Forte crescita dell’export nella provincia Bat nei primi nove mesi del 2022
La nota di Emmanuele Daluiso, Vice Presidente Euro*IDEES-Bruxelles e membro dell’Associazione Italiana di Scienze Regionali
giovedì 29 dicembre 2022
3.30
Sono stati diffusi il 12 dicembre scorso dall'ISTAT i dati relativi all'export delle regioni e province italiane nel terzo trimestre 2022, che ci permettono di fare il punto sull'export della BAT nei primi nove mesi dell'anno in corso. Tale analisi viene contestualizzata nel quadro dell'economia mondiale tracciato nell'ultimo report del Fondo Monetario Internazionale.
Quello che complessivamente emerge è che in un contesto mondiale, caratterizzato negli anni più recenti dalla frenata del processo di globalizzazione dell'economia internazionale, la capacità di esportazione dell'economia italiana tiene bene (+21,2% tra gennaio e settembre 2022).
All'interno dell'economia italiana, emerge nel 2022 un trend positivo anche per la Puglia (+18,8%) e per la provincia di Barletta-Andria-Trani (+20,8%).
Quest'ultima, tuttavia, presenta criticità strutturali, quali: una eccessiva specializzazione su prodotti a basso contenuto tecnologico e a basso valore aggiunto, un basso peso dell'export sul Prodotto Interno Lordo.
Inflazione e incertezza a livello mondiale
Nell'ultimo report del Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook, ottobre 2022), si legge che l'attività economica mondiale sta registrando un rallentamento diffuso e più marcato del previsto, con un'inflazione superiore a quella osservata negli ultimi decenni. Secondo il FMI, la crisi del costo della vita, l'inasprimento delle condizioni finanziarie nella maggior parte delle regioni, l'invasione russa dell'Ucraina e la persistente pandemia di COVID-19 incidono pesantemente sulle prospettive. In questo contesto molto critico, il FMI prevede che la crescita globale rallenterà dal 6,0% nel 2021 al 3,2% nel 2022 e al 2,7% nel 2023. Questo è il profilo di crescita più debole dal 2001, ad eccezione della crisi finanziaria globale e della fase acuta della pandemia di COVID-19.
Il FMI prevede che l'inflazione globale aumenterà dal 4,7% nel 2021 all'8,8% nel 2022, ma scenderà al 6,5% nel 2023 e al 4,1% entro il 2024. La politica monetaria dovrebbe mantenere la rotta per ripristinare la stabilità dei prezzi e la politica fiscale dovrebbe mirare ad alleviare il pressioni sul costo della vita pur mantenendo una posizione sufficientemente restrittiva in linea con la politica monetaria. Le riforme strutturali possono sostenere ulteriormente la lotta contro l'inflazione migliorando la produttività e allentando i vincoli di offerta, mentre la cooperazione multilaterale è necessaria per accelerare la transizione verso l'energia verde e prevenire la frammentazione.
La frenata della globalizzazione
Il processo di globalizzazione dell'economia mondiale, dopo la crisi del 2008-2009, si va evolvendo in misura meno intensa rispetto al passato. Il commercio internazionale, che a partire dalla costituzione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, negli anni '90 del secolo scorso, aveva rappresentano il principale motore della crescita economica mondiale, ha smesso questo ruolo negli anni più recenti.
Dal 2010 al 2019 il commercio mondiale, infatti, è cresciuto in media annua, di appena il +3,5% rispetto al +6,2% registrato fra il 2000 e il 2009. Gli stessi paesi in via di sviluppo, in primis la Cina, che con l'Organizzazione Mondiale del Commercio hanno visto crescere il loro peso economico proprio grazie al commercio internazionale, ora stanno marciando a un ritmo più blando rispetto al passato.
Gli stessi accordi raggiunti tra i paesi del G20 spingono la Cina e gli altri paesi in via di sviluppo a puntare maggiormente sulla crescita dei propri mercati interni piuttosto che sull'export.
Secondo le previsioni più recenti del Fondo Monetario Internazionale la crescita del commercio mondiale tra il 2020 e il 2027 dovrebbe attestarsi su un valore medio annuo del 1,7%.
