Di tutti i colori tranne il nero
Vittorio Missoni attraverso il racconto di Bianca Peloso. Il ricordo inedito dell'uomo scomparso nell’arcipelago di Los Roques
venerdì 11 gennaio 2013
11.09
Ecco la prima parte del racconto di Bianca Peloso per AndriaViva.
L'undici febbraio di due anni fa si festeggiavano i novant'anni del Conte Ottavio, anche chiamato Tai, nomignolo forse più noto e affettuoso col quale gli intimi si rivolgono al signor Ottavio Missoni. Quel giorno di riunione familiare era già un documento visivo prezioso per il nostro lavoro: eravamo lì Linda Tugnoli, co-autrice, la troupe ed io per una puntata de La Storia Siamo Noi sulla famiglia italiana che aveva rivoluzionato il mondo coi suoi Zig-Zag. Con noi, nella casa di Sumirago, nel varesotto, a pochi metri dall'azienda, i tre figli di Ottavio: Angela, Vittorio e Luca.
Quando sono arrivata a Sumirago, il primo che abbiamo intervistato è stato Vittorio. Ci ha accolti nel suo studio con l'eleganza propria di un uomo di affari e il sorriso pulito di chi è legato, nonostante tutto, a gesti semplici e a valori tradizionali. Non ci conoscevamo, né mai ci eravamo scambiati mail. L'organizzazione degli incontri era stata predisposta dall'ufficio stampa dei Missoni ed io avevo chiacchierato telefonicamente e spesso solo con Tai. Mentre l'esigua troupe predisponeva il set, scoprì un uomo simpatico, visibilmente orgoglioso di tutto ciò che era diventato, ma anche degli oggetti che lo circondavano. Gli uffici, tra le altre cose, in quei giorni erano popolati dai recenti, bellissimi, manufatti del personale per festeggiare il compleanno del caro Ottavio. Vittorio si muoveva con disinvoltura nel suo luminoso studio e mi poneva domande su cosa gli avremmo chiesto e su come si sarebbe svolta l'intervista. Essendo il direttore marketing dell'azienda, ne avremmo tenuto conto nelle domande, certo, ma quello a cui tenevamo di più era capire che cosa avesse significato per lui nascere e crescere in una famiglia così 'variopinta'. Parlammo anche della sua passione per il mare, passione evidentemente ereditata dal nonno capitano da cui prendeva il nome. Fu oltremodo cortese con noi e lo scoprimmo visibilmente emozionato quando parlò dei suoi genitori. Credo fosse la tipica malinconia dei giorni di festa.
Domani la seconda parte.
L'undici febbraio di due anni fa si festeggiavano i novant'anni del Conte Ottavio, anche chiamato Tai, nomignolo forse più noto e affettuoso col quale gli intimi si rivolgono al signor Ottavio Missoni. Quel giorno di riunione familiare era già un documento visivo prezioso per il nostro lavoro: eravamo lì Linda Tugnoli, co-autrice, la troupe ed io per una puntata de La Storia Siamo Noi sulla famiglia italiana che aveva rivoluzionato il mondo coi suoi Zig-Zag. Con noi, nella casa di Sumirago, nel varesotto, a pochi metri dall'azienda, i tre figli di Ottavio: Angela, Vittorio e Luca.
Quando sono arrivata a Sumirago, il primo che abbiamo intervistato è stato Vittorio. Ci ha accolti nel suo studio con l'eleganza propria di un uomo di affari e il sorriso pulito di chi è legato, nonostante tutto, a gesti semplici e a valori tradizionali. Non ci conoscevamo, né mai ci eravamo scambiati mail. L'organizzazione degli incontri era stata predisposta dall'ufficio stampa dei Missoni ed io avevo chiacchierato telefonicamente e spesso solo con Tai. Mentre l'esigua troupe predisponeva il set, scoprì un uomo simpatico, visibilmente orgoglioso di tutto ciò che era diventato, ma anche degli oggetti che lo circondavano. Gli uffici, tra le altre cose, in quei giorni erano popolati dai recenti, bellissimi, manufatti del personale per festeggiare il compleanno del caro Ottavio. Vittorio si muoveva con disinvoltura nel suo luminoso studio e mi poneva domande su cosa gli avremmo chiesto e su come si sarebbe svolta l'intervista. Essendo il direttore marketing dell'azienda, ne avremmo tenuto conto nelle domande, certo, ma quello a cui tenevamo di più era capire che cosa avesse significato per lui nascere e crescere in una famiglia così 'variopinta'. Parlammo anche della sua passione per il mare, passione evidentemente ereditata dal nonno capitano da cui prendeva il nome. Fu oltremodo cortese con noi e lo scoprimmo visibilmente emozionato quando parlò dei suoi genitori. Credo fosse la tipica malinconia dei giorni di festa.
Domani la seconda parte.