Crescita economica in calo: nella Bat resta ancora il segno meno
I dati dell'Osservatorio banche-imprese commentato dalla Uil
mercoledì 7 dicembre 2016
14.41
«I dati sulla crescita e sulle prospettive di sviluppo della Puglia, e in particolare di alcune province come Bari e Bat, resi noti dall'Osservatorio banche-imprese, rappresentano un campanello d'allarme da non sottovalutare. La forbice con il Nord continua ad allargarsi e la famosa luce in fondo al tunnel è tutt'altro che vicina: bisogna intervenire con urgenza prima che le differenze diventino irrecuperabili». Lo dichiara Aldo Pugliese, segretario generale della Uil di Puglia e di Bari-BAT, dopo aver analizzato i numeri diffusi dall'Obi.
A livello regionale, tra il 2008, primo anno di crisi, e il 2013, l'economia ha segnato il passo, registrando una variazione negativa (-6,53%). Tutte le province hanno registrato il segno meno, ma le più colpite sono state la Bat (-10,12%), Bari (-7,9%) e Taranto (-7,24%). Tra il 2014 e il 2016, invece, dinanzi a una ripresa in alcune province, Bat e Bari non sono riuscite a invertire una tendenza in valori assoluti, rimanendo ancorate al segno meno, rispettivamente con -1,89% e -0,91%. Infine, sebbene le proiezioni per il 2017 e il 2020 parlino di un ritorno alla positività (+2,42% nella Bat e +3,72% a Bari), il recupero del terreno perduto sarà comunque un obiettivo lontano.
«Occorre rendere operativi quanto prima - prosegue Pugliese - i masterplan per la Puglia, per Bari e per Taranto, finanziati con il fondo sviluppo e coesione, nonché spendere con oculatezza i fondi comunitari 2014-2020 disponibili. Stavolta, però, per evitare gli errori del passato, quando le risorse europee sono state spese in altissime percentuali, ma senza alcun ritorno positivo dal punto di vista economico e, soprattutto occupazionale, bisogna mettere in campo una programmazione seria e condivisa, che premi la qualità e non la quantità. Inoltre, sarebbe opportuno investire in infrastrutture, sicurezza e servizi, al fine di rendere il territorio attrattivo per capitali e imprese sia nazionali che estere. Non è concepibile, infatti, che territori come Bari debbano assistere al lento declino di una delle zone industriali più grandi del Mezzogiorno, una volta fiore all'occhiello del territorio, a causa della totale assenza di sicurezza e di infrastrutture spesso fatiscenti o comunque poco competitive. La marcia va accelerata, senza se e senza ma. L'occasione e le risorse idonee per farlo - conclude - non mancano, a patto che esista la reale volontà politica di rilanciare la nostra regione, oltre i semplici spot».
A livello regionale, tra il 2008, primo anno di crisi, e il 2013, l'economia ha segnato il passo, registrando una variazione negativa (-6,53%). Tutte le province hanno registrato il segno meno, ma le più colpite sono state la Bat (-10,12%), Bari (-7,9%) e Taranto (-7,24%). Tra il 2014 e il 2016, invece, dinanzi a una ripresa in alcune province, Bat e Bari non sono riuscite a invertire una tendenza in valori assoluti, rimanendo ancorate al segno meno, rispettivamente con -1,89% e -0,91%. Infine, sebbene le proiezioni per il 2017 e il 2020 parlino di un ritorno alla positività (+2,42% nella Bat e +3,72% a Bari), il recupero del terreno perduto sarà comunque un obiettivo lontano.
«Occorre rendere operativi quanto prima - prosegue Pugliese - i masterplan per la Puglia, per Bari e per Taranto, finanziati con il fondo sviluppo e coesione, nonché spendere con oculatezza i fondi comunitari 2014-2020 disponibili. Stavolta, però, per evitare gli errori del passato, quando le risorse europee sono state spese in altissime percentuali, ma senza alcun ritorno positivo dal punto di vista economico e, soprattutto occupazionale, bisogna mettere in campo una programmazione seria e condivisa, che premi la qualità e non la quantità. Inoltre, sarebbe opportuno investire in infrastrutture, sicurezza e servizi, al fine di rendere il territorio attrattivo per capitali e imprese sia nazionali che estere. Non è concepibile, infatti, che territori come Bari debbano assistere al lento declino di una delle zone industriali più grandi del Mezzogiorno, una volta fiore all'occhiello del territorio, a causa della totale assenza di sicurezza e di infrastrutture spesso fatiscenti o comunque poco competitive. La marcia va accelerata, senza se e senza ma. L'occasione e le risorse idonee per farlo - conclude - non mancano, a patto che esista la reale volontà politica di rilanciare la nostra regione, oltre i semplici spot».