Crisi olivicola: anche i Frantoiani Italiani Olio di Qualità (FIOQ) chiedono interventi strutturali
La filiera dell’olio d’oliva può uscire dalla drammatica situazione, solo se le rivendicazioni saranno generali, puntando ad una valorizzazione del prodotto di qualità
sabato 13 novembre 2021
7.22
"Daremo il nostro apporto per uscire fuori da questa crisi, per far valere le ragioni di un settore vilipeso e non considerato, andando anche al di là della riforma della Pac. Il comparto olivicolo sta vivendo uno dei peggiori momenti degli ultimi decenni e per questo prenderemo parte alla manifestazione in programma ad Andria venerdì 19 novembre alle 17.00 presso la sala Nymphameum". A parlare sono Riccardo Guglielmi ed Alfonso Fucci, rispettivamente presidente e vice dell'Associazione Nazionale dei Frantoiani Italiani Olio di Qualità (FIOQ), un sodalizio che rappresenta 30 imprese frantoiane, con una capacità trasformativa di oltre 3 milioni di quintali di olive molite, organismo radicato soprattutto nel nord barese. Da soli i frantoiani che aderiscono a questa associazione rappresentano il 15% del prodotto trasformato in Italia ed il 70% dell'intera Puglia. Non è un caso che questo sodalizio sia nato ad Andria, in una delle capitali europee dell'olio d'oliva di qualità.
Anche l'Associazione Nazionale dei Frantoiani Italiani Olio di Qualità (FIOQ), è preoccupata per la situazione di crisi del comparto olivicolo che sta mettendo in crisi l'intera filiera, strategico volano non solo economico, ma anche sociale ed ambientale della Puglia.
"Crediamo fermamente nella valorizzazione del nostro olio di qualità, meritevole di ottenere la giusta remunerazione in quanto prodotto naturale dalle innumerevoli qualità salutistiche ed organolettiche. I prezzi oggi dovrebbero oscillare tra gli 8 ed i 10 euro al litro e non come sta accadendo sulla nostra piazza, con valori che sfioriamo a malapena i 3 euro. Questa rivendicazione va in primis a favore dei produttori che non vedranno le loro olive comprate mediamente sui 45 euro il quintale come sono gli attuali prezzi bensì intorno ai 100 euro, così andiamo ben oltre quello che si intende recuperare dalla riforma della Pac. Tutto questo va però corredato con l'elaborazione di un piano di lavorazione ben preciso, onde favorire la qualità dell'olio. Iniziando dal tipo di potatura, con le lavorazioni del terreno, dai trattamenti antiparassitari. Serve una vera e propria tracciabilità delle olive e quindi dell'olio che verrà prodotto. Un sistema che si potrebbe adottare qui da noi –proseguono Riccardo Guglielmi ed Alfonso Fucci, dell'Associazione Nazionale dei Frantoiani Italiani Olio di Qualità (FIOQ)-, potrebbe essere quello spagnolo: ovvero con l'arrivo in frantoio del prodotto procedere alla defogliazione e quindi alla campionatura delle olive, avendo a disposizione un grosso laboratorio di analisi (in comune) dove sia il coltivatore sia il frantoiano possono quantificare la percentuale di olio nelle olive da lavorare, in maniera tale da procedere a quantificare il giusto prezzo da pagare. Oltremodo, lo stesso laboratorio certificherebbe la qualità dell'olio prodotto così da giustificare il prezzo che accompagnerà il valore di quell'olio. Questa è una strada praticabile per poter giustificare dei prezzi maggiori per il nostro olio e quindi rendere