Diffamazione, magistrati ed avvocati a confronto con i giornalisti
Un corso formativo, Scimè: «Comunicazione cambia rapidamente»
lunedì 19 gennaio 2015
13.00
Il tema della diffamazione a mezzo stampa è stato al centro di un'incontro svoltosi ad Andria venerdì pomeriggio nel Chiostro di San Francesco e che ha visto protagonisti due magistrati, Luigi Scimè Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani e Francesco Messina GIP sempre a Trani, due avvocati, Franco Piccolo e Vincenzo Papeo, ed oltre un centinaio di giornalisti. Il corso di formazione, infatti, organizzato proprio dall'Ordine dei Giornalisti, ha potuto contare su un'ampio dibattito su di un tema di particolare attualità vista anche la riforma in vista per il reato di Diffamazione oltre al continuo aumento di querele visto la diffusione sempre più massiccia dei mezzi informatici e del web.
«Una diffamazione avviene quando l'interesse pubblico alla notizia non c'è - ha detto sinteticamente Luigi Scimè - il discrimine è proprio quello e non scatta mai quando c'è un interesse concreto, attuale e pubblico alla notizia. Quando vi è quest'ultimo presupposto, tuttavia, la notizia deve naturalmente essere esposta in forma civile e le valutazioni vanno fatte in maniera diversa a seconda che si tratti di una notizia di cronaca od accompagnata da critica politica, per arrivare al diritto di satira. Anche in questa occasione, argomento tristemente d'attualità visti i fatti di Parigi, ci potrebbe essere diffamazione, anche se la satira è espressione del pensiero che può avere un interesse collettivo anche con fare scherzoso e sarcastico. Insomma è difficile giudicare nel complesso molto più facile valutare singole ipotesi anche se è l'interesse pubblico prevalente rispetto alla tutela della reputazione rende lecita l'azione dei giornalisti». Una giurisprudenza che si è formata nel tempo visto il continuo mutamento del mondo dell'informazione e che è piena di sentenze: «E' evidente che la normativa in materia di ingiuria è ferma a decine di anni fa - ha detto ancora Scimè - è una normativa che non può tenere conto degli sviluppi dell'informazione e la giurisprudenza in merito è ricca ed è intervenuta. Basti pensare che, secondo uno studio di pochi mesi fa, un cittadino di oggi apre un giornale e legge una massa di informazioni che un cittadino di inizio '900 aveva in un intero anno».
La nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa è stata approvata dal Senato ed è tornata in discussione alla Camera per l'approvazione definitiva anche se i tempi restano lunghi. «Una prima novità è quella dell'applicazione della legge anche ai nuovi mezzi di informazione e cioè alle testate giornalistiche registrate on line ed ai social - ha detto l'Avv. Franco Piccolo - la seconda novità è che il disegno di legge prevede una più dettagliata applicazione della rettifica nel caso il diffamato la richieda. Una terza novità, invece, è l'adeguamento delle pene con l'eliminazione della pena detentiva e con la riformulazione della pena pecuniaria. Per ultimo - conclude Piccolo - vi è la possibilità di prevedere la condanna del querelante al risarcimento del danno in caso il danno non viene identificato dalla sentenza».
«Una diffamazione avviene quando l'interesse pubblico alla notizia non c'è - ha detto sinteticamente Luigi Scimè - il discrimine è proprio quello e non scatta mai quando c'è un interesse concreto, attuale e pubblico alla notizia. Quando vi è quest'ultimo presupposto, tuttavia, la notizia deve naturalmente essere esposta in forma civile e le valutazioni vanno fatte in maniera diversa a seconda che si tratti di una notizia di cronaca od accompagnata da critica politica, per arrivare al diritto di satira. Anche in questa occasione, argomento tristemente d'attualità visti i fatti di Parigi, ci potrebbe essere diffamazione, anche se la satira è espressione del pensiero che può avere un interesse collettivo anche con fare scherzoso e sarcastico. Insomma è difficile giudicare nel complesso molto più facile valutare singole ipotesi anche se è l'interesse pubblico prevalente rispetto alla tutela della reputazione rende lecita l'azione dei giornalisti». Una giurisprudenza che si è formata nel tempo visto il continuo mutamento del mondo dell'informazione e che è piena di sentenze: «E' evidente che la normativa in materia di ingiuria è ferma a decine di anni fa - ha detto ancora Scimè - è una normativa che non può tenere conto degli sviluppi dell'informazione e la giurisprudenza in merito è ricca ed è intervenuta. Basti pensare che, secondo uno studio di pochi mesi fa, un cittadino di oggi apre un giornale e legge una massa di informazioni che un cittadino di inizio '900 aveva in un intero anno».
La nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa è stata approvata dal Senato ed è tornata in discussione alla Camera per l'approvazione definitiva anche se i tempi restano lunghi. «Una prima novità è quella dell'applicazione della legge anche ai nuovi mezzi di informazione e cioè alle testate giornalistiche registrate on line ed ai social - ha detto l'Avv. Franco Piccolo - la seconda novità è che il disegno di legge prevede una più dettagliata applicazione della rettifica nel caso il diffamato la richieda. Una terza novità, invece, è l'adeguamento delle pene con l'eliminazione della pena detentiva e con la riformulazione della pena pecuniaria. Per ultimo - conclude Piccolo - vi è la possibilità di prevedere la condanna del querelante al risarcimento del danno in caso il danno non viene identificato dalla sentenza».