Didattica a distanza: le riflessioni del Presidente del circolo didattico “Rosmini”

L’avvocato Vincenzo Coratella sottolinea, mediante un post Fb, l’importanza di questa nuova modalità digitale

giovedì 12 novembre 2020 11.24
La didattica a distanza da diversi mesi, ormai, ha sollevato opinioni piuttosto contrastanti da parte non solo di studiosi che si occupano di tale tematica, ma anche di docenti, studenti e famiglie che si trovano "in prima linea" ad affrontare e sperimentare l'apprendimento a distanza.

A sostegno di questa nuova modalità digitale è intervenuto l'avvocato Vincenzo Coratella, nonché Presidente dell' 8^ circolo didattico "Antonio Rosmini", il quale mediante il suo profilo facebook, ha dichiarato l'importanza del "fare scuola" a distanza in quanto si delinea come un valido contributo agli ospedali in forte difficoltà nel far fronte ai numerosi malati da Coronavirus.

"Ieri pomeriggio ho incontrato su "Meet" tutti i rappresentanti delle classi di scuola primaria della Rosmini. Dalla riunione si è rilevato che oltre il 90% dei genitori propende per la Dad. Vorrei ringraziarli ad uno ad uno, per la disponibilità e il tempo dedicato. Angela Verde, Lucia Zingaro, Enza Colia, Andriolo Valeria, Angela Pistillo, Rachele Pellettieri, Mariateresa Moschetta, Antonio Sgaramella, Cinzia Losito, Daniela Del Giudice, Patrizia Lopetuso, Laura Di Trani, ho dimenticato sicuramente tanti altri, e vi prego, chi può, di taggarli…

Il concetto più importante emerso è quello di comunità. Si parla tanto di comunità, ma nei fatti prevale spesso l'egoismo. Sono orgoglioso di far parte di un gruppo di genitori che ha pensato bene, di prediligere la Dad, come contributo agli ospedali, ai dipartimenti, ai pronto soccorso degli ospedali, ormai in affanno e vicini al collasso.

Premesso che la nostra scuola ha lavorato sin da luglio per garantire la sicurezza, e tutti la riteniamo un luogo sicurissimo, la scelta della DAD è giustificata dal rischio che con la didattica in presenza si potrebbero "ingolfare" i presidi sanitari, i pronto soccorso, poiché basterebbe un solo caso positivo in una classe per determinare lo screening di oltre 100 persone, (altri alunni, docenti, parenti stretti dei bambini), mandando in tilt i laboratori, ma soprattutto togliendo spazio alle cosiddette "fasce a rischio".

Alcune volte basta davvero poco per incarnare il senso di responsabilità richiesto dalle istituzioni, questa scelta ne è un segno tangibile!".