare con tempistiche pianificate medio/lunghe le loro strutture di trasformazione, magari con la possibilità di inserire nel prossimo PSR, forme di co-finanziamento, anche in considerazione della mole di interventi strutturali da attuarsi per oltre 1.500 frantoi in Puglia, che potrebbero generare un ritorno occupazionale ed economico a cascata per l'intera filiera e per tutto l'indotto artigianale. Diventa fondamentale, dunque, per scongiurare un serio rischio di collasso della nostra olivicoltura che oltre l'interessamento del Governo Regionale e dell'Anci Puglia, vi sia quello di tutti i parlamentari regionali che tengono a cuore le sorti economiche e produttive del nostro comparto olivicolo ed oleario, vera ed unica fonte di reddito per tante comunità pugliesi».