Domenico Mangano: una straordinaria quotidianità contrassegnata dall'impegno sociale
Aperto nel 2017 il processo di beatificazione. Il ricordo dell'amico Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
giovedì 20 dicembre 2018
Il 21 dicembre prossimo ricorre il 17° anniversario dalla morte di Domenico Mangano, consigliere comunale (per 3 mandati consecutivi), e poi anche Assessore alla Sanità e ai Servizi Sociali, nel Comune di Viterbo, la sua città.
Volontario come lui in seno al Movimento dei Focolari, l'ho incontrato puntualmente per molti anni in occasione dei nostri periodici Congressi. Come tanti, anch'io ho potuto godere della sua amicizia. Era una gioia passeggiare e chiacchierare con lui: ora della sua amata Juventus, ora della ricetta di una buona pizza, ora di politica.
Ma poi, Domenico, quasi senza che te ne accorgessi, virava, aprendoti con dolcezza la sua anima: e ne scorgevi squarci di divino.
Domenico era convinto che proprio la realtà Comunale, anche la più piccola, fosse il vero laboratorio della Politica. Il suo atteggiamento era mosso dalla convinzione che vi fossero, dietro un'avvilente immagine generale, potenzialità inespresse, ed amava chiamare "cristiani anonimi" quei colleghi che, a suo giudizio, possedessero molteplici talenti nascosti.
Chiamato a riportare in giro per l'Italia l'esperienza viterbese, così spiegò il difficile segreto dell'uscita -più volte- dalle secche di una deriva il Consiglio Comunale della sua Città.
«Guardiamo la natura: ogni albero, di questi tempi, viene potato, cioè privato di qualcosa di proprio, perché a primavera gioisca del suo nuovo splendore. Anzi senza la potatura sarebbe destinato a morire. Così noi amministratori, se ci potiamo del superfluo, di ciò che non è essenziale, se soffriamo per trovare su ogni progetto l'accordo di tutti avendo come fine il bene comune, allora anche noi assisteremo nei nostri Consigli Comunali ad una nuova primavera. Ma se non ci potiamo, come l'albero anche i nostri partiti, le nostre Amministrazioni rischiano di morire».
Impressionante fu la spiegazione di Domenico ad un gruppo internazionale di ragazzi cosa intendesse per polis, e quale potesse essere il contributo di ogni cittadino a cominciare dai ragazzi: «Quando vi impegnate per la pace, o in favore dei poveri, voi fate politica. Politica deriva da polis, dove i miei comportamenti produrranno l'armonia piuttosto che la confusione. Se mi comporterò con le cose pubbliche come mi comporterei con le mie, creerò armonia: pagare il biglietto dell'autobus, mettere il casco andando in motorino, non sporcare i muri con le scritte, non gettare carte per la strada… Aderire alla politica è dunque diventare pienamente cittadini. E contribuire a far diventare gli altri buoni cittadini. Come? Non solo amando le cose materiali della mia Città, gli alberi, la scuola, la strada, ma amando le persone che vivono. Non solo per se stesse, ma per l'importanza che hanno nei confronti della Città: l'autista del filobus perché porta 50 persone alla volta dove devono andare, il professore perché istruisce e forma nuovi cittadini, gli anziani seduti sulle panchine del parco, il meccanico, il poliziotto… Tutte queste persone sono la polis: sono tutte candidate a formare la Comunità».
La conclusione offerta da Domenico li fece sognare: «La Città è come una rete, a volte ha dei buchi, a volte è proprio rotta, perché manca una visione d'amore, perché si pensa solo a se stessi. Se tutti scoprono la polis e fanno in modo che tutte le loro azioni aumentino l'armonia, allora questa grande rete, a poco a poco, si salda e si trasforma in un tessuto, diventa un manto, un manto azzurro. E' questo ciò che la politica si aspetta soprattutto da voi ragazzi e…non solo».
Nel 1985 Domenico lascia l'Amministrazione comunale, fedele all'impegno di non ripresentarsi dopo tre mandati per favorire un ricambio generazionale. Tappa fondamentale di questa nuova stagione politica fu il 2 maggio 1996 quando Chiara Lubich – fondatrice del Movimento dei Focolari – darà vita a Napoli a quello che oggi si chiama il "Movimento politico per l'unità" (www.mppu.org), ed al quale Domenico contribuirà allo sviluppo, facendo parte del primo nucleo di gruppo dirigente responsabile.