I dati evidenziano chiaramente che dal 1980 sino al 2009, quindi un trentennio pieno, il commercio mondiale è cresciuto più del PIL mondiale, nell'ultimo decennio i dati fra i due indicatori economici si sono sostanzialmente allineati e nel prossimo futuro le previsioni indicano una probabile crescita del commercio mondiale più bassa della crescita del PIL mondiale.
Si rafforza la crescita dell'export della BAT
In questo scenario mondiale di maggiore incertezza sia della crescita economica che del commercio, che quindi crea un contesto meno favorevole alla crescita del commercio internazionale e, dunque, un contesto internazionale più competitivo, la BAT nei primi nove mesi del 2022 ha registrato un incremento significativo dell'export (+20,8%), di poco inferiore alla crescita italiana (+21,2%) e superiore a quella pugliese (+18,8%).
Il trend di lungo periodo evidenzia, inoltre, che l'export della BAT è cresciuto più dell'export italiano e di quello pugliese.
L'export della BAT fra il 2010 e il 2019 è cresciuto in media annua del +8,1%, a fronte di un incremento nazionale pari a +4,7% e regionale pari a +3,3%.
La perdita subita dalla BAT nell'anno della pandemia (-7,9%) è stato poi tutto assorbito nel 2021 (+11,3%). A tal proposito la BAT ha manifestato una capacità di ripresa più forte che a livello italiano (+8,4%). Nel 2021 la Puglia era ancora sotto il livello del 2020, registrando una perdita pari a -2,3%).
I settori d'esportazione
E' l'industria manifatturiera a contribuire fondamentalmente all'export provinciale, nella misura di circa l'85%.
L'analisi dell'export per principali comparti fa emergere che il comparto moda (tessile-abbigliamento-calzaturiero) continua nel 2022 a rappresentare quello principale con il 54,6% dell'export provinciale, per quanto sia sensibilmente calato rispetto al 68,9% del 2010.
Segue il comparto agroalimentare con il 24,3%, in crescita rispetto al 2010 quando pesava per il 19,2%.
Questi due comparti nel loro insieme contano, dunque, quasi l'80% dell'export provinciale.
La destinazione geografica dell'export della BAT
I Paesi della Ue continuano a rappresentare oltre la metà dell'export provinciale, precisamente il 56,1%, rispetto al 60,6% del 2010.
In effetti, le imprese della BAT hanno puntato maggiormente su Germania (14,1%), Francia (13,1%), Spagna (5,7%).
Fra i paesi extra Ue, spicca l'Albania con il 18,7%, un dato collegato a imprese locali che si sono de localizzate in quel paese.
Questi primo quattro Paesi rappresentano oltre la metà dell'export provinciale. Si segnala, inoltre, la crescita dell'export verso gli Stati Uniti, che con il 3,8% si è portato al quinto posto dei Paesi verso cui si dirige l'export della BAT.
Le prospettive future
L'export della BAT presenta almeno due punti di criticità che, soprattutto in una prospettiva futura di medio-lungo periodo, non possono essere sottovalutati.
In primo luogo, va sottolineato che a livello mondiale diventa sempre più importante la capacità di crescita dei settori a maggiore contenuto tecnologico, che sono i settori più dinamici della domanda mondiale e settori a maggior valore aggiunto. Gran parte della sfida innovativa è proprio sulle nuove tecnologie. Non a caso una delle politiche europee più rilevanti è proprio quella del sostegno alle attività di Ricerca e Sviluppo.
La BAT a questo riguardo mostra tutta la sua debolezza. Oltre l'80% dell'export provinciale è infatti legato a settori considerati a basso contenuto tecnologico, più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo, che possono contare sul costo della manodopera più basso. Non va però sottaciuto che emerge una tendenza ancora tutta da rafforzare di crescita dei settori di media tecnologia, in particolare di quella medio-alta.
In secondo luogo, l'apertura internazionale della BAT rimane modesto: in termini di peso dell'export sul PIL, questi rimane basso per quanto emerga un trend positivo di miglioramento. I dati al 2019 evidenziano che per la BAT il peso dell'export sul PIL è stato pari al 9,2% contro il 26,8% della media nazionale e il 30,6% del Centro-Nord.
