Daini in eccesso, furti e il degrado che avanza: le spine dell'azienda agricola Papparicotta
Intervista al Comandante della Polizia Provinciale, Pietro De Zorzi
martedì 1 ottobre 2019
7.03
Il nostro territorio vanta bellezze naturali di indubbio splendore e rappresentano un patrimonio da custodire con estrema cura. Ma la mancanza di risorse, unitamente a una buona dose di superificalità e noncuranza, provoca un lento e inesorabile degrado di siti naturalistici a poca distanza dalla nostra città. Nella fattispecie, parliamo di contrada Papparicotta, zona nella quale sorge l'omonima azienda agricola provinciale, che si estende per circa 100 ettari nel territorio di Andria: un'area ricca di numerose cultivar mediterranee con querce secolari e una flora di inestimabile bellezza, ma attualmente in stato di abbandono e trascuratezza.
A tracciare un quadro completo della situazione, nel corso di una nostra intervista esclusiva, è il Comandante della Polizia Provinciale, Pietro De Zorzi, raccontando in primis la vicenda relativa alla presenza dei daini nell'azienda: «Poco più di 20 anni fa, la Provincia di Bari volle realizzare un centro di allevamento pubblico di lepri, destinandovi un'area di 33 ettari (debitamente recintata) nel centro Papparicotta. Dal momento che l'area recintata è caratterizzata dalla presenza di flora mediterranea, e al fine di favorire l'allevamento delle lepri, furono introdotte delle pecore; gli ovini brucavano l'erba mantenendola bassa. Ad un certo punto, però, il parco subì reiterati furti di pecore, così la provincia di Bari decise di immettere nell'area alcuni capi di daino».
E qui cominciarono a presentarsi diversi problemi, come racconta il Comandante De Zorzi: «Nel corso degli anni, questi animali si sono riprodotti in gran numero e oggi si contano numerosi esemplari, ben 150 in un'area di soli 33 ettari. Questo sovrappopolamento rischia seriamente di esaurire le risorse per la sopravvivenza degli esemplari all'interno del parco. Si tratta inoltre di una specie che non può essere liberata sul territorio in quanto alloctona, cioè non originaria del luogo (contrario di autoctono, ndr). Per non parlare della loro alimentazione: per nutrirsi, questi esemplari mangiano i giovani arbusti scorticando la corteccia, facendo rinsecchire l'albero. In questa maniera, le essenze mediterranee presenti nell'azienda Papparicotta arriveranno ad estinguersi, dal momento che il paesaggio è già abbastanza deturpato e desertificato. Siamo riusciti a sopperire parzialmente al problema del nutrimento portando ai daini frutta e verdura raccolta dai mercati generali e non più vendibili».
Altra nota dolente è il fenomeno del randagismo: la Polizia Provinciale, intervenuta per debellare una vera e propria "caccia" dei cani nei confronti dei daini, conterà alla fine ben 42 carcasse di questi esemplari. «I cani non hanno avuto alcuna difficoltà ad oltrepassare la recinzione dove sono presenti i daini - prosegue il Comandante De Zorzi - in quanto corrosa dagli anni e dagli agenti atmosferici. Per scacciare i randagi, una volta recatici sul posto siamo stati costretti a sparare diversi colpi in aria con fucili da caccia per allontanarli. In seguito, grazie al sostegno di alcune associazioni, siamo riusciti a ricondurre i cani nel loro luogo di provenienza». Resta da risolvere, comunque, il problema del sovrappopolamento dei daini, che potrebbe causare anche la trasmissione di malattie agli altri animali che popolano contrada Papparicotta. Viste le difficoltà nel ricollocare i daini in altri luoghi, ad oggi l'unica soluzione possibile pare essere il selecontrollo, ossia l'abbattimento attraverso metodi efficaci a cui si ricorre per procurare il minor dolore possibile. Una soluzione estrema ma necessaria, in mancanza di alternative, anche per tutelare l'incolumità pubblica nel caso in cui questi esemplari riescano ad uscire dalla recinzione.
A contribuire seriamente al danneggiamento di un'area affascinante quale è l'azienda Papparicotta, ci ha pensato anche l'inciviltà umana. Il Comandante De Zorzi ci racconta di alcuni episodi di furto avvenuti negli ultimi mesi: «All'interno dell'area è installato un laghetto artificiale, alimentato da un pozzo di proprietà della Regione. Recentemente, qualcuno si è introdotto nell'azienda rompendo i chiusini ed estirpando i cavi di rame dai condotti che portano l'alimentazione al pozzo. Sono avvenuti ben quattro episodi di questo genere, che abbiamo prontamente denunciato, e che per oltre tre mesi hanno causato un mancato afflusso d'acqua nell'area. Nel frattempo, grazie al contributo di alcuni amici, abbiamo sopperito alla mancanza d'acqua grazie a contenitori da 1000 litri che hanno consentito agli animali di continuare ad abbeverarsi. In seguito, l'amministrazione provinciale ha installato nuovi cavi riportando l'acqua al pozzo anche se non più con lo stesso flusso iniziale».