remunerative le nostre produzioni, che ripeto pur a fronte della sua indiscussa eccellenza non è valorizzata nella vendita. Oggi la situazione è talmente critica che molti di noi frantoiani hanno preferito non iniziare neppure le operazioni preliminari di avviamento dell'attività dei frantoi. Stanno tutti alla finestra, aspettando quello che accadrà. I prezzi di vendita sul mercato sono in forte flessione e francamente non vogliamo dare adito ad essere confusi con coloro che vogliono affossare il mercato e speculano sui prezzi. I responsabili sono altri, certamente non noi, che siamo la catena debole di questa filiera agroalimentare. Purtroppo la realtà dei fatti è diametralmente opposta: la fase della trasformazione è l'anello di congiunzione che per un cinquantennio ha tenuto in piedi la filiera olivicola, e spesso quelli che hanno subito in prima linea i contraccolpi del mercato siamo stati noi. Riteniamo che siamo forse quelli che non sono valorizzati, in quanto non siamo riconosciuti come produttori di olio, in quanto trasformatori. Eppure compriamo le olive e produciamo olio, ma l'U.E. non ci riconosce lo status di produttori, cosa che invece accade in Spagna. Infatti in questo paese, il 90% dell'olio prodotto arriva dalle cooperative, quindi composte dai produttori. In Italia non accade questo, perché una minima parte arriva dalle cooperative. Siamo noi che acquistiamo le olive e produciamo l'olio ma non siamo riconosciuti come produttori. Un paragone può dare meglio l'idea. Un caseificio compra il latte dalla masseria e poi lo lavora per produrre formaggi. A nessuno verrebbe in mente di dire che la masseria ha prodotto il formaggio, bensì è il caseificio. Questo non accade per l'olio d'oliva. Noi abbiamo aderito alla mobilitazione del comparto e saremo sempre in prima linea se questo impegno perseguirà il miglioramento delle condizioni del nostro comparto, perché ne facciamo pienamente parte. La riforma auspicabile non è solo quella della Pac, ma dell'intero settore olivicolo e quindi è necessario puntare alla valorizzazione dell'olio. E' inconcepibile pensare che l'olio toscano tocca i 20 euro a litro ed il nostro raggiunge i 3 euro. Da tempo come frantoiani e come rappresentanti dei frantoiani chiediamo l'istituzione della CUN (Commissione Unica Nazionale) sull'olio. E' una priorità per rivedere l'impalcatura dell'intero sistema volto a quotare la materia trasformata – spiegano Guglielmi e Fucci– un sistema che presenta anomalie che provocano disfunzioni e circoli viziosi, che potrebbero finire per agevolare pratiche non lecite.
La CUN sull'olio -concludono Riccardo Guglielmi ed Alfonso Fucci, rispettivamente presidente e vice dell'Associazione Nazionale dei Frantoiani Italiani Olio di Qualità (FIOQ)-, dovrebbe essere il cardine su cui dovrebbero innescarsi le procedure circa le reali quotazioni merci presso la Camera di Commercio di Bari. Lo stiamo chiedendo da tempo e crediamo sia arrivato il momento che anche per noi, al pari di altri soggetti presenti nella filiera, vi sia la giusta rappresentatività".
Anche l'Associazione Nazionale dei Frantoiani Italiani Olio di Qualità (FIOQ), è preoccupata per la situazione di crisi del comparto olivicolo che sta mettendo in crisi l'intera filiera, strategico volano non solo economico, ma anche sociale ed ambientale della Puglia.
