Due ante reliquiario in argento (XIV-XV sec.) del Museo Diocesano di Andria esposte a Napoli

Dal 21 maggio saranno tra gli oggetti più rappresentativi della mostra "Restituzioni" che inaugura la nuova sede delle Gallerie d'Italia all'ex Banco di Napoli

venerdì 13 maggio 2022 06.30
Andria e le sue pregevoli quanto poco conosciute opere d'arte sono ancora una volta al centro di un evento culturale di portata internazionale, in programma a Napoli. Apre il prossimo 21 maggio 2022 alle Gallerie d'Italia, nella città partenopea, l'esposizione conclusiva della XIX edizione di "Restituzioni", il programma biennale di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale che Banca Intesa Sanpaolo conduce da oltre trent'anni in collaborazione con il Ministero della Cultura.

Per l'occasione viene inaugurata la nuova sede espositiva di Intesa Sanpaolo nella centralissima via Toledo. Ebbene, in questa esposizione saranno presenti circa 200 manufatti, di cui 87 sono il risultato di particolari restauri di opere, selezionate dall'istituto bancario insieme a 54 enti di tutela (Soprintendenze, Direzioni Regionali Musei e Musei autonomi) e appartenenti a 80 enti proprietari, tra musei pubblici e diocesani, chiese e luoghi di culto, siti archeologici.
In questa mostra, visitabile fino al 25 settembre 2022, saranno esposte anche due ante reliquiario in argento (XIV-XV sec.) ubicate presso il Museo Diocesano di Andria, di proprietà della stessa Diocesi della Città Fidelis, il cui recupero è terminato proprio in questi giorni a cura dei restauratori andriesi Valerio Iaccarino e Giuseppe Zingaro. E' la seconda volta che lo studio Iaccarino/Zingaro e la Diocesi di Andria vengono scelti per recuperare un'opera finanziata dalla Fondazione Intesa Sanpaolo.

Come dicevamo si tratta di due ante di reliquiario, risalenti al XIV- XV secolo. Misurano cm 240x130, per uno spessore di cm 2,60. Si tratta di due ante che chiudevano l'armadio reliquiario posto sull'altare maggiore della Cappella di San Riccardo, nella Cattedrale di Andria, dedicata a Santa Maria Assunta.

Questo reliquiario era originariamente diviso in tre parti: una parte restava fissa mentre le altre due si richiudevano. Sulla parte esterna delle due porte erano posizionate le due tavole raffiguranti il Redentore e la Vergine, oggi conservate presso il Museo Diocesano. Ognuna delle due ante laterali, realizzate in legno, ha al suo interno 483 reliquie di Santi, chiuse in altrettante teche circolari di rame argentato chiuse da sottilissime lamine di osso trasparente, utilizzato al posto del cristallo. Tra un clipeo e un altro sono dei vaghi di rame argentato intervallati da pietre dure di colore diverso.
Le ante reliquario erano collocate originariamente sul retro delle tavole dipinte raffiguranti il Redentore e la Vergine, ed erano poste ad ornare l'altare della Cappella di San Riccardo, nella chiesa Cattedrale. L'esecuzione di dette opere è da mettere in relazione con la committenza del duca Francesco II del Balzo, autore del ritrovamento delle reliquie del patrono di Andria, San Riccardo, e del racconto relativo allo stesso prodigioso avvenimento svoltosi nel 1438. L'originale armadio reliquiario si componeva di una terza parete fissa entro cui erano altri reliquiari e busti di Santi che furono depredati alla fine del XVIII secolo. Le ante superstiti, prima di essere trasportate presso il Museo Diocesano, erano visibili entro il Cappellone di San Riccardo fino agli anni '60 del XX secolo.

L'intervento di restauro compiuto da Valerio Iaccarino e Giuseppe Zingaro, è stato lungo e complesso sia sulle superfici metalliche che sulla struttura lignea di supporto, che si presentava fortemente disidratata e attaccata dagli insetti xilofagi. Tutte le parti metalliche sono state smontate e ripulite mentre le teche reliquario sono state aperte e ispezionate singolarmente, valutando anche lo stato di conservazione delle lamine d'osso originali che chiudono le suddette teche. L'interno delle teche è stato pulito, previa autorizzazione dalla Diocesi di Andria, con l'ausilio di pennelli morbidi per rimuovere i depositi di polvere secca.
Il restauro della superficie metallica ha comportato una pulitura molto delicata, sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza. In particolare le parti argentate sono state sottoposte ad una pulitura preliminare, a base di acetone, per rimuovere lo strato di vernice risalente al precedente restauro. Successivamente è stata eseguita una pulitura a base di acido citrico diluito in acqua deionizzata al 7-8% mediante l'utilizzo di tamponi. L'azione dell'acido citrico è stata poi di volta in volta annullata con lavaggi di acqua deionizzata e solventi volatili. Dopo aver effettuato questi passaggi la superficie argentea è stata asciugata con getti di aria calda. Infine quest'ultima è stata protetta da un leggero velo di vernice sintetica, a bassa percentuale data a pennello.

Un lavoro importante quindi quello compiuto durante questo attento restauro, che ha permesso di ridare splendore a quest'opera d'arte custodita, come tante altre nel nostro Museo diocesano dedicato a San Riccardo.