Del Giudice: «Qui i sapori dell'infanzia, ma città forse più degradata»

Presentato ad Andria l'ultimo lavoro del giornalista di origini andriesi

martedì 16 dicembre 2014 12.50
A cura di Stefano Massaro
«Nisticò è uno di noi, può essere chiunque abbia raggiunto una posizione rilevante ed in un momento perde il potere e non riesce a gestire questa nuova fase della vita». E' questo lo spirito che ha animato Antonio Del Giudice, giornalista nato ad Andria nel 1949 e poi errante per oltre 40 anni di carriera da cronista e poi da direttore, nella scrittura del suo ultimo libro, "Buonasera, dottor Nisticò", edito da Noubs e presentato all'Officina San Domenico sabato scorso in un affollato evento in cui diversi sono stati gli interventi di rilievo tra cui il magistrato Francesco Messina, la psicologa Monica Guglielmi ed il giornalista Luigi Quaranta oltre ad un video-intervento del giornalista Rai Francesco Giorgino ed i saluti istituzionali del sindaco Nicola Giorgino e del presidente de "L'Alternativa" Sabino Zinni.

Del Giudice ci consegna un personaggio, il dottor Nisticò, banchiere di successo, esponente di spicco del mondo metropolitano, figura simbolica di un Paese ai tempi della corruzione, che racconta la sua vita nel momento della caduta, i tradimenti coniugali, i giochi del gruppo di potere, le regole che ne hanno azzerato la personalità. Un affresco che ritrae con cinica e obiettiva limpidezza la vita sociale italiana: «Ho utilizzato lo scandalo solo come artificio letterario - ha detto Del Giudice - ma potrebbe essere anche paragonato ad un pensionamento. Alla base vi è la perdita di potere, il ritrovarsi senza potere ed essere incapaci di gestire una nuova fase della vita». Una storia che prende spunto dall'attualità: «Ho sempre fatto il giornalista - ha detto ancora Del Giudice - non saprei inventarmi qualcosa che non esiste. L'attualità mi da l'input sulla quale uno scrive una storia che può accadere a tutti. Sostanzialmente non è possibile mettere dei nomi precisi, ma in ogni persona si può ritrovare un pezzo della storia che poi tratta argomentazioni varie come il rapporto con la famiglia e con i figli o la depressione cioè tutto quello che mette un uomo davanti a se stesso quando si arriva dopo la quarta ventina, quando si superano i sessant'anni».

Ultimo accenno tutto per la sua terra natia di cui, lo stesso autore, parla con una emozione particolare: «Ad Andria io sono nato, ho vissuto molti anni ed ho mantenuto i legami, molto più intensi fino a quando c'erano i miei genitori o mio fratello - ha concluso Del Giudice - ma a questa città uno non può che restare legato, perchè si conservano i sapori, magari io non condivido tutto quello che vedo, forse la città è anche più degradata rispetto al passato, ma i sapori sono quelli, quelli della tua infanzia e che ti accompagneranno sempre».