Covid, Andria piange un altro suo figlio: se ne va il Questore Losito
Alcuni dei ricordi di gioventù. Il saluto del nipote Francesco Giorgino
domenica 22 novembre 2020
20.07
Se ne va un carissimo amico di molti. Tanti gli andriesi che hanno ricordi di giovinezza legati alla sua persona e all'intera sua famiglia, una delle più note di Andria, la cui casa natale era in via Ferrucci. Il Covid si è portato via Pierantonio Losito, fratello della Signora Margherita e moglie dell'avvocato Ninuccio Giorgino, il papà dell'ex sindaco di Andria, Nicola.
Nato il 9 giugno del 1939 è stato in città fino a quando non ha vinto il concorso da Commissario di PS a Mantova, città in cui si è sposato e ha vissuto. Era la metà degli Anni '60. La carriera nella Pubblica Sicurezza, prima che la smilitarizzazione la portasse a divenire Polizia di Stato, è andata avanti ed è proseguita con altri importanti incarichi prima a Pavia e poi a Ferrara. Nel frattempo ha subito il grande lutto della perdita di sua moglie. Ma a Ferrara incontra la signora Teresa, andriese, si risposa e insieme, 15 anni fa circa, decidono di tornare ad Andria, la città dove poter riabbracciare le famiglie d'origine.
Le sue condizioni di salute sono peggiorate nei giorni scorsi tanto da essere necessario il ricovero. Ma purtroppo non ce l'ha fatta, ha vinto ancora una volta questo terribile virus.
Così lo ricorda un caro amico di gioventù, l'avvocato Franco Piccolo, ex parlamentare e già Primo Cittadino di Andria: "Ho appreso in questo momento la perdita, causa COVID, di un carissimo amico sin dai tempi della spensierata gioventù. Mi sono tornati alla mente tantissimi bei ricordi delle giornate trascorse insieme, fin quando il raggiungimento della laurea ci ha separati perchè io sono rimasto in Andria e lui è dovuto andare a Milano perchè aveva vinto il concorso come Commissario di PS. Ci tenevamo in contatto ed avevo partecipato al suo primo matrimonio nella bellissima Mantova. Ci eravamo rivisti nuovamente dopo la morte della sua prima moglie in quanto aveva sposato una mia amica di Andria e da questore era andato in pensione e tornato definitivamente in Andria.
Questa sera il fulmine a ciel sereno.
Che la terra ti sia lieve Pierantonio.
Un caloroso abbraccio alla moglie Teresa, alla sorella Margherita e al cognato Ninuccio".
La redazione di AndriaViva si unisce all'abbraccio alla Famiglia Losito-Giorgino e rivolge le condoglianze anche ai nipoti Francesco, all'ex Sindaco Nicola e a Riccardo per la perdita dell'amato zio al quale erano molto legati.
Le esequie del dottor Pierantonio Losito si svolgeranno lunedì 23 novembre, alle ore 16 presso il Cimitero di Andria.
Francesco Giorgino: "Per mio zio Pierantonio ucciso oggi dal Covid. Ti voglio bene..."
"Se ne è andato in punta di piedi. Senza nemmeno un accenno di sorriso o un leggero movimento della mano. Senza nemmeno una parola. Un'ultima parola che riannodasse le fila di una vita vissuta tra non poche difficoltà ed ostacoli. Se ne è andato in silenzio. Quel silenzio al quale ci aveva abituati, per temperamento e stile. Lui che aveva fatto della ordinarietà un passepartout per accedere alla straordinarietà. Lui che aveva scacciato nelle retrovie della propria esistenza i gesti eclatanti e plateali. Lui che nell'impegno pluridecennale in Polizia come funzionario aveva abitato gli spazi di retroscena più che quelli di palcoscenico, per scelta e soprattutto per amore verso la famiglia. Lui che aveva inseguito il valore della riservatezza e della discrezione. Rispettando tutti, senza distinzione alcuna.
