Escherichia Coli nei reflui, Acquedotto Pugliese si difende
Sul depuratore di Bisceglie: «acque adeguatamente trattate nel rispetto della legge»
lunedì 30 settembre 2013
8.33
Dopo il sequestro del depurazione in servizio nel comune di Bisceglie giungono i chiarimenti dell'Acquedotto Pugliese, secondo il quale l'impianto ha la capacità di restituire in mare un refluo adeguatamente trattato e rispettoso dei limiti di legge. «I depuratori sono presidi sanitari a tutela del territorio e della qualità di vita complessiva dell'area servita, con l'esclusivo compito di restituire al loro ciclo naturale e con modalità compatibili e rispettose dell'ambiente, le acque provenienti dalle abitazioni dei cittadini allacciate regolarmente alla pubblica fogna».
AQP precisa che è in corso un progetto di potenziamento finanziato nell'ambito dell'Accordo di Programma Quadro Idrico Depurazione a valere sui fondi CIPE 62/2011 per un importo di € 3.000.000 da appaltare entro fine anno. L'intervento di potenziamento prevede l'incremento della potenzialità dell'impianto passando dagli attuali 67.579 a 85.714 Abitanti Equivalenti (AE), confermando lo schema classico di trattamento a fanghi attivi con digestione anaerobica dei fanghi, e riguarderà sia la linea acque che la linea fanghi nonché la copertura delle principali stazioni con trattamento delle emissioni odorigene.
«Quanto alla presenza di Escherichia Coli, si tratta di un microrganismo normalmente presente nella flora intestinale dell'uomo e di molti animali a sangue caldo, in cui contribuisce alla digestione del cibo (circa 108 cellule/grammo di feci) che vengono immesse nelle acque di scarico. Le acque reflue in arrivo ad un impianto di depurazione contengono, quindi, una concentrazione di Escherichia Coli che può arrivare anche sino a un miliardo di Unità Formanti Colonia (UFC) per 100 ml. Nelle varie fasi del trattamento depurativo la carica batterica viene drasticamente ridotta sino al valore di 5.000 UFC per 100 ml consigliato dal decreto legislativo 152/06 grazie anche alla disinfezione finale con ipoclorito di sodio che esercita una potente azione battericida (non selettiva) nei confronti dei microrganismi presenti nel refluo. All'interno della generica specie batterica E. Coli sono però generalmente identificabili diversi ceppi o sottotipi anche di tipo patogeno. Fra essi vi sono, potenzialmente, anche quelli responsabili della Sindrome Emolitica Uremica (SEU). Il processo di depurazione dei reflui urbani e la disinfezione finale, pur se condotti al meglio, non possono però eliminare selettivamente un sottotipo di E. Coli piuttosto che un altro. I microrganismi presenti vengono infatti abbattuti più o meno indistintamente allo stesso modo. Il fatto però che il refluo disinfettato si immetta in un corpo idrico contribuisce, grazie all'effetto di diluizione, a ridurre ulteriormente la loro concentrazione finale nel punto dello scarico, attorno al quale peraltro è prevista per legge una fascia di interdizione alla balneazione di 500 mt sia a destra che a sinistra».
«Pertanto – conclude AQP - le notizie riguardanti presunti malfunzionamenti ed inadeguatezze strutturali ledono l'impegno e la professionalità di tecnici specializzati ed operatori che ogni giorni, con il loro lavoro, consentono la piena operatività ed efficacia di azione dell'impianto depurativo».
AQP precisa che è in corso un progetto di potenziamento finanziato nell'ambito dell'Accordo di Programma Quadro Idrico Depurazione a valere sui fondi CIPE 62/2011 per un importo di € 3.000.000 da appaltare entro fine anno. L'intervento di potenziamento prevede l'incremento della potenzialità dell'impianto passando dagli attuali 67.579 a 85.714 Abitanti Equivalenti (AE), confermando lo schema classico di trattamento a fanghi attivi con digestione anaerobica dei fanghi, e riguarderà sia la linea acque che la linea fanghi nonché la copertura delle principali stazioni con trattamento delle emissioni odorigene.
«Quanto alla presenza di Escherichia Coli, si tratta di un microrganismo normalmente presente nella flora intestinale dell'uomo e di molti animali a sangue caldo, in cui contribuisce alla digestione del cibo (circa 108 cellule/grammo di feci) che vengono immesse nelle acque di scarico. Le acque reflue in arrivo ad un impianto di depurazione contengono, quindi, una concentrazione di Escherichia Coli che può arrivare anche sino a un miliardo di Unità Formanti Colonia (UFC) per 100 ml. Nelle varie fasi del trattamento depurativo la carica batterica viene drasticamente ridotta sino al valore di 5.000 UFC per 100 ml consigliato dal decreto legislativo 152/06 grazie anche alla disinfezione finale con ipoclorito di sodio che esercita una potente azione battericida (non selettiva) nei confronti dei microrganismi presenti nel refluo. All'interno della generica specie batterica E. Coli sono però generalmente identificabili diversi ceppi o sottotipi anche di tipo patogeno. Fra essi vi sono, potenzialmente, anche quelli responsabili della Sindrome Emolitica Uremica (SEU). Il processo di depurazione dei reflui urbani e la disinfezione finale, pur se condotti al meglio, non possono però eliminare selettivamente un sottotipo di E. Coli piuttosto che un altro. I microrganismi presenti vengono infatti abbattuti più o meno indistintamente allo stesso modo. Il fatto però che il refluo disinfettato si immetta in un corpo idrico contribuisce, grazie all'effetto di diluizione, a ridurre ulteriormente la loro concentrazione finale nel punto dello scarico, attorno al quale peraltro è prevista per legge una fascia di interdizione alla balneazione di 500 mt sia a destra che a sinistra».
«Pertanto – conclude AQP - le notizie riguardanti presunti malfunzionamenti ed inadeguatezze strutturali ledono l'impegno e la professionalità di tecnici specializzati ed operatori che ogni giorni, con il loro lavoro, consentono la piena operatività ed efficacia di azione dell'impianto depurativo».