"Danno da tangente", appartamento e denaro sequestrati all'ex Assessore all'Ambiente
Provvedimento della Procura della Corte dei Conti eseguito dalle Fiamme Gialle
lunedì 2 marzo 2015
11.29
Si chiama "danno da tangente" ed è stato il motivo per la disposizione da parte della Procura Regionale della Corte dei Conti di Bari, del sequestro conservativo di un appartamento a Trani oltre a somme di denaro ancora spettanti da parte dell'ATO BA/1 e dal Comune di Andria, per un controvalore di 70mila euro all'ex assessore all'ambiente Francesco Lotito. Il sequestro è stato effettuato nei giorni scorsi da militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari delle Fiamme Gialle, guidati dal Ten. Col. Giacomo Ricchitelli, deputati allo svolgimento delle investigazioni per l'accertamento di danni erariali su delega dell'Autorità Giudiziaria contabile.
La vicenda, come si ricorderà, trae origine da un'indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Monza e diretta dalla Procura della Repubblica della città lombarda, in ordine ad appalti aggiudicati, dal Consorzio ATO Rifiuti Ba-1 alla ditta Sangalli. Nell'occasione, lo stesso ex assessore andriese, su ordine del G.I.P. di Monza del dicembre 2013, fu arrestato in quanto ritenuto al centro di un sistema di tangenti relative all'aggiudicazione dell'appalto di servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti bandito dal Consorzio ATO Rifiuti BA-1 tra i Comuni di Andria e Canosa, del valore di oltre 90 milioni di euro. Dalle indagini, era emerso che Lotito, nella sua qualità di assessore del Comune di Andria, aveva presumibilmente favorito l'aggiudicazione dell'appalto alla Sangalli, dietro promessa di una dazione di denaro in suo favore e l'assunzione presso la citata società di circa 30 persone dallo stesso indicate. L'inchiesta si è basata su alcune immagini registrate nel comune di Roma dove avvenne un incontro tra Lotito ed un esponente della Sangalli con la presunta consegna di una tranche da 70mila euro. Dopo circa quattro mesi di carcere a Monza, l'ex assessore Lotito è stato trasferito ai domiciliari e poi ritornato in libertà nel mese di maggio scorso con il suo fascicolo stralciato per competenza presso il Tribunale di Roma.
Per la vicenda è partita anche l'inchiesta della Procura Regionale di Puglia della Corte dei Conti, che ha ritenuto che l'aggiudicazione dell'appalto fosse una diretta conseguenza della dazione del denaro. Le particolarità dei parametri e dei requisiti richiesti dal disciplinare tecnico del bando erano infatti preordinati a corrispondere perfettamente alle caratteristiche tecniche della Sangalli. Gli inquirenti contabili, pertanto, hanno richiesto il sequestro di beni, quale garanzia patrimoniale nei confronti dell'Erario, in relazione al pericolo che l'imputato, nelle more della definizione del giudizio, potesse disfarsene. La Sezione Giurisdizionale per la Puglia, con proprio provvedimento datato 17 febbraio scorso, nel condividere l'impianto probatorio della locale Procura Regionale, ha disposto il sequestro conservativo dell'appartamento tranese e di tutte le somme ancora spettanti da parte dell'ARO 2 Barletta Andria Trani (già Consorzio ATO BA/1) e dal Comune di Andria. Le parti sono state citate in giudizio per il prossimo 26 marzo. Nel contempo a Lotito è stata notificata una diffida al pagamento della stessa somma oltre interessi e rivalutazione monetaria.
La vicenda, come si ricorderà, trae origine da un'indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Monza e diretta dalla Procura della Repubblica della città lombarda, in ordine ad appalti aggiudicati, dal Consorzio ATO Rifiuti Ba-1 alla ditta Sangalli. Nell'occasione, lo stesso ex assessore andriese, su ordine del G.I.P. di Monza del dicembre 2013, fu arrestato in quanto ritenuto al centro di un sistema di tangenti relative all'aggiudicazione dell'appalto di servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti bandito dal Consorzio ATO Rifiuti BA-1 tra i Comuni di Andria e Canosa, del valore di oltre 90 milioni di euro. Dalle indagini, era emerso che Lotito, nella sua qualità di assessore del Comune di Andria, aveva presumibilmente favorito l'aggiudicazione dell'appalto alla Sangalli, dietro promessa di una dazione di denaro in suo favore e l'assunzione presso la citata società di circa 30 persone dallo stesso indicate. L'inchiesta si è basata su alcune immagini registrate nel comune di Roma dove avvenne un incontro tra Lotito ed un esponente della Sangalli con la presunta consegna di una tranche da 70mila euro. Dopo circa quattro mesi di carcere a Monza, l'ex assessore Lotito è stato trasferito ai domiciliari e poi ritornato in libertà nel mese di maggio scorso con il suo fascicolo stralciato per competenza presso il Tribunale di Roma.
Per la vicenda è partita anche l'inchiesta della Procura Regionale di Puglia della Corte dei Conti, che ha ritenuto che l'aggiudicazione dell'appalto fosse una diretta conseguenza della dazione del denaro. Le particolarità dei parametri e dei requisiti richiesti dal disciplinare tecnico del bando erano infatti preordinati a corrispondere perfettamente alle caratteristiche tecniche della Sangalli. Gli inquirenti contabili, pertanto, hanno richiesto il sequestro di beni, quale garanzia patrimoniale nei confronti dell'Erario, in relazione al pericolo che l'imputato, nelle more della definizione del giudizio, potesse disfarsene. La Sezione Giurisdizionale per la Puglia, con proprio provvedimento datato 17 febbraio scorso, nel condividere l'impianto probatorio della locale Procura Regionale, ha disposto il sequestro conservativo dell'appartamento tranese e di tutte le somme ancora spettanti da parte dell'ARO 2 Barletta Andria Trani (già Consorzio ATO BA/1) e dal Comune di Andria. Le parti sono state citate in giudizio per il prossimo 26 marzo. Nel contempo a Lotito è stata notificata una diffida al pagamento della stessa somma oltre interessi e rivalutazione monetaria.