Festa in onore della Regina della Palestina, Patrona dell’Ordine dei Cavalieri e delle Dame del S. Sepolcro
Grande partecipazione di fedeli nella Cattedrale di Andria
lunedì 29 ottobre 2018
Ieri mattina, domenica 28 ottobre, nella Cattedrale di Andria si è celebrata una Santa Messa, in ricorrenza della festività della Beata Vergine Maria, Regina di Palestina e Patrona dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
La fondazione dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, risale al 1099 e trae le sue origini dall'Ordine dei canonici del Santo Sepolcro: esso è stato costituito dal duca della Bassa Lorena, Goffredo di Buglione dopo la conquista di Gerusalemme, nell'ambito della Prima Crociata ed è considerato dagli storici, assieme all'Ordine di Malta, il più antico Ordine assistenziale, caritativo, equestre e religioso dell'era cristiana, ancora attivo.
Il Vescovo di Andria, Rev. Gr. Uff. Mons. Luigi Mansi ha presieduto la celebrazione eucaristica, affiancato da Mons. Antonio Tucci e da Mons. Nicola de Ruvo, assistente spirituale del sodalizio cavalleresco.
Erano presenti con il sindaco di Andria avv. Nicola Giorgino e l'assessore alla Pubblica Istruzione dr. Gianluca Grumo, le delegazioni delle Associazioni di Andria dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Croce Rossa Italiana.
Il Vescovo ha rivolto un indirizzo di saluto, in particolare al luogotenente dell'Italia Meridionale Adriatica dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Grand'Ufficiale prof. notaio Ferdinando Parente, così pure al luogotenente d'onore, Cavaliere di Gran Croce dr. Rocco Saltino, al preside della sezione di Andria Cavaliere di Gran Croce dr. Pasquale Ciciriello, insieme ad un caloroso benvenuto a tutti gli intervenuti a questa celebrazione eucaristica.
"Viviamo questa celebrazione nella circostanza che ci vede uniti, per la festa della Madonna, la Mamma della Palestina: per questo motivo vedete i Cavalieri del Santo Sepolcro che festeggiano la loro Patrona -ha sottolineato il vescovo diocesano nella sua omelia, nella quale ha evidenziato come: "la Vergine Maria ci accompagna nell'ascolto della parola di Dio e ci aiuta a portare questa parola nel cuore, nella vita di tutti i giorni. Una parola molto efficace ed anche molto attuale perché ci permette di fare delle riflessioni molto pertinenti con il cammino di fede che ciascuno di noi sta facendo. Mi soffermo sulla pagina del Vangelo: "la guarigione del cieco Bartimeo". L'insegnamento principale che viene da questa pagina del Vangelo e che ciascuno di noi deve riconoscere di dover lottare contro la malattia della cecità. Siamo tutti un po' ciechi, accecati dall'attaccamento al denaro, dal potere, gli esempi potrebbero moltiplicarsi all'infinito. Quando si è accecati, si crede di vedere ma non è vero e si va a sbattere. Dobbiamo avere l'umiltà di Bartimeo di dire al Signore: "fa che io veda il vero pericolo", non è che non si vede con gli occhi, ma il vero pericolo è che non si vede perché accecati, si crede di vedere, ma solo quello che si vuole vedere, vedere per esempio le proprie ragioni e non quelle degli altri. Apriamo gli occhi e visto che da soli non ci riusciamo, facciamo nostro il gemito di Bartimeo: "Signore fa ch'io veda", fa che io veda dov'è la verità e dov'è l'errore dove c'è il giusto e dove c'è l'ingiusto, dove c'è il bene e dove c'è il male, aprimi gli occhi. Chiediamo al Signore di avere l'umiltà di chiedergli aiuto e che possiamo sperimentare ogni giorno di più il suo aiuto misericordioso".
La solennità si è conclusa con la lettura, da parte del luogotenente dell'Italia Meridionale Adriatica, dott. Parente, della preghiera a Nostra Signora Regina della Palestina.
La fondazione dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, risale al 1099 e trae le sue origini dall'Ordine dei canonici del Santo Sepolcro: esso è stato costituito dal duca della Bassa Lorena, Goffredo di Buglione dopo la conquista di Gerusalemme, nell'ambito della Prima Crociata ed è considerato dagli storici, assieme all'Ordine di Malta, il più antico Ordine assistenziale, caritativo, equestre e religioso dell'era cristiana, ancora attivo.
Il Vescovo di Andria, Rev. Gr. Uff. Mons. Luigi Mansi ha presieduto la celebrazione eucaristica, affiancato da Mons. Antonio Tucci e da Mons. Nicola de Ruvo, assistente spirituale del sodalizio cavalleresco.
Erano presenti con il sindaco di Andria avv. Nicola Giorgino e l'assessore alla Pubblica Istruzione dr. Gianluca Grumo, le delegazioni delle Associazioni di Andria dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Croce Rossa Italiana.
Il Vescovo ha rivolto un indirizzo di saluto, in particolare al luogotenente dell'Italia Meridionale Adriatica dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Grand'Ufficiale prof. notaio Ferdinando Parente, così pure al luogotenente d'onore, Cavaliere di Gran Croce dr. Rocco Saltino, al preside della sezione di Andria Cavaliere di Gran Croce dr. Pasquale Ciciriello, insieme ad un caloroso benvenuto a tutti gli intervenuti a questa celebrazione eucaristica.
"Viviamo questa celebrazione nella circostanza che ci vede uniti, per la festa della Madonna, la Mamma della Palestina: per questo motivo vedete i Cavalieri del Santo Sepolcro che festeggiano la loro Patrona -ha sottolineato il vescovo diocesano nella sua omelia, nella quale ha evidenziato come: "la Vergine Maria ci accompagna nell'ascolto della parola di Dio e ci aiuta a portare questa parola nel cuore, nella vita di tutti i giorni. Una parola molto efficace ed anche molto attuale perché ci permette di fare delle riflessioni molto pertinenti con il cammino di fede che ciascuno di noi sta facendo. Mi soffermo sulla pagina del Vangelo: "la guarigione del cieco Bartimeo". L'insegnamento principale che viene da questa pagina del Vangelo e che ciascuno di noi deve riconoscere di dover lottare contro la malattia della cecità. Siamo tutti un po' ciechi, accecati dall'attaccamento al denaro, dal potere, gli esempi potrebbero moltiplicarsi all'infinito. Quando si è accecati, si crede di vedere ma non è vero e si va a sbattere. Dobbiamo avere l'umiltà di Bartimeo di dire al Signore: "fa che io veda il vero pericolo", non è che non si vede con gli occhi, ma il vero pericolo è che non si vede perché accecati, si crede di vedere, ma solo quello che si vuole vedere, vedere per esempio le proprie ragioni e non quelle degli altri. Apriamo gli occhi e visto che da soli non ci riusciamo, facciamo nostro il gemito di Bartimeo: "Signore fa ch'io veda", fa che io veda dov'è la verità e dov'è l'errore dove c'è il giusto e dove c'è l'ingiusto, dove c'è il bene e dove c'è il male, aprimi gli occhi. Chiediamo al Signore di avere l'umiltà di chiedergli aiuto e che possiamo sperimentare ogni giorno di più il suo aiuto misericordioso".
La solennità si è conclusa con la lettura, da parte del luogotenente dell'Italia Meridionale Adriatica, dott. Parente, della preghiera a Nostra Signora Regina della Palestina.