Elezioni Politiche, Sabino Zinni: «Non sprechiamo questa sconfitta»
Il commento del notaio andriese sull'attuale fase di riorganizzazione e ripartenza del centrosinistra
giovedì 6 ottobre 2022
11.51
«La mia candidatura alle ultime elezioni - scrive il notaio andriese Sabino Zinni - ha fatto sì che abbia vissuto in prima persona, anche emotivamente, quanto successo al PD e al campo del centrosinistra. Passato qualche giorno, digeriti gli aspetti più plateali della sconfitta, adesso non facciamo l'errore di sprecarla. È una sconfitta che ha aperto tante crepe e la sprecheremmo se ci mettessimo a riempire quelle crepe di calcestruzzo alla bell'e meglio. Quelle crepe invece per il momento devono rimanere tali, non foss'altro perché, diceva un grande, "è da lì che entra la luce".
La prima crepa è quella che riguarda i temi. È impellente fare nostri, solo nostri, alcuni temi. Durante l'ultima campagna elettorale non ne è passato neanche uno fra quelli da noi proposti. Così non può essere. Un tema su tutti è quello del lavoro; il lavoro che non c'è e le tutele di quello che c'è. Incidenti come quello accaduto al giovane rider a Firenze sono inaccettabili, e deve essere nostra la battaglia per ampliare la forbice dei lavori garantiti. Un altro tema è la bellezza che sovrabbonda nel nostro Paese e la sua salvaguardia e promozione e la lotta contro i detrattori di bellezza.
La seconda crepa è quella delle alleanze. Nelle ultime elezioni le abbiamo fallite. Ora non si tratta di inseguire questo o quello. Adesso è il tempo di lavorare su di noi, solo una volta trovata la nostra linea (si legga «i nostri temi») potremo pensare di nuovo ad accordarci con qualcuno. E sugli accordi possibili poi, dobbiamo rimanere «laici», mi di passi il termine. Per fortuna la politica non è una questione di simpatie e antipatie personali, la politica è una questione di difesa degli interessi di pezzi di società. Ed è solo su questo piano che vanno cercate le convergenze.
La terza crepa è quella del perimetro. Sono molto grato al Partito Democratico per avermi sostenuto in questa corsa al voto, e lo dico con sincerità e rispetto. Ma con lo stesso rispetto, e con lo sguardo di chi l'ha osservato dall'esterno per molto tempo, non posso che dire che il suo perimetro va allargato. Un partito di centrosinistra che non abbracci la società civile e i mille rivoli di civismo che la percorrono, diventa una palestra di conservazione. Si svuota, s'inaridisce e inevitabilmente perde.
Da palestra di conservazione, è il momento di trasformarci in palestra di progettazione. Le idee, gli strumenti, li abbiamo tutti, così lo sguardo lungo. Mettiamoci in cammino, senza paura, e senza neanche accorgercene il grosso della salita, presto, sarà alle nostre spalle».
La prima crepa è quella che riguarda i temi. È impellente fare nostri, solo nostri, alcuni temi. Durante l'ultima campagna elettorale non ne è passato neanche uno fra quelli da noi proposti. Così non può essere. Un tema su tutti è quello del lavoro; il lavoro che non c'è e le tutele di quello che c'è. Incidenti come quello accaduto al giovane rider a Firenze sono inaccettabili, e deve essere nostra la battaglia per ampliare la forbice dei lavori garantiti. Un altro tema è la bellezza che sovrabbonda nel nostro Paese e la sua salvaguardia e promozione e la lotta contro i detrattori di bellezza.
La seconda crepa è quella delle alleanze. Nelle ultime elezioni le abbiamo fallite. Ora non si tratta di inseguire questo o quello. Adesso è il tempo di lavorare su di noi, solo una volta trovata la nostra linea (si legga «i nostri temi») potremo pensare di nuovo ad accordarci con qualcuno. E sugli accordi possibili poi, dobbiamo rimanere «laici», mi di passi il termine. Per fortuna la politica non è una questione di simpatie e antipatie personali, la politica è una questione di difesa degli interessi di pezzi di società. Ed è solo su questo piano che vanno cercate le convergenze.
La terza crepa è quella del perimetro. Sono molto grato al Partito Democratico per avermi sostenuto in questa corsa al voto, e lo dico con sincerità e rispetto. Ma con lo stesso rispetto, e con lo sguardo di chi l'ha osservato dall'esterno per molto tempo, non posso che dire che il suo perimetro va allargato. Un partito di centrosinistra che non abbracci la società civile e i mille rivoli di civismo che la percorrono, diventa una palestra di conservazione. Si svuota, s'inaridisce e inevitabilmente perde.
Da palestra di conservazione, è il momento di trasformarci in palestra di progettazione. Le idee, gli strumenti, li abbiamo tutti, così lo sguardo lungo. Mettiamoci in cammino, senza paura, e senza neanche accorgercene il grosso della salita, presto, sarà alle nostre spalle».