Ancora oggi, la situazione dell'azienda Papparicotta vive in un totale immobilismo da parte delle istituzioni e versa sempre di più in uno stato di degrado. Con una maggiore cura, la cittadinanza andriese avrebbe potuto apprezzare nella sua interezza un luogo di notevole bellezza dal punto di vista naturale, desiderio anche del Comandante De Zorzi: «Volevamo rendere fruibile questa struttura anche all'esterno con l'installazione di panchine e lasciando alla gente la possibilità di passeggiare all'interno del parco, è un luogo in cui si può imparare tanto».
A tracciare un quadro completo della situazione, nel corso di una nostra intervista esclusiva, è il Comandante della Polizia Provinciale, Pietro De Zorzi, raccontando in primis la vicenda relativa alla presenza dei daini nell'azienda: «Poco più di 20 anni fa, la Provincia di Bari volle realizzare un centro di allevamento pubblico di lepri, destinandovi un'area di 33 ettari (debitamente recintata) nel centro Papparicotta. Dal momento che l'area recintata è caratterizzata dalla presenza di flora mediterranea, e al fine di favorire l'allevamento delle lepri, furono introdotte delle pecore; gli ovini brucavano l'erba mantenendola bassa. Ad un certo punto, però, il parco subì reiterati furti di pecore, così la provincia di Bari decise di immettere nell'area alcuni capi di daino».
E qui cominciarono a presentarsi diversi problemi, come racconta il Comandante De Zorzi: «Nel corso degli anni, questi animali si sono riprodotti in gran numero e oggi si contano numerosi esemplari, ben 150 in un'area di soli 33 ettari. Questo sovrappopolamento rischia seriamente di esaurire le risorse per la sopravvivenza degli esemplari all'interno del parco. Si tratta inoltre di una specie che non può essere liberata sul territorio in quanto alloctona, cioè non originaria del luogo (contrario di autoctono, ndr). Per non parlare della loro alimentazione: per nutrirsi, questi esemplari mangiano i giovani arbusti scorticando la corteccia, facendo rinsecchire l'albero. In questa maniera, le essenze mediterranee presenti nell'azienda Papparicotta arriveranno ad estinguersi, dal momento che il paesaggio è già abbastanza deturpato e desertificato. Siamo riusciti a sopperire parzialmente al problema del nutrimento portando ai daini frutta e verdura raccolta dai mercati generali e non più vendibili».
Altra nota dolente è il fenomeno del randagismo: la Polizia Provinciale, intervenuta per debellare una vera e propria "caccia" dei cani nei confronti dei daini, conterà alla fine ben 42 carcasse di questi esemplari. «I cani non hanno avuto alcuna difficoltà ad oltrepassare la recinzione dove sono presenti i daini - prosegue il Comandante De Zorzi - in quanto corrosa dagli anni e dagli agenti atmosferici. Per scacciare i randagi, una volta recatici sul posto siamo stati costretti a sparare diversi colpi in aria con fucili da caccia per allontanarli. In seguito, grazie al sostegno di alcune associazioni, siamo riusciti a ricondurre i cani nel loro luogo di provenienza». Resta da risolvere, comunque, il problema del sovrappopolamento dei daini, che potrebbe causare anche la trasmissione di malattie agli altri animali che popolano contrada Papparicotta. Viste le difficoltà nel ricollocare i daini in altri luoghi, ad oggi l'unica soluzione possibile pare essere il selecontrollo, ossia l'abbattimento attraverso metodi efficaci a cui si ricorre per procurare il minor dolore possibile. Una soluzione estrema ma necessaria, in mancanza di alternative, anche per tutelare l'incolumità pubblica nel caso in cui questi esemplari riescano ad uscire dalla recinzione.
A contribuire seriamente al danneggiamento di un'area affascinante quale è l'azienda Papparicotta, ci ha pensato anche l'inciviltà umana. Il Comandante De Zorzi ci racconta di alcuni episodi di furto avvenuti negli ultimi mesi: «All'interno dell'area è installato un laghetto artificiale, alimentato da un pozzo di proprietà della Regione. Recentemente, qualcuno si è introdotto nell'azienda rompendo i chiusini ed estirpando i cavi di rame dai condotti che portano l'alimentazione al pozzo. Sono avvenuti ben quattro episodi di questo genere, che abbiamo prontamente denunciato, e che per oltre tre mesi hanno causato un mancato afflusso d'acqua nell'area. Nel frattempo, grazie al contributo di alcuni amici, abbiamo sopperito alla mancanza d'acqua grazie a contenitori da 1000 litri che hanno consentito agli animali di continuare ad abbeverarsi. In seguito, l'amministrazione provinciale ha installato nuovi cavi riportando l'acqua al pozzo anche se non più con lo stesso flusso iniziale».
Ancora oggi, la situazione dell'azienda Papparicotta vive in un totale immobilismo da parte delle istituzioni e versa sempre di più in uno stato di degrado. Con una maggiore cura, la cittadinanza andriese avrebbe potuto apprezzare nella sua interezza un luogo di notevole bellezza dal punto di vista naturale, desiderio anche del Comandante De Zorzi: «Volevamo rendere fruibile questa struttura anche all'esterno con l'installazione di panchine e lasciando alla gente la possibilità di passeggiare all'interno del parco, è un luogo in cui si può imparare tanto».