Femminicidio di Enza Angrisano, UdC Andria: «Ci siano più educazione in famiglia e sinergia tra istituzioni»
Il gruppo politico cittadino coordinato da Riccardo Frisardi interviene sulla tragedia che ha scosso la comunità
venerdì 8 dicembre 2023
10.29
«Piuttosto che cavalcare l'onda mediatica e strumentalizzare una tragedia, abbiamo preferito prenderci del tempo per riflettere»: esordisce così Riccardo Frisardi, segretario cittadino dell'UdC di Andria, che insieme al suo gruppo politico interviene sul femminicidio di Enza Angrisano per mano del marito, Luigi Leonetti.
«Viviamo rapporti malati, siamo solitudini che girano per le strade. Siamo catturati dal vortice della frenesia che ci inonda e ci distrae dall'avere una sana socialità. Ma corriamo verso dove? Con quale obiettivo? Non mostriamo umanità né i valori dei rapporti e della famiglia. A questo si aggiunga l'utilizzo dei dispositivi che ci conducono ad avere una vita virtuale. È possibile che nei luoghi in cui ci si dovrebbe confrontare, parlare, ascoltare, preferiamo scattare selfie e pubblicare post sui social? Ripartiamo dai rapporti, ricominciamo da una buona e semplice educazione che proviene dalle varie agenzie che incontrano i più giovani (famiglie, scuole, parrocchie). Si organizzino incontri nei vari istituti».
«Sembra che ai nostri figli non diamo il massimo - continua Frisardi -, ci limitiamo ad offrire loro lo "stretto indispensabile". Invece, dovremmo investire più tempo con loro perché sono il nostro futuro, sono le nostre radici nel mondo che verrà. E non vogliamo che questo sia macchiato da ulteriori tragedie come quella che ha colpito Enza e i suoi bambini».
«Crediamo sia necessario dare vita a uno sportello cittadino d'ascolto - aggiunge Alessandra Sibio, responsabile femminile dell'UdC di Andria -. Uno spazio anonimo dove noi donne abbiamo la possibilità di parlare liberamente, una sorta di anticamera di supporto al prezioso lavoro che già svolgono i centri antiviolenza, i servizi sociali, l'Asl, le Forze dell'Ordine. Ci sia più sinergia tra le varie istituzioni, noi donne vogliamo sentirci protette e al sicuro. Immaginiamo che tante storie di violenza si consumano nel silenzio della città. Ora è il tempo di agire, prima che sia troppo tardi e si aggiungano nomi di donne uccise. Facciamo rumore».
«Attenzione anche alla violenza verbale e a non fare generalizzazioni nel dibattito mediatico. Non siamo tutti uguali, c'è ancora speranza per fare meglio», conclude il gruppo.