Didattica a distanza: le riflessione del Presidente del circolo didattico “Rosmini”
L’avvocato Vincenzo Coratella sottolinea, mediante un post Fb, i limiti di questa nuova metodologia digitale
venerdì 27 marzo 2020
0.17
L'emergenza sanitaria non può fermare la scuola. Per questo il Governo, mediante il DPCM del 4 marzo, ha consentito che ogni singola istituzione scolastica può autonomamente organizzare la didattica a distanza ovvero tramite l'utilizzo di nuove tecnologie digitali che si basano sul web o sull'IoT (Internet of Things) in modo tale da offrire agli studenti un'opportunità per garantire il diritto allo studio. Ma questa nuova modalità didattica, non normata da leggi, è davvero così efficace? Sulla scia di molte lamentele sollevate dai genitori degli alunni, l'avvocato Vincenzo Coratella, presidente dell'8^ circolo didattico "Antonio Rosmini" affida ai canali social una sua riflessione non priva di interrogativi su questo nuovo metodo di "fare scuola" a distanza.
"Da quattro anni sono presidente di circolo della scuola frequentata da mia figlia. Le istituzioni scolastiche stanno cambiando, è davvero difficile paragonare la didattica di oggi con quella che ho vissuto io. I dirigenti, i docenti e il personale vivono sfide più difficili e sono più preparati che mai. Sono stati fra i primi ad adeguarsi alla sfida della scuola a distanza. La "didattica a distanza" è una novità assoluta per molte scuole e io voglio ringraziare chi fa dei sacrifici per adattarsi a queste nuove metodologie.
Sono inedite anche per noi genitori: dobbiamo essere ancora più interessati, vigili e pazienti con i nostri figli, per non trovarci spaesati davanti alle novità di una scuola che non abbiamo vissuto in queste modalità. E conciliare tutto questo con il nostro lavoro, vivendo spazi e mezzi che non eravamo abituati a vivere insieme per così tanto tempo e con modalità come queste. Un esempio banale: vivo in casa la difficoltà di dover condividere il computer per lo svolgimento delle lezioni. Come me, tanti altri genitori sono costretti a lavorare da casa. Come affrontiamo i problemi sulle modalità di utilizzo degli strumenti a disposizione? Ci sono famiglie con più figli e un solo pc (come la mia). Non tutti hanno una linea fissa, bisogna arrangiarsi con le tariffe, con i gestori telefonici che hanno anche ridotto il traffico dati, la qualità dell'assistenza ai clienti, perché hanno ridotto il proprio personale, per evitare contagi.
E che dire dell'eterna lotta che noi genitori facciamo con i nostri figli per ridurre le ore sullo smartphone? C'è da trovare un nuovo equilibrio anche su quello. Ma soprattutto c'è l'aspetto sociale, la sfida più difficile: come vivranno i nostri figli le interazioni con i loro coetanei, quale sarà l'esperienza scolastica che porteranno impressa nella loro memoria? Per il momento, forse, alcuni di loro avranno pensato ad un'anomalia temporanea, a tratti anche piacevole. Poi sono subentrate le preoccupazioni. Vivono l'angoscia dei loro genitori, hanno capito che chi deve decidere per loro ancora per qualche anno non ha una soluzione pronta in tasca. Bisogna aspettare e farlo restando a casa non è semplice. Ma va fatto. Però, quanto a lungo staremo così?
I primi giorni della quarantena tutti hanno pensato alla cena tutti insieme, al film sul divano, al tempo in più per parlarsi. Sogni e aspirazioni, lati positivi di chi prima, forse, non condivideva quei momenti quanto avrebbe voluto. Ma non sono reali anche le discussioni? Cosa succede quando si perde la pazienza? Cosa succede quando si discute, o quando si perde la pazienza? Non c'è separazione, non c'è la possibilità di sbollire o sfogare la tensione. E per i giovani è peggio che per noi genitori. Non possono più lasciarsi andare, non hanno più le piccole fughe, i momenti in cui i genitori non vedono, i momenti in cui scoprono le loro libertà e la loro identità. Mi hanno colpito le parole di una docente che lascio come conclusione di queste mie riflessioni: "la ratio della didattica a distanza era di non far perdere la quotidianità ai nostri alunni. Invece siamo giunti all'estremo opposto: li stressiamo fingendo una falsa normalità completamente disgiunta da una realtà che è palesemente anormale". Ci sono cose positive e negative, per cui non solo la famiglia, ma anche la scuola, deve trasmettere serenità e un nuovo equilibrio. Ed è difficilissimo, ma è necessario".
