Crisi in Ucraina, rischi per le esportazioni manifatturiere della Puglia
Ricerca di Confartigianato: seconda la BAT per le esportazioni in Russia
venerdì 21 novembre 2014
13.36
Ben 63 milioni di euro. Ecco quanto vale il made in Puglia nel mercato russo. Nel secondo trimestre di quest'anno, si è registrata una flessione di 12 milioni di euro, pari al 17,2 per cento rispetto al secondo trimestre dell'anno scorso (quando il valore delle esportazioni pugliesi superava i 75 milioni di euro). E' quanto emerge da un'elaborazione del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Istat.
In particolare, le aziende della provincia di Bari esportano beni per 33 milioni di euro. Pari al 52,4 per cento del totale regionale. Seguono quelle della provincia di Barletta-Andria-Trani, con 9 milioni (14,3 per cento del dato pugliese); Taranto con 7 milioni (11,1 per cento), Lecce e Brindisi con 5 milioni ciascuna (7,9 per cento). Chiude Foggia con 4 milioni (6,3 per cento). Va detto che le esportazioni manifatturiere rappresentano il 98,6 per cento del totale dell'export italiano verso il mercato russo.
La crisi in Ucraina, oltre alla bassa crescita dell'economia russa, ha ripercussioni sempre più pesanti sulle vendite dei prodotti italiani sul mercato russo, uno dei più dinamici negli ultimi anni. Le più recenti stime preliminari del commercio estero dell'Istat limitate ai paesi extra Ue, relative al mese di settembre scorso e pubblicate il 23 ottobre, registrano un calo mensile tendenziale dell'export verso la Federazione Russa pari al 10,2 per cento e una flessione cumulata nei primi nove mesi dell'anno del 9,5 per cento.
«I rapporti, anche di carattere culturale, tra la nostra regione e la Russia – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – sono sempre stati strettissimi perché derivanti da un antico e profondo legame tra popoli. Per questo motivo – sottolinea – le imprese pugliesi stanno soffrendo più di altre le conseguenze negative delle restrizioni commerciali imposte a seguito della crisi ucraina. L'intero settore manifatturiero ne è colpito ed in particolare il comparto agroalimentare, quello della moda e dell'arredamento, in grado di esprimere eccellenze molto apprezzate dai compratori russi. Si tratta di un'altra circostanza estremamente negativa di cui le nostre imprese, specie con un mercato interno incapace di risollevarsi e vessato da continui rincari dell'Iva, avrebbero fatto volentieri a meno», conclude Sgherza.
In particolare, le aziende della provincia di Bari esportano beni per 33 milioni di euro. Pari al 52,4 per cento del totale regionale. Seguono quelle della provincia di Barletta-Andria-Trani, con 9 milioni (14,3 per cento del dato pugliese); Taranto con 7 milioni (11,1 per cento), Lecce e Brindisi con 5 milioni ciascuna (7,9 per cento). Chiude Foggia con 4 milioni (6,3 per cento). Va detto che le esportazioni manifatturiere rappresentano il 98,6 per cento del totale dell'export italiano verso il mercato russo.
La crisi in Ucraina, oltre alla bassa crescita dell'economia russa, ha ripercussioni sempre più pesanti sulle vendite dei prodotti italiani sul mercato russo, uno dei più dinamici negli ultimi anni. Le più recenti stime preliminari del commercio estero dell'Istat limitate ai paesi extra Ue, relative al mese di settembre scorso e pubblicate il 23 ottobre, registrano un calo mensile tendenziale dell'export verso la Federazione Russa pari al 10,2 per cento e una flessione cumulata nei primi nove mesi dell'anno del 9,5 per cento.
«I rapporti, anche di carattere culturale, tra la nostra regione e la Russia – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – sono sempre stati strettissimi perché derivanti da un antico e profondo legame tra popoli. Per questo motivo – sottolinea – le imprese pugliesi stanno soffrendo più di altre le conseguenze negative delle restrizioni commerciali imposte a seguito della crisi ucraina. L'intero settore manifatturiero ne è colpito ed in particolare il comparto agroalimentare, quello della moda e dell'arredamento, in grado di esprimere eccellenze molto apprezzate dai compratori russi. Si tratta di un'altra circostanza estremamente negativa di cui le nostre imprese, specie con un mercato interno incapace di risollevarsi e vessato da continui rincari dell'Iva, avrebbero fatto volentieri a meno», conclude Sgherza.