Covid 19, la testimonianza di Anna Aloysi: “E’ stato un incubo. Pensavo di non farcela”
“Ringrazio tutti i medici, operatori socio sanitari e infermieri che mi hanno salvato la vita”
venerdì 16 aprile 2021
Riceviamo e pubblichiamo la storia di Anna Aloysi (sorella di Maria Aloysi, deceduta nel tragico incidente ferroviario del 2016) inerente alla sua drammatica esperienza con il Covid 19.
"Ho avuto i primi sintomi della malattia il giorno 27 marzo. Nonostante fossi risultata negativa al tampone molecolare, era diventato per me difficile respirare, a tal punto da avvertire un fortissimo dolore al petto: avevo sintomi di soffocamento e in quel momento pensavo che non c'è l'avrei fatta a sopravvivere al virus.
Col passare del tempo i sintomi divenivano sempre più seri, motivo per cui a inizio aprile mi sono sottoposta, nuovamente, al test sierologico in ospedale, e il risultato aveva confermato la mia positività al Coronavirus. La mia condizione era peggiora ogni giorno di più: febbre fortissima, bronchite e polmonite. Inizialmente sono stata curata al pronto soccorso, poi ricoverata d'urgenza nel reparto Covid, anche contro la mia volontà.
Qui oltre ad essere stata curata con paracetamolo e cortisone mi hanno messo la mascherina dell'ossigeno per respirare e mi hanno fatto un esame chiamato emogas, il quale consiste nel rilevare la quantità di ossigeno e di anidrite carbonica presente nel sangue. Ho avvertito un fortissimo dolore durante l'applicazione di questo esame particolare, fino a chiedere ai medici di sospendermela.
Durante il periodo di incubazione pensavo a mia sorella Maria e non potevo mollare perché dovevo continuare la battaglia per avere "Giustizia" nel processo penale dell'incidente ferroviario del 2016. Ho pensato anche a mia madre e a mio padre, tre angeli che mi hanno sempre protetto durante questa tragica esperienza. Sono stata infettata dal Covid perché ho avuto comportamenti superficiali, non pensavo di ammalarmi e ho visto la morte negli occhi, pensando di non farcela.
Dopo 10 giorni di febbre alta, sensazione di soffocamento, paura, solitudine e mille pensieri negativi ho cominciato a stare meglio. Quello che ho visto e sentito in quei reparti mi ha devastata psicologicamente: pensavo di vivere un incubo, la morte era attorno a me e ho visto gente che moriva e soffriva. Ci tengo a dire che questa situazione è seria e reale, il Covid esiste e non è un film.
Ringrazio i miei angeli che hanno pregato tanto da lassù. Voglio ringraziare tutti i medici, operatori socio sanitari e infermieri che mi hanno salvato la vita, grazie a tutti loro".
"Ho avuto i primi sintomi della malattia il giorno 27 marzo. Nonostante fossi risultata negativa al tampone molecolare, era diventato per me difficile respirare, a tal punto da avvertire un fortissimo dolore al petto: avevo sintomi di soffocamento e in quel momento pensavo che non c'è l'avrei fatta a sopravvivere al virus.
Col passare del tempo i sintomi divenivano sempre più seri, motivo per cui a inizio aprile mi sono sottoposta, nuovamente, al test sierologico in ospedale, e il risultato aveva confermato la mia positività al Coronavirus. La mia condizione era peggiora ogni giorno di più: febbre fortissima, bronchite e polmonite. Inizialmente sono stata curata al pronto soccorso, poi ricoverata d'urgenza nel reparto Covid, anche contro la mia volontà.
Qui oltre ad essere stata curata con paracetamolo e cortisone mi hanno messo la mascherina dell'ossigeno per respirare e mi hanno fatto un esame chiamato emogas, il quale consiste nel rilevare la quantità di ossigeno e di anidrite carbonica presente nel sangue. Ho avvertito un fortissimo dolore durante l'applicazione di questo esame particolare, fino a chiedere ai medici di sospendermela.
Durante il periodo di incubazione pensavo a mia sorella Maria e non potevo mollare perché dovevo continuare la battaglia per avere "Giustizia" nel processo penale dell'incidente ferroviario del 2016. Ho pensato anche a mia madre e a mio padre, tre angeli che mi hanno sempre protetto durante questa tragica esperienza. Sono stata infettata dal Covid perché ho avuto comportamenti superficiali, non pensavo di ammalarmi e ho visto la morte negli occhi, pensando di non farcela.
Dopo 10 giorni di febbre alta, sensazione di soffocamento, paura, solitudine e mille pensieri negativi ho cominciato a stare meglio. Quello che ho visto e sentito in quei reparti mi ha devastata psicologicamente: pensavo di vivere un incubo, la morte era attorno a me e ho visto gente che moriva e soffriva. Ci tengo a dire che questa situazione è seria e reale, il Covid esiste e non è un film.
Ringrazio i miei angeli che hanno pregato tanto da lassù. Voglio ringraziare tutti i medici, operatori socio sanitari e infermieri che mi hanno salvato la vita, grazie a tutti loro".