Credito, gli istituti pugliesi chiudono i rubinetti
Tagliato un miliardo 264 milioni di euro di impieghi. A scapito di famiglie, imprese, enti pubblici e privati
lunedì 15 aprile 2013
10.33
Gli istituti di credito pugliesi chiudono i "rubinetti". Hanno "tagliato" un miliardo 264 milioni di euro di impieghi a scapito di famiglie, imprese, enti pubblici e privati. Si tratta della somma di tutti i finanziamenti erogati dalle banche alla clientela. Sono compresi mutui, scoperti di conto corrente, prestiti contro cessione di stipendio, anticipi su carte di credito, sconti di annualità, prestiti personali, leasing, factoring, altri investimenti finanziari (per esempio, commercial paper, rischio di portafoglio, prestiti su pegno, impieghi con fondi di terzi in amministrazione), sofferenze ed effetti insoluti e al protesto di proprietà.
E' quanto emerge da un report del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato i dati della Banca d'Italia. In un anno, da gennaio 2012 a gennaio scorso, gli impieghi sono diminuiti del 2,2 per cento: da 57 miliardi 862 milioni di euro si scende a 56 miliardi 598 milioni. Una riduzione apparentemente modesta, ma che pesa come un macigno sull'economia reale e sui bilanci di famiglie ed aziende. In dettaglio, il 51.6% dei finanziamenti è stato erogato alle famiglie (29,2 miliardi), il 41,8 per cento alle imprese (23,6 miliardi), il 5,7 per cento alle amministrazioni pubbliche (3,2 miliardi), lo 0,4 per cento ad istituzioni senza scopo di lucro (242 milioni) e lo 0,5 per cento a società finanziarie (256 milioni).
In particolare, i finanziamenti delle famiglie (consumatrici e produttrici) sono diminuiti del 2,2 per cento (da 29,8 a 29,2 miliardi). La causa principale è la forte contrazione di nuovi mutui. Le società cosiddette non finanziarie, cioè le imprese che producono beni e servizi, vedono ridursi i prestiti dello 0,8 per cento (da 23,8 miliardi a 23,6 miliardi). Le società finanziarie, compresi gli intermediari, invece, registrano un vero e proprio crollo: meno 35 per cento (da 394 a 256 milioni). Calano pure gli impieghi a favore della pubblica amministrazione. Nello stesso periodo, sono scesi del 6,6 per cento (da 3,4 a 3,2 miliardi). Stessa sorte per le istituzioni senza scopo di lucro che «perdono» il 15,2 per cento dei prestiti (da 286 a 242 milioni).
Nella provincia di Bari gli istituti bancari hanno erogato ben il 41.6% degli impieghi complessivi, ma si registra una flessione dell'1,8%. Un calo comunque sotto la media regionale (-2,2%). I finanziamenti sono scesi da 23,9 a 23,5 miliardi di euro. Nella Bat si registra la stessa contrazione di Bari (-1.8%). I volumi, però, sono decisamente più bassi (4,5 miliardi). Corrisponde all'8 per cento del totale regionale. Nell'allegato i dati dettagliati sulle sei province pugliesi.
«Il sistema bancario - dice il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza - dovrebbe favorire la ripresa. Invece, non eroga i mutui alle famiglie e continua a restringere l'accesso al credito per le imprese. Eppure - aggiunge il presidente - proprio le banche hanno beneficiato di importanti interventi pubblici di sostegno, finalizzati a fornire la liquidità necessaria per scongiurare il rischio di default, ma sono anche state destinatarie di interventi indiretti di sostegno al rafforzamento del proprio capitale. Il paradosso - spiega Sgherza - è che l'enorme quantità di denaro prestata dalla Banca centrale europea alle banche italiane non ha mai raggiunto le imprese e le famiglie, rivelandosi uno strumento inefficace per innescare la ripresa. Le banche, contrariamente a quanto andava fatto, hanno preferito investire il denaro preso in prestito a buon mercato sui mercati finanziari che garantivano buoni interessi e rischi limitati, piuttosto che metterlo a disposizione di imprese e famiglie». Per il presidente, «occorre intervenire con immediatezza, adottando tutte le misure e i provvedimenti volti a fa ripartire l'economia reale».
E' quanto emerge da un report del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato i dati della Banca d'Italia. In un anno, da gennaio 2012 a gennaio scorso, gli impieghi sono diminuiti del 2,2 per cento: da 57 miliardi 862 milioni di euro si scende a 56 miliardi 598 milioni. Una riduzione apparentemente modesta, ma che pesa come un macigno sull'economia reale e sui bilanci di famiglie ed aziende. In dettaglio, il 51.6% dei finanziamenti è stato erogato alle famiglie (29,2 miliardi), il 41,8 per cento alle imprese (23,6 miliardi), il 5,7 per cento alle amministrazioni pubbliche (3,2 miliardi), lo 0,4 per cento ad istituzioni senza scopo di lucro (242 milioni) e lo 0,5 per cento a società finanziarie (256 milioni).
In particolare, i finanziamenti delle famiglie (consumatrici e produttrici) sono diminuiti del 2,2 per cento (da 29,8 a 29,2 miliardi). La causa principale è la forte contrazione di nuovi mutui. Le società cosiddette non finanziarie, cioè le imprese che producono beni e servizi, vedono ridursi i prestiti dello 0,8 per cento (da 23,8 miliardi a 23,6 miliardi). Le società finanziarie, compresi gli intermediari, invece, registrano un vero e proprio crollo: meno 35 per cento (da 394 a 256 milioni). Calano pure gli impieghi a favore della pubblica amministrazione. Nello stesso periodo, sono scesi del 6,6 per cento (da 3,4 a 3,2 miliardi). Stessa sorte per le istituzioni senza scopo di lucro che «perdono» il 15,2 per cento dei prestiti (da 286 a 242 milioni).
Nella provincia di Bari gli istituti bancari hanno erogato ben il 41.6% degli impieghi complessivi, ma si registra una flessione dell'1,8%. Un calo comunque sotto la media regionale (-2,2%). I finanziamenti sono scesi da 23,9 a 23,5 miliardi di euro. Nella Bat si registra la stessa contrazione di Bari (-1.8%). I volumi, però, sono decisamente più bassi (4,5 miliardi). Corrisponde all'8 per cento del totale regionale. Nell'allegato i dati dettagliati sulle sei province pugliesi.
«Il sistema bancario - dice il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza - dovrebbe favorire la ripresa. Invece, non eroga i mutui alle famiglie e continua a restringere l'accesso al credito per le imprese. Eppure - aggiunge il presidente - proprio le banche hanno beneficiato di importanti interventi pubblici di sostegno, finalizzati a fornire la liquidità necessaria per scongiurare il rischio di default, ma sono anche state destinatarie di interventi indiretti di sostegno al rafforzamento del proprio capitale. Il paradosso - spiega Sgherza - è che l'enorme quantità di denaro prestata dalla Banca centrale europea alle banche italiane non ha mai raggiunto le imprese e le famiglie, rivelandosi uno strumento inefficace per innescare la ripresa. Le banche, contrariamente a quanto andava fatto, hanno preferito investire il denaro preso in prestito a buon mercato sui mercati finanziari che garantivano buoni interessi e rischi limitati, piuttosto che metterlo a disposizione di imprese e famiglie». Per il presidente, «occorre intervenire con immediatezza, adottando tutte le misure e i provvedimenti volti a fa ripartire l'economia reale».