Don Ciotti: «In tanti pensano ad una legalità malleabile e sostenibile»
La lunga intervista al fondatore di Libera: oggi ad Andria ospite del Presidio e della Diocesi
lunedì 24 marzo 2014
19.49
«Legalità malleabile e sostenibile, se mi conviene rispetto le regole altrimenti no». E' un problema anche di parole, di utilizzo di termini e di scelta concreta delle azioni da porre in campo per contrastare le mafie. E' su questo che Don Luigi Ciotti, fondatore di "Libera", riporta come tema importante durante la lunga intervista raccolta nel Presidio dell'associazione andriese intitolata a "Renata Forte": «Tra i termini più sdoganati vi è antimafia - ha ribadito Don Ciotti - tutti si dicono contro la mafia salvo poi non far nulla per contrastarla. Ci sono delle parole che ci stanno rubando del loro vero significato e del loro profondo scopo e noi dobbiamo tutelarle dai seduttori e dai manipolatori. Io sostengo che dobbiamo rileggere le parole perché stanno diventando solo dei luoghi comuni».
La mafia cambia volto e s'insinua sempre più nel tessuto sociale ed economico con tanta accondiscendenza: «La strada è certamente in salita, oggi le mafie hanno ripreso alla grande nel nostro paese - ha proseguito Don Ciotti - ma anche la parola mafia può trarci in inganno e bisogna stare attenti. Mafia vuol dire traffico di stupefacenti, tratta di persone, sfruttamento della prostituzione, forme di usura ed ecomafie. C'è quindi una lettura che parte dalla quotidianità e che poi arriva nelle mani delle organizzazione criminali mafiose. Ma oggi c'è anche una mafia molto più presente nel mondo dell'economia e nel mondo della finanza. Il problema non è solo chi fa del male, ma anche quanti guardano e lasciano fare, c'è troppa gente spettatore e troppa gente che delega agli altri».
Grazie ai diversi interventi normativi ed al tavolo tecnico istituito dal precedente Governo Letta, stanno per arrivare a confisca, dopo il sequestro, ben 54mila beni e 13mila aziende che potranno essere restituite alla legalità proprio come l'olio presentato durante l'incontro andriese, prodotto da una cooperativa pugliese in alcuni terreni confiscati alle mafie: «Ci vuole condivisione perchè è il noi che vince e ci vuole corresponsabilità perchè oltre a chiedere responsabilità al mondo della politica e delle istituzioni dobbiamo chiederla a noi come cittadini - conclude Don Ciotti - sono secoli che si parla delle mafie ma il problema è culturale, perchè c'è una mafiosità diffusa, un problema di politiche sociali che non vengono affrontate con 9 milioni di persone che vivono nella povertà relativa e 5 milioni che vivono in povertà assoluta. Accanto a tanti problemi, tuttavia, nasce anche la speranza ed il movimento vero degli uomini».
La mafia cambia volto e s'insinua sempre più nel tessuto sociale ed economico con tanta accondiscendenza: «La strada è certamente in salita, oggi le mafie hanno ripreso alla grande nel nostro paese - ha proseguito Don Ciotti - ma anche la parola mafia può trarci in inganno e bisogna stare attenti. Mafia vuol dire traffico di stupefacenti, tratta di persone, sfruttamento della prostituzione, forme di usura ed ecomafie. C'è quindi una lettura che parte dalla quotidianità e che poi arriva nelle mani delle organizzazione criminali mafiose. Ma oggi c'è anche una mafia molto più presente nel mondo dell'economia e nel mondo della finanza. Il problema non è solo chi fa del male, ma anche quanti guardano e lasciano fare, c'è troppa gente spettatore e troppa gente che delega agli altri».
Grazie ai diversi interventi normativi ed al tavolo tecnico istituito dal precedente Governo Letta, stanno per arrivare a confisca, dopo il sequestro, ben 54mila beni e 13mila aziende che potranno essere restituite alla legalità proprio come l'olio presentato durante l'incontro andriese, prodotto da una cooperativa pugliese in alcuni terreni confiscati alle mafie: «Ci vuole condivisione perchè è il noi che vince e ci vuole corresponsabilità perchè oltre a chiedere responsabilità al mondo della politica e delle istituzioni dobbiamo chiederla a noi come cittadini - conclude Don Ciotti - sono secoli che si parla delle mafie ma il problema è culturale, perchè c'è una mafiosità diffusa, un problema di politiche sociali che non vengono affrontate con 9 milioni di persone che vivono nella povertà relativa e 5 milioni che vivono in povertà assoluta. Accanto a tanti problemi, tuttavia, nasce anche la speranza ed il movimento vero degli uomini».