Per questo e per tanto altro, in tanti, diciamo grazie a Domenico Mangano.
Volontario come lui in seno al Movimento dei Focolari, l'ho incontrato puntualmente per molti anni in occasione dei nostri periodici Congressi. Come tanti, anch'io ho potuto godere della sua amicizia. Era una gioia passeggiare e chiacchierare con lui: ora della sua amata Juventus, ora della ricetta di una buona pizza, ora di politica.
Ma poi, Domenico, quasi senza che te ne accorgessi, virava, aprendoti con dolcezza la sua anima: e ne scorgevi squarci di divino.
Domenico era convinto che proprio la realtà Comunale, anche la più piccola, fosse il vero laboratorio della Politica. Il suo atteggiamento era mosso dalla convinzione che vi fossero, dietro un'avvilente immagine generale, potenzialità inespresse, ed amava chiamare "cristiani anonimi" quei colleghi che, a suo giudizio, possedessero molteplici talenti nascosti.
Chiamato a riportare in giro per l'Italia l'esperienza viterbese, così spiegò il difficile segreto dell'uscita -più volte- dalle secche di una deriva il Consiglio Comunale della sua Città.
«Guardiamo la natura: ogni albero, di questi tempi, viene potato, cioè privato di qualcosa di proprio, perché a primavera gioisca del suo nuovo splendore. Anzi senza la potatura sarebbe destinato a morire. Così noi amministratori, se ci potiamo del superfluo, di ciò che non è essenziale, se soffriamo per trovare su ogni progetto l'accordo di tutti avendo come fine il bene comune, allora anche noi assisteremo nei nostri Consigli Comunali ad una nuova primavera. Ma se non ci potiamo, come l'albero anche i nostri partiti, le nostre Amministrazioni rischiano di morire».
Impressionante fu la spiegazione di Domenico ad un gruppo internazionale di ragazzi cosa intendesse per polis, e quale potesse essere il contributo di ogni cittadino a cominciare dai ragazzi: «Quando vi impegnate per la pace, o in favore dei poveri, voi fate politica. Politica deriva da polis, dove i miei comportamenti produrranno l'armonia piuttosto che la confusione. Se mi comporterò con le cose pubbliche come mi comporterei con le mie, creerò armonia: pagare il biglietto dell'autobus, mettere il casco andando in motorino, non sporcare i muri con le scritte, non gettare carte per la strada… Aderire alla politica è dunque diventare pienamente cittadini. E contribuire a far diventare gli altri buoni cittadini. Come? Non solo amando le cose materiali della mia Città, gli alberi, la scuola, la strada, ma amando le persone che vivono. Non solo per se stesse, ma per l'importanza che hanno nei confronti della Città: l'autista del filobus perché porta 50 persone alla volta dove devono andare, il professore perché istruisce e forma nuovi cittadini, gli anziani seduti sulle panchine del parco, il meccanico, il poliziotto… Tutte queste persone sono la polis: sono tutte candidate a formare la Comunità».
La conclusione offerta da Domenico li fece sognare: «La Città è come una rete, a volte ha dei buchi, a volte è proprio rotta, perché manca una visione d'amore, perché si pensa solo a se stessi. Se tutti scoprono la polis e fanno in modo che tutte le loro azioni aumentino l'armonia, allora questa grande rete, a poco a poco, si salda e si trasforma in un tessuto, diventa un manto, un manto azzurro. E' questo ciò che la politica si aspetta soprattutto da voi ragazzi e…non solo».
Nel 1985 Domenico lascia l'Amministrazione comunale, fedele all'impegno di non ripresentarsi dopo tre mandati per favorire un ricambio generazionale. Tappa fondamentale di questa nuova stagione politica fu il 2 maggio 1996 quando Chiara Lubich – fondatrice del Movimento dei Focolari – darà vita a Napoli a quello che oggi si chiama il "Movimento politico per l'unità" (www.mppu.org), ed al quale Domenico contribuirà allo sviluppo, facendo parte del primo nucleo di gruppo dirigente responsabile.
Per questo e per tanto altro, in tanti, diciamo grazie a Domenico Mangano.