Dogs's Hostel: continua il botta e risposta tra proprietà e volontari
Le foto degli animalisti ed il video della perizia di parte del canile
domenica 24 novembre 2013
10.42
I volontari continuano ad arrivare da diverse zone della Puglia per aiutare nelle operazioni di custodia e accudimento dei cani mentre la proprietà torna al contrattacco. E' la vicenda del Dogs's Hostel di Trani sequestrato dopo l'ispezione dei Carabinieri del NAS di una decina di giorni fa e l'affidamento ad un custode giudiziario e a due associazioni animaliste. Ma le polemiche non si placano e proprietà ed animalisti continuano la propria disputa con carte, foto e video del canile. Tanti gli scatti che si rimbalzano sulla rete web delle condizioni poco consone ad una struttura che dovrebbe ospitare gli amici a quattro zampe. Poi però spunta anche il video della perizia di parte della proprietà che punta a dimostrare le condizioni discrete del canile stesso.
Entrambe le versioni sono oggi allegate a questo articolo assieme a due appelli. Il primo è congiunto da parte degli attuali gestori del canile: «Ci sono moltissimi cani pronti ad essere adottati - ci spiegano dalle associazioni animaliste - quindi l'invito è a contattarci per avviare le pratiche di adozione e far si che subito i nostri amici a quattro zampe trovino casa al di fuori di questi recinti. Stiamo lavorando alacremente per far si che tutte le anomalie vengano risolte in breve». Assieme ai veterinari della ASL si sta procedendo alla sterilizzazione ed al dotare tutti i cani di microchip.
La controreplica arriva da Vito Malcangi, portavoce della proprietà del canile che punta il dito proprio contro le associazioni ambientaliste e le amministrazioni pubbliche e lancia un appello per i dipendenti ora a casa: «Quello che vogliamo fare è poter lavorare serenamente e, allo stesso tempo, dare ad altri la possibilità di poter lavorare con noi. I dipendenti che lavorano per noi se ne sono tornati a casa. Purtroppo, però, in queste condizioni non si può fare impresa. La lentezza nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e le pressioni, inopportune, degli animalisti non ci permettono di operare come vorremmo. Ci spiace leggere che le associazioni sollevino il problema mettendolo sull'aspetto economico, perché anche queste associazioni svolgono tale tipo di servizio presso altre strutture. Strutture di cui sono entrati in possesso! Il metodo è sempre lo stesso: denunciare, sollevare il polverone e poi impossessarsi della struttura. Si veda, ad esempio, il canile di Ruvo, gestito dall'associazione animalista del posto».
Insomma una vicenda che è ancora lontana dall'essere risolta.
Entrambe le versioni sono oggi allegate a questo articolo assieme a due appelli. Il primo è congiunto da parte degli attuali gestori del canile: «Ci sono moltissimi cani pronti ad essere adottati - ci spiegano dalle associazioni animaliste - quindi l'invito è a contattarci per avviare le pratiche di adozione e far si che subito i nostri amici a quattro zampe trovino casa al di fuori di questi recinti. Stiamo lavorando alacremente per far si che tutte le anomalie vengano risolte in breve». Assieme ai veterinari della ASL si sta procedendo alla sterilizzazione ed al dotare tutti i cani di microchip.
La controreplica arriva da Vito Malcangi, portavoce della proprietà del canile che punta il dito proprio contro le associazioni ambientaliste e le amministrazioni pubbliche e lancia un appello per i dipendenti ora a casa: «Quello che vogliamo fare è poter lavorare serenamente e, allo stesso tempo, dare ad altri la possibilità di poter lavorare con noi. I dipendenti che lavorano per noi se ne sono tornati a casa. Purtroppo, però, in queste condizioni non si può fare impresa. La lentezza nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e le pressioni, inopportune, degli animalisti non ci permettono di operare come vorremmo. Ci spiace leggere che le associazioni sollevino il problema mettendolo sull'aspetto economico, perché anche queste associazioni svolgono tale tipo di servizio presso altre strutture. Strutture di cui sono entrati in possesso! Il metodo è sempre lo stesso: denunciare, sollevare il polverone e poi impossessarsi della struttura. Si veda, ad esempio, il canile di Ruvo, gestito dall'associazione animalista del posto».
Insomma una vicenda che è ancora lontana dall'essere risolta.