Il Covid lo ha trafitto. Ha attraversato il suo corpo come una lama affilata. Gli ha rubato ora dopo ora l'ossigeno. Lo ha fatto agendo da genio del male qual è. In poco tempo ha aggredito i suoi polmoni, costringendolo ad insopportabili affaticamenti e a tragiche apnee. La crudeltà di questo virus consiste anche (o soprattutto?) nel fatto che ti costringe a imboccare una strada che nella tua immaginazione, fiaccata da un sistema immunitario debole e fragile, coincide sovente con l'dea di non farcela.
Si tarda a chiamare il pronto soccorso perché in fondo si ha paura di non tornare più in quel luogo -la casa- che mai come in queste circostanze assume le sembianze di rifugio in grado di separarci da ciò che temiamo di più. Quasi un elmetto in tempi di guerra. C'è la paura del congedo dai propri cari. C'è la certezza di una crudeltà disumana, quella cioè di trascorrere gran parte delle ore senza contatti con gli affetti più cari. Crudeltà talvolta necessaria, talaltra frutto di disorganizzazione e mancanza di sensibilità.
Si soffre per l'aria che manca e perché si sa che fuori dalle stanze d'ospedale, dove l'unico rumore che conta è quello dei macchinari in funzione, ci sono tutte le persone che ami. Grandi e piccini che provano disperatamente ad avere tue notizie. Spesso, troppo spesso, senza ricevere nemmeno lo straccio di una pur generica risposta. Un labirinto in cui districarsi. Un'impresa titanica tra telefoni che non rispondono, informazioni passate a fatica tra un turno e l'altro, situazione perenne d'emergenza. Sensazioni di terrore acuite dalla consapevolezza oltretutto dello stato di salute dei vicini di letto o di barella.
Minuti che sembrano ore. Ore che sembrano giorni. Giorni che sembrano settimane. Il tempo diventa il terreno più fertile in cui sperimentare traiettorie di comunicazione intrapersonale. In cui fare esercizi di autocoscienza. In cui provare, con le poche forze fisiche che ti rimangono, a rintracciare il significato più autentico della vita e della morte.
Le palpebre rallentano il movimento. Gli occhi si socchiudono. Il cuore smette di battere e con esso smette di esistere la speranza di poter raccontare agli altri come sconfiggere questo nemico subdolo e devastante. Un istante ancora. Un solo istante per pensare a chi di lì a qualche minuto, attraverso lo squillo di un telefonino, saprà che il Signore ti sta accogliendo tra le sue braccia. Per darti la carezza che meriti e per dirti grazie per il dolore che hai saputo sopportare nella tua vita".
Nato il 9 giugno del 1939 è stato in città fino a quando non ha vinto il concorso da Commissario di PS a Mantova, città in cui si è sposato e ha vissuto. Era la metà degli Anni '60. La carriera nella Pubblica Sicurezza, prima che la smilitarizzazione la portasse a divenire Polizia di Stato, è andata avanti ed è proseguita con altri importanti incarichi prima a Pavia e poi a Ferrara. Nel frattempo ha subito il grande lutto della perdita di sua moglie. Ma a Ferrara incontra la signora Teresa, andriese, si risposa e insieme, 15 anni fa circa, decidono di tornare ad Andria, la città dove poter riabbracciare le famiglie d'origine.
Le sue condizioni di salute sono peggiorate nei giorni scorsi tanto da essere necessario il ricovero. Ma purtroppo non ce l'ha fatta, ha vinto ancora una volta questo terribile virus.
Così lo ricorda un caro amico di gioventù, l'avvocato Franco Piccolo, ex parlamentare e già Primo Cittadino di Andria: "Ho appreso in questo momento la perdita, causa COVID, di un carissimo amico sin dai tempi della spensierata gioventù. Mi sono tornati alla mente tantissimi bei ricordi delle giornate trascorse insieme, fin quando il raggiungimento della laurea ci ha separati perchè io sono rimasto in Andria e lui è dovuto andare a Milano perchè aveva vinto il concorso come Commissario di PS. Ci tenevamo in contatto ed avevo partecipato al suo primo matrimonio nella bellissima Mantova. Ci eravamo rivisti nuovamente dopo la morte della sua prima moglie in quanto aveva sposato una mia amica di Andria e da questore era andato in pensione e tornato definitivamente in Andria.
Questa sera il fulmine a ciel sereno.
