Crisi olivicola, AIPO Puglia: "Senza interventi duraturi si rischia la distruzione del patrimonio olivicolo regionale"
Presidente Luigi Amorese: "Se continueremo di questo passo aspettiamoci l’abbandono dei nostri meravigliosi uliveti"
venerdì 19 novembre 2021
16.49
"Corsi e ricorsi della storia. Purtroppo ciclicamente assistiamo a questioni negative legate alla nostra olivicoltura -sottolinea in una nota il Presidente dell'AIPO (Associazione Italiana Produttori Olivicoli) Puglia, Rag. Luigi Amorese-. Quest'anno, malgrado i favorevoli presupposti, ecco ritrovarci a parlare di crisi olivicola, pur a fronte di una produzione che in termini di qualità, è a dir poco eccellente.
Sovvertendo le più elementari regole economiche, con una produzione ridotta a causa delle avversità meteoriche, ci troviamo con prezzi di acquisto delle olive di poco superiori ai 40 euro, con buona pace delle notevoli spese sostenute dagli olivicoltori, tra lavorazioni, costi del carburante agricolo, fitofarmaci e irrigazione.
Ormai scomparsa a causa delle xylella l'olivicoltura di qualità nel Salento, assistiamo in questi giorni soprattutto nel nord barese, con Andria e Bitonto quali centri dell'olivicoltura d'eccellenza, a vicende legate a fenomeni speculativi. Non bastavano gli allarmi sui furti e le razzie compiute nelle nostre campagne, adesso ci si (ri)mette la speculazione. I prezzi molto al di sotto della media, sia per le olive che per il nostro olio, la mancanza di manodopera qualificata per le operazioni di raccolta, sono le variabili che stanno influenzando il mercato, portando alla disperazione gli operatori della filiera olivicola, senza dimenticare che nel frattempo le cambiali agrarie arrivano regolarmente. Oggi il grido di allarme sulla drammatica situazione accomuna i produttori, insieme ai frantoiani ed ai commercianti, anche loro stretti nella morsa delle azioni speculative da parte delle grandi holding, che ormai di italiano hanno solo il nome. Le Associazioni del primario comparto agricolo, per importanza, della Puglia tornano nuovamente a denunciare questo stato di cose, a fronte delle istituzioni che continuano a fare orecchie da mercanti.
Sembra quasi che questioni legate a questo comparto siano avulse dal contesto in cui viviamo. Nessuno si rende conto che l'olivicoltura è una questione sociale ed ambientale, prima ancora che economica. Il nostro patrimonio arboreo è caratteristico di questo territorio e non bastano le leggi che vietano pratiche di svellimento a tutelare questa "fabbrica della natura": servono interventi strutturali, duraturi. Perché i nostri prodotti di eccellenza, cultivar Coratina o Cima di Bitonto con tanto di marchi DOP e IGP sono svenduti a fronte di identiche produzioni, molto spesso tagliate con il nostro prodotto che riescono a spuntare prezzi intorno ai 20 euro a litro, quando noi a malapena riusciamo a spuntarne 4 euro al litro. Controlli e verifiche sono strategiche per contrastare pratiche disoneste, sia di chi si accaparra le nostre produzioni per venderle sotto etichettature di altri territori sia di chi dolosamente compie sofisticazioni per adulterare olio di provenienza estera, che non rappresenta affatto quelle caratteristiche organolettiche e salutistiche del nostro olio d'oliva, famoso nel mondo e alimento principe della dieta mediterranea. Ecco, crediamo che le istituzioni unitamente alla filiera olivicola (aziende agricole in primis, frantoi e confezionatori) a fronte di questa drammatica crisi in atto, devono riconsiderare la politica agricola riferita all'olivicoltura al fine di addivenire ad una maggiore gratificazione commerciale del lavoro svolto dagli operatori della filiera. Se continueremo di questo passo aspettiamoci l'abbandono dei nostri meravigliosi uliveti e del patrimonio storico e agricolo ad esso collegato", conclude il Presidente dell'AIPO Puglia, Rag. Luigi Amorese.
Sovvertendo le più elementari regole economiche, con una produzione ridotta a causa delle avversità meteoriche, ci troviamo con prezzi di acquisto delle olive di poco superiori ai 40 euro, con buona pace delle notevoli spese sostenute dagli olivicoltori, tra lavorazioni, costi del carburante agricolo, fitofarmaci e irrigazione.
Ormai scomparsa a causa delle xylella l'olivicoltura di qualità nel Salento, assistiamo in questi giorni soprattutto nel nord barese, con Andria e Bitonto quali centri dell'olivicoltura d'eccellenza, a vicende legate a fenomeni speculativi. Non bastavano gli allarmi sui furti e le razzie compiute nelle nostre campagne, adesso ci si (ri)mette la speculazione. I prezzi molto al di sotto della media, sia per le olive che per il nostro olio, la mancanza di manodopera qualificata per le operazioni di raccolta, sono le variabili che stanno influenzando il mercato, portando alla disperazione gli operatori della filiera olivicola, senza dimenticare che nel frattempo le cambiali agrarie arrivano regolarmente. Oggi il grido di allarme sulla drammatica situazione accomuna i produttori, insieme ai frantoiani ed ai commercianti, anche loro stretti nella morsa delle azioni speculative da parte delle grandi holding, che ormai di italiano hanno solo il nome. Le Associazioni del primario comparto agricolo, per importanza, della Puglia tornano nuovamente a denunciare questo stato di cose, a fronte delle istituzioni che continuano a fare orecchie da mercanti.
Sembra quasi che questioni legate a questo comparto siano avulse dal contesto in cui viviamo. Nessuno si rende conto che l'olivicoltura è una questione sociale ed ambientale, prima ancora che economica. Il nostro patrimonio arboreo è caratteristico di questo territorio e non bastano le leggi che vietano pratiche di svellimento a tutelare questa "fabbrica della natura": servono interventi strutturali, duraturi. Perché i nostri prodotti di eccellenza, cultivar Coratina o Cima di Bitonto con tanto di marchi DOP e IGP sono svenduti a fronte di identiche produzioni, molto spesso tagliate con il nostro prodotto che riescono a spuntare prezzi intorno ai 20 euro a litro, quando noi a malapena riusciamo a spuntarne 4 euro al litro. Controlli e verifiche sono strategiche per contrastare pratiche disoneste, sia di chi si accaparra le nostre produzioni per venderle sotto etichettature di altri territori sia di chi dolosamente compie sofisticazioni per adulterare olio di provenienza estera, che non rappresenta affatto quelle caratteristiche organolettiche e salutistiche del nostro olio d'oliva, famoso nel mondo e alimento principe della dieta mediterranea. Ecco, crediamo che le istituzioni unitamente alla filiera olivicola (aziende agricole in primis, frantoi e confezionatori) a fronte di questa drammatica crisi in atto, devono riconsiderare la politica agricola riferita all'olivicoltura al fine di addivenire ad una maggiore gratificazione commerciale del lavoro svolto dagli operatori della filiera. Se continueremo di questo passo aspettiamoci l'abbandono dei nostri meravigliosi uliveti e del patrimonio storico e agricolo ad esso collegato", conclude il Presidente dell'AIPO Puglia, Rag. Luigi Amorese.