Festa della Liberazione, 70 anni di pace tra le guerre

Il 25 aprile attraverso un percorso tortuoso di corsi e ricorsi storici

sabato 25 aprile 2015 9.20
A cura di Stefano Massaro
«Voi dovete tra quelle rovine portare la luce della fede, l'impeto dell'azione e ricomporre la giovinezza e la patria». Furono le parole del siciliano Concetto Marchesi, grande latinista e rettore dell'Ateneo di Padova, nel mese di aprile del 1945 durante il suo esilio. L'accorato appello diventò una sorta di manifesto per tanti altri intellettuali ma anche e soprattutto per moltissimi giovani. Le parole di Marchesi sono rimaste un simbolo che a distanza di esattamente 70 anni, tornano particolarmente attuali perchè l'Italia è una nazione democratica e libera dopo una guerra nella guerra che ha segnato profondamente coscienze e vite.

Il 25 aprile è la Festa istituzionale della Liberazione, ma è anche un momento per cercare di riepilogare i 364 giorni precedenti e valutare i passi che giorno dopo giorno vengono fatti per conservare quel valore assoluto che la nostra Costituzione rimarca nell'articolo 11 quando dice che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". La Festa della Liberazione ricorda proprio la fine dell'occupazione tedesca in Italia, del regime fascista e della Seconda guerra mondiale. Per celebrarla, anche se il conflitto continuò ancora per qualche giorno, fu scelto il 25 aprile: in quella data i partigiani liberarono le prime città come Milano e Torino. Ma la guerra non è passata è tutt'altro che oscurata e resta uno strumento nelle mani di pochi per trarre semplicemente profitto o per gridare alle forche caudine dei propri principi religiosi.

L'Italia è libera perchè tanti hanno perso la vita, l'Italia è unita perchè tanti hanno vinto l'idea della frammetarietà, l'Italia è il paese più bello al mondo perchè da 70 anni non c'è più guerra. Ma quella parola così lontana da noi è, in realtà, a poche decine di metri dalle nostre coste. E' una spada di Damocle che si materializza ogni qualvolta un barcone si stacca dalle coste della Libia per arrivare nelle coste della tanto agoniata Europa, è una tragedia costante che con un telecomando abbiamo la possibilità di cancellare, è un'idea che troppo spesso riecheggia brutalmente nei discorsi politici. Non esiste guerra buona o guerra brutta, la pace va difesa, come va difesa la Liberazione, come bisogna ricomporre tra le rovine la giovinezza, come è necessario far si che vinca sempre la luce.