Che la terra ti sia lieve Pierantonio.
Un caloroso abbraccio alla moglie Teresa, alla sorella Margherita e al cognato Ninuccio".
La redazione di AndriaViva si unisce all'abbraccio alla Famiglia Losito-Giorgino e rivolge le condoglianze anche ai nipoti Francesco, all'ex Sindaco Nicola e a Riccardo per la perdita dell'amato zio al quale erano molto legati.
Le esequie del dottor Pierantonio Losito si svolgeranno lunedì 23 novembre, alle ore 16 presso il Cimitero di Andria.
Francesco Giorgino: "Per mio zio Pierantonio ucciso oggi dal Covid. Ti voglio bene..."
"Se ne è andato in punta di piedi. Senza nemmeno un accenno di sorriso o un leggero movimento della mano. Senza nemmeno una parola. Un'ultima parola che riannodasse le fila di una vita vissuta tra non poche difficoltà ed ostacoli. Se ne è andato in silenzio. Quel silenzio al quale ci aveva abituati, per temperamento e stile. Lui che aveva fatto della ordinarietà un passepartout per accedere alla straordinarietà. Lui che aveva scacciato nelle retrovie della propria esistenza i gesti eclatanti e plateali. Lui che nell'impegno pluridecennale in Polizia come funzionario aveva abitato gli spazi di retroscena più che quelli di palcoscenico, per scelta e soprattutto per amore verso la famiglia. Lui che aveva inseguito il valore della riservatezza e della discrezione. Rispettando tutti, senza distinzione alcuna.
Il Covid lo ha trafitto. Ha attraversato il suo corpo come una lama affilata. Gli ha rubato ora dopo ora l'ossigeno. Lo ha fatto agendo da genio del male qual è. In poco tempo ha aggredito i suoi polmoni, costringendolo ad insopportabili affaticamenti e a tragiche apnee. La crudeltà di questo virus consiste anche (o soprattutto?) nel fatto che ti costringe a imboccare una strada che nella tua immaginazione, fiaccata da un sistema immunitario debole e fragile, coincide sovente con l'dea di non farcela.
Si tarda a chiamare il pronto soccorso perché in fondo si ha paura di non tornare più in quel luogo -la casa- che mai come in queste circostanze assume le sembianze di rifugio in grado di separarci da ciò che temiamo di più. Quasi un elmetto in tempi di guerra. C'è la paura del congedo dai propri cari. C'è la certezza di una crudeltà disumana, quella cioè di trascorrere gran parte delle ore senza contatti con gli affetti più cari. Crudeltà talvolta necessaria, talaltra frutto di disorganizzazione e mancanza di sensibilità.
Si soffre per l'aria che manca e perché si sa che fuori dalle stanze d'ospedale, dove l'unico rumore che conta è quello dei macchinari in funzione, ci sono tutte le persone che ami. Grandi e piccini che provano disperatamente ad avere tue notizie. Spesso, troppo spesso, senza ricevere nemmeno lo straccio di una pur generica risposta. Un labirinto in cui districarsi. Un'impresa titanica tra telefoni che non rispondono, informazioni passate a fatica tra un turno e l'altro, situazione perenne d'emergenza. Sensazioni di terrore acuite dalla consapevolezza oltretutto dello stato di salute dei vicini di letto o di barella.
Minuti che sembrano ore. Ore che sembrano giorni. Giorni che sembrano settimane. Il tempo diventa il terreno più fertile in cui sperimentare traiettorie di comunicazione intrapersonale. In cui fare esercizi di autocoscienza. In cui provare, con le poche forze fisiche che ti rimangono, a rintracciare il significato più autentico della vita e della morte.
Le palpebre rallentano il movimento. Gli occhi si socchiudono. Il cuore smette di battere e con esso smette di esistere la speranza di poter raccontare agli altri come sconfiggere questo nemico subdolo e devastante. Un istante ancora. Un solo istante per pensare a chi di lì a qualche minuto, attraverso lo squillo di un telefonino, saprà che il Signore ti sta accogliendo tra le sue braccia. Per darti la carezza che meriti e per dirti grazie per il dolore che hai saputo sopportare nella tua vita".