La maggiore specializzazione produttiva su settori a più elevato contenuto tecnologico e, tramite questo, una maggiore apertura internazionale dell'economia provinciale rappresentano obiettivi fondamentali per pensare a un livello di sviluppo economico più elevato rispetto a quello attuale, un obiettivo che contribuirebbe a migliorare anche la situazione sociale, con particolare riferimento al tasso di occupazione.
Quello che complessivamente emerge è che in un contesto mondiale, caratterizzato negli anni più recenti dalla frenata del processo di globalizzazione dell'economia internazionale, la capacità di esportazione dell'economia italiana tiene bene (+21,2% tra gennaio e settembre 2022).
All'interno dell'economia italiana, emerge nel 2022 un trend positivo anche per la Puglia (+18,8%) e per la provincia di Barletta-Andria-Trani (+20,8%).
Quest'ultima, tuttavia, presenta criticità strutturali, quali: una eccessiva specializzazione su prodotti a basso contenuto tecnologico e a basso valore aggiunto, un basso peso dell'export sul Prodotto Interno Lordo.
Inflazione e incertezza a livello mondiale
Nell'ultimo report del Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook, ottobre 2022), si legge che l'attività economica mondiale sta registrando un rallentamento diffuso e più marcato del previsto, con un'inflazione superiore a quella osservata negli ultimi decenni. Secondo il FMI, la crisi del costo della vita, l'inasprimento delle condizioni finanziarie nella maggior parte delle regioni, l'invasione russa dell'Ucraina e la persistente pandemia di COVID-19 incidono pesantemente sulle prospettive. In questo contesto molto critico, il FMI prevede che la crescita globale rallenterà dal 6,0% nel 2021 al 3,2% nel 2022 e al 2,7% nel 2023. Questo è il profilo di crescita più debole dal 2001, ad eccezione della crisi finanziaria globale e della fase acuta della pandemia di COVID-19.
Il FMI prevede che l'inflazione globale aumenterà dal 4,7% nel 2021 all'8,8% nel 2022, ma scenderà al 6,5% nel 2023 e al 4,1% entro il 2024. La politica monetaria dovrebbe mantenere la rotta per ripristinare la stabilità dei prezzi e la politica fiscale dovrebbe mirare ad alleviare il pressioni sul costo della vita pur mantenendo una posizione sufficientemente restrittiva in linea con la politica monetaria. Le riforme strutturali possono sostenere ulteriormente la lotta contro l'inflazione migliorando la produttività e allentando i vincoli di offerta, mentre la cooperazione multilaterale è necessaria per accelerare la transizione verso l'energia verde e prevenire la frammentazione.
La frenata della globalizzazione
Il processo di globalizzazione dell'economia mondiale, dopo la crisi del 2008-2009, si va evolvendo in misura meno intensa rispetto al passato. Il commercio internazionale, che a partire dalla costituzione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, negli anni '90 del secolo scorso, aveva rappresentano il principale motore della crescita economica mondiale, ha smesso questo ruolo negli anni più recenti.
Dal 2010 al 2019 il commercio mondiale, infatti, è cresciuto in media annua, di appena il +3,5% rispetto al +6,2% registrato fra il 2000 e il 2009. Gli stessi paesi in via di sviluppo, in primis la Cina, che con l'Organizzazione Mondiale del Commercio hanno visto crescere il loro peso economico proprio grazie al commercio internazionale, ora stanno marciando a un ritmo più blando rispetto al passato.
Gli stessi accordi raggiunti tra i paesi del G20 spingono la Cina e gli altri paesi in via di sviluppo a puntare maggiormente sulla crescita dei propri mercati interni piuttosto che sull'export.
Secondo le previsioni più recenti del Fondo Monetario Internazionale la crescita del commercio mondiale tra il 2020 e il 2027 dovrebbe attestarsi su un valore medio annuo del 1,7%.
I dati evidenziano chiaramente che dal 1980 sino al 2009, quindi un trentennio pieno, il commercio mondiale è cresciuto più del PIL mondiale, nell'ultimo decennio i dati fra i due indicatori economici si sono sostanzialmente allineati e nel prossimo futuro le previsioni indicano una probabile crescita del commercio mondiale più bassa della crescita del PIL mondiale.