"Da quattro anni sono presidente di circolo della scuola frequentata da mia figlia. Le istituzioni scolastiche stanno cambiando, è davvero difficile paragonare la didattica di oggi con quella che ho vissuto io. I dirigenti, i docenti e il personale vivono sfide più difficili e sono più preparati che mai. Sono stati fra i primi ad adeguarsi alla sfida della scuola a distanza. La "didattica a distanza" è una novità assoluta per molte scuole e io voglio ringraziare chi fa dei sacrifici per adattarsi a queste nuove metodologie.
Sono inedite anche per noi genitori: dobbiamo essere ancora più interessati, vigili e pazienti con i nostri figli, per non trovarci spaesati davanti alle novità di una scuola che non abbiamo vissuto in queste modalità. E conciliare tutto questo con il nostro lavoro, vivendo spazi e mezzi che non eravamo abituati a vivere insieme per così tanto tempo e con modalità come queste. Un esempio banale: vivo in casa la difficoltà di dover condividere il computer per lo svolgimento delle lezioni. Come me, tanti altri genitori sono costretti a lavorare da casa. Come affrontiamo i problemi sulle modalità di utilizzo degli strumenti a disposizione? Ci sono famiglie con più figli e un solo pc (come la mia). Non tutti hanno una linea fissa, bisogna arrangiarsi con le tariffe, con i gestori telefonici che hanno anche ridotto il traffico dati, la qualità dell'assistenza ai clienti, perché hanno ridotto il proprio personale, per evitare contagi.
E che dire dell'eterna lotta che noi genitori facciamo con i nostri figli per ridurre le ore sullo smartphone? C'è da trovare un nuovo equilibrio anche su quello. Ma soprattutto c'è l'aspetto sociale, la sfida più difficile: come vivranno i nostri figli le interazioni con i loro coetanei, quale sarà l'esperienza scolastica che porteranno impressa nella loro memoria? Per il momento, forse, alcuni di loro avranno pensato ad un'anomalia temporanea, a tratti anche piacevole. Poi sono subentrate le preoccupazioni. Vivono l'angoscia dei loro genitori, hanno capito che chi deve decidere per loro ancora per qualche anno non ha una soluzione pronta in tasca. Bisogna aspettare e farlo restando a casa non è semplice. Ma va fatto. Però, quanto a lungo staremo così?
I primi giorni della quarantena tutti hanno pensato alla cena tutti insieme, al film sul divano, al tempo in più per parlarsi. Sogni e aspirazioni, lati positivi di chi prima, forse, non condivideva quei momenti quanto avrebbe voluto. Ma non sono reali anche le discussioni? Cosa succede quando si perde la pazienza? Cosa succede quando si discute, o quando si perde la pazienza? Non c'è separazione, non c'è la possibilità di sbollire o sfogare la tensione. E per i giovani è peggio che per noi genitori. Non possono più lasciarsi andare, non hanno più le piccole fughe, i momenti in cui i genitori non vedono, i momenti in cui scoprono le loro libertà e la loro identità. Mi hanno colpito le parole di una docente che lascio come conclusione di queste mie riflessioni: "la ratio della didattica a distanza era di non far perdere la quotidianità ai nostri alunni. Invece siamo giunti all'estremo opposto: li stressiamo fingendo una falsa normalità completamente disgiunta da una realtà che è palesemente anormale". Ci sono cose positive e negative, per cui non solo la famiglia, ma anche la scuola, deve trasmettere serenità e un nuovo equilibrio. Ed è difficilissimo, ma è necessario".