"Crediamo fermamente nella valorizzazione del nostro olio di qualità, meritevole di ottenere la giusta remunerazione in quanto prodotto naturale dalle innumerevoli qualità salutistiche ed organolettiche. I prezzi oggi dovrebbero oscillare tra gli 8 ed i 10 euro al litro e non come sta accadendo sulla nostra piazza, con valori che sfioriamo a malapena i 3 euro. Questa rivendicazione va in primis a favore dei produttori che non vedranno le loro olive comprate mediamente sui 45 euro il quintale come sono gli attuali prezzi bensì intorno ai 100 euro, così andiamo ben oltre quello che si intende recuperare dalla riforma della Pac. Tutto questo va però corredato con l'elaborazione di un piano di lavorazione ben preciso, onde favorire la qualità dell'olio. Iniziando dal tipo di potatura, con le lavorazioni del terreno, dai trattamenti antiparassitari. Serve una vera e propria tracciabilità delle olive e quindi dell'olio che verrà prodotto. Un sistema che si potrebbe adottare qui da noi –proseguono Riccardo Guglielmi ed Alfonso Fucci, dell'Associazione Nazionale dei Frantoiani Italiani Olio di Qualità (FIOQ)-, potrebbe essere quello spagnolo: ovvero con l'arrivo in frantoio del prodotto procedere alla defogliazione e quindi alla campionatura delle olive, avendo a disposizione un grosso laboratorio di analisi (in comune) dove sia il coltivatore sia il frantoiano possono quantificare la percentuale di olio nelle olive da lavorare, in maniera tale da procedere a quantificare il giusto prezzo da pagare. Oltremodo, lo stesso laboratorio certificherebbe la qualità dell'olio prodotto così da giustificare il prezzo che accompagnerà il valore di quell'olio. Questa è una strada praticabile per poter giustificare dei prezzi maggiori per il nostro olio e quindi rendere remunerative le nostre produzioni, che ripeto pur a fronte della sua indiscussa eccellenza non è valorizzata nella vendita. Oggi la situazione è talmente critica che molti di noi frantoiani hanno preferito non iniziare neppure le operazioni preliminari di avviamento dell'attività dei frantoi. Stanno tutti alla finestra, aspettando quello che accadrà. I prezzi di vendita sul mercato sono in forte flessione e francamente non vogliamo dare adito ad essere confusi con coloro che vogliono affossare il mercato e speculano sui prezzi. I responsabili sono altri, certamente non noi, che siamo la catena debole di questa filiera agroalimentare. Purtroppo la realtà dei fatti è diametralmente opposta: la fase della trasformazione è l'anello di congiunzione che per un cinquantennio ha tenuto in piedi la filiera olivicola, e spesso quelli che hanno subito in prima linea i contraccolpi del mercato siamo stati noi. Riteniamo che siamo forse quelli che non sono valorizzati, in quanto non siamo riconosciuti come produttori di olio, in quanto trasformatori. Eppure compriamo le olive e produciamo olio, ma l'U.E. non ci riconosce lo status di produttori, cosa che invece accade in Spagna. Infatti in questo paese, il 90% dell'olio prodotto arriva dalle cooperative, quindi composte dai produttori. In Italia non accade questo, perché una minima parte arriva dalle cooperative. Siamo noi che acquistiamo le olive e produciamo l'olio ma non siamo riconosciuti come produttori. Un paragone può dare meglio l'idea. Un caseificio compra il latte dalla masseria e poi lo lavora per produrre formaggi. A nessuno verrebbe in mente di dire che la masseria ha prodotto il formaggio, bensì è il caseificio. Questo non accade per l'olio d'oliva. Noi abbiamo aderito alla mobilitazione del comparto e saremo sempre in prima linea se questo impegno perseguirà il miglioramento delle condizioni del nostro comparto, perché ne facciamo pienamente parte. La riforma auspicabile non è solo quella della Pac, ma dell'intero settore olivicolo e quindi è necessario puntare alla valorizzazione dell'olio. E' inconcepibile pensare che l'olio toscano tocca i 20 euro a litro ed il nostro raggiunge i 3 euro. Da tempo come frantoiani e come rappresentanti dei frantoiani chiediamo l'istituzione della CUN (Commissione Unica Nazionale) sull'olio. E' una priorità per rivedere l'impalcatura dell'intero sistema volto a quotare la materia trasformata – spiegano Guglielmi e Fucci– un sistema che presenta anomalie che provocano disfunzioni e circoli viziosi, che potrebbero finire per agevolare pratiche non lecite.
La CUN sull'olio -concludono Riccardo Guglielmi ed Alfonso Fucci, rispettivamente presidente e vice dell'Associazione Nazionale dei Frantoiani Italiani Olio di Qualità (FIOQ)-, dovrebbe essere il cardine su cui dovrebbero innescarsi le procedure circa le reali quotazioni merci presso la Camera di Commercio di Bari. Lo stiamo chiedendo da tempo e crediamo sia arrivato il momento che anche per noi, al pari di altri soggetti presenti nella filiera, vi sia la giusta rappresentatività".