Si rafforza la crescita dell'export della BAT
In questo scenario mondiale di maggiore incertezza sia della crescita economica che del commercio, che quindi crea un contesto meno favorevole alla crescita del commercio internazionale e, dunque, un contesto internazionale più competitivo, la BAT nei primi nove mesi del 2022 ha registrato un incremento significativo dell'export (+20,8%), di poco inferiore alla crescita italiana (+21,2%) e superiore a quella pugliese (+18,8%).
Il trend di lungo periodo evidenzia, inoltre, che l'export della BAT è cresciuto più dell'export italiano e di quello pugliese.
L'export della BAT fra il 2010 e il 2019 è cresciuto in media annua del +8,1%, a fronte di un incremento nazionale pari a +4,7% e regionale pari a +3,3%.
La perdita subita dalla BAT nell'anno della pandemia (-7,9%) è stato poi tutto assorbito nel 2021 (+11,3%). A tal proposito la BAT ha manifestato una capacità di ripresa più forte che a livello italiano (+8,4%). Nel 2021 la Puglia era ancora sotto il livello del 2020, registrando una perdita pari a -2,3%).
I settori d'esportazione
E' l'industria manifatturiera a contribuire fondamentalmente all'export provinciale, nella misura di circa l'85%.
L'analisi dell'export per principali comparti fa emergere che il comparto moda (tessile-abbigliamento-calzaturiero) continua nel 2022 a rappresentare quello principale con il 54,6% dell'export provinciale, per quanto sia sensibilmente calato rispetto al 68,9% del 2010.
Segue il comparto agroalimentare con il 24,3%, in crescita rispetto al 2010 quando pesava per il 19,2%.
Questi due comparti nel loro insieme contano, dunque, quasi l'80% dell'export provinciale.
La destinazione geografica dell'export della BAT
I Paesi della Ue continuano a rappresentare oltre la metà dell'export provinciale, precisamente il 56,1%, rispetto al 60,6% del 2010.
In effetti, le imprese della BAT hanno puntato maggiormente su Germania (14,1%), Francia (13,1%), Spagna (5,7%).
Fra i paesi extra Ue, spicca l'Albania con il 18,7%, un dato collegato a imprese locali che si sono de localizzate in quel paese.
Questi primo quattro Paesi rappresentano oltre la metà dell'export provinciale. Si segnala, inoltre, la crescita dell'export verso gli Stati Uniti, che con il 3,8% si è portato al quinto posto dei Paesi verso cui si dirige l'export della BAT.
Le prospettive future
L'export della BAT presenta almeno due punti di criticità che, soprattutto in una prospettiva futura di medio-lungo periodo, non possono essere sottovalutati.
In primo luogo, va sottolineato che a livello mondiale diventa sempre più importante la capacità di crescita dei settori a maggiore contenuto tecnologico, che sono i settori più dinamici della domanda mondiale e settori a maggior valore aggiunto. Gran parte della sfida innovativa è proprio sulle nuove tecnologie. Non a caso una delle politiche europee più rilevanti è proprio quella del sostegno alle attività di Ricerca e Sviluppo.
La BAT a questo riguardo mostra tutta la sua debolezza. Oltre l'80% dell'export provinciale è infatti legato a settori considerati a basso contenuto tecnologico, più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo, che possono contare sul costo della manodopera più basso. Non va però sottaciuto che emerge una tendenza ancora tutta da rafforzare di crescita dei settori di media tecnologia, in particolare di quella medio-alta.
In secondo luogo, l'apertura internazionale della BAT rimane modesto: in termini di peso dell'export sul PIL, questi rimane basso per quanto emerga un trend positivo di miglioramento. I dati al 2019 evidenziano che per la BAT il peso dell'export sul PIL è stato pari al 9,2% contro il 26,8% della media nazionale e il 30,6% del Centro-Nord.
La maggiore specializzazione produttiva su settori a più elevato contenuto tecnologico e, tramite questo, una maggiore apertura internazionale dell'economia provinciale rappresentano obiettivi fondamentali per pensare a un livello di sviluppo economico più elevato rispetto a quello attuale, un obiettivo che contribuirebbe a migliorare anche la situazione sociale, con particolare riferimento al tasso di occupazione.