Disoccupazione, Bruno: «Un dramma che distrugge le famiglie»

Zinni: «Reddito di dignità in fase di approvazione»

sabato 20 febbraio 2016 10.02
A cura di Antonio Porro
Si è tenuto, presso lo sportello cittadino di Andria 3, l'incontro dell'Associazione Disoccupati Andriesi alla presenza dell'avvocato Giovanna Bruno e del consigliere regionale Sabino Zinni. L'associazione, costituitasi circa tre anni fa, è nata con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul tema della disoccupazione, che è ormai una piaga, un disagio sociale che annienta i soggetti e divide le famiglie, togliendo dignità e speranza agli individui.

«La disoccupazione è un problema che è diventato un fenomeno della nostra società - afferma Giovanna Bruno - e attorno al disagio della disoccupazione ci sono altri problemi collegati che però molti fingono di non vedere. A partire dalla disgregazione delle famiglie, dietro il dramma della disoccupazione tante famiglie si stanno perdendo. Quando un genitore non ha più il coraggio di guardare negli occhi la propria moglie e i propri figli perchè non riesce a rendersi utile agli occhi del mondo, questo diventa il primo grosso inghippo da superare. Noi con l'associazione vogliamo fare in modo che ci sia un faro sempre acceso su questo problema che non può finire nel dimenticatoio. Le istituzioni - continua la responsabile dell'associazione - devono mettersi in rete e inventarsi ogni forma possibile e attuabile di soluzione che possa almeno in parte arginare questo grave disagio. Il nostro è un lavoro di testimonianza, non è una protesta, è un modo per convogliare le informazioni e le notizie».

«Il reddito di dignità - conferma Sabino Zinni - ha fatto già tutti i passaggi alle commissioni competenti e nella prima decade di marzo ci sarà l'esame del Consiglio Regionale per l'approvazione. Si tratta di una misura molto importante che mette a disposizione delle famiglie pugliesi un reddito che non è un'elemosina, ma è il frutto di un patto di inclusione sociale. Cioè si vuole provare attraverso l'intermediazione del privato sociale, degli enti pubblici e dei cittadini bisognosi ad avviare un percorso di inclusione sociale che assicuri un reddito minimo che permetta di includere queste persone attraverso un'esperienza lavorativa. Il problema più serio non riguarda tanto i giovani. ma gli adulti che a 40 e 50 anni sono senza lavoro e non hanno sbocchi di alcun genere».