Corsa anomala all'oro verde, Miscioscia: «No alle olive nel centronord»

Appello dell'Assessore all'Agricoltura che parla di fenomeno preoccupante

venerdì 7 novembre 2014
A cura di Stefano Massaro
E' un fenomeno preoccupante: una corsa anomala alla raccolta delle olive nel nostro territorio. Una produzione sfavorevole in altre regioni d'Italia, infatti, ha spinto i coltivatori nostrani ad anticipare di gran lunga la raccolta per rinvendere ad un costo più elevate il prodotto nei territori del centro-nord. Tutto questo a sfavore della produzione locale e della peculiarità dell'Olio della qualità "coratina". L'analisi e l'appello a far attenzione è dell'Assessore all'Agricoltura del Comune di Andria, Benedetto Miscioscia che riveste anche la carica nazionale di vice presidente dell'Associazione delle Città dell'Olio: «La campagna olivicola 2014 - dice Miscioscia - vede la nostra città tra le principali protagoniste nel panorama regionale e nazionale poiché siamo in presenza di un'annata particolarmente sfavorevole sotto il profilo produttivo per altre regioni. Per questo è necessario ricordare ai nostri produttori olivicoli che la tutela della produzione dell'olio andriese parte dalla necessità, inderogabile, che occorre innanzitutto evitare che le nostre olive vengano vendute tramite intermediari a frantoi del centro-nord».

La preoccupazione sta tutta nell'anomalia di questo fenomeno: «E' infatti preoccupante la "corsa anomala" alla raccolta delle nostre olive da parte dei nostri produttori - continua Miscioscia - anomala perchè solitamente inizia verso la seconda metà del mese di novembre. Purtroppo, invece, alcune partite di olive raccolte vengono poi vendute fuori regione, nonostante la resa molto scarsa che caratterizza in questa fase la molitura. La paura dei furti ed i prezzi offerti da commercianti e frantoi, che in questo momento sembrano alettanti, stanno spingendo diversi olivicoltori a raccogliere anticipatamente le nostre olive di "coratina", sottovalutando le conseguenze prossime legate ad un mercato oleario in continua evoluzione e condizionato dalle scarse produzioni olivicole proprie di quelle regioni particolarmente vocate. Nessuno dei nostri produttori si sta chiedendo come mai in questa fase vengano acquistate olive a prezzi vicini ai 70 euro al quintale, quando negli anni scorsi venivano pagate al massimo 40 euro, e questo nonostante le rese non superino i 13 kg. per q.le di olive. Possibile che nessuno si domandi dove vanno a finire queste olive e a chi stiamo facendo il favore?».

L'allarme è stato già lanciato da diversi produttori oleari del nostro territorio e non può essere sottovalutato: «Quando sappiamo che le nostre olive potrebbero servire a frantoi di altre regioni per ricavare olio utile anche per procedere a tagli - dice ancora Miscioscia - se non addirittura per spacciarlo come olio di loro produzione, rimettendolo sul mercato e contribuendo così a penalizzare la nostra produzione. Anche per questi motivi, ringraziando l'impegno che giornalmente le Forze dell'ordine ed il Consorzio delle guardie campestri profondono nel contrasto dei furti che incominciano a preoccupare, invito i nostri olivicoltori a non farsi alettare da prezzi che sembrano alti e di non anticipare la raccolta delle olive. Anzi considerino la possibilità di trasformarle e di stoccare l'olio presso gli stessi frantoi cittadini, attese le prospettive di mercato e la considerazione che, allo stato delle cose, il nostro territorio risulta essere tra quelli con maggiore produzione olivicola disponibile, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. E' una grande opportunità per rafforzare quell'azione di tutela che stiamo perseguendo da tempo e per garantire, finalmente, quella giusta e meritevole soddisfazione anche economica. Infine esortiamo le Forze dell'ordine a monitorare la regolare tenuta dei documenti contabili previsti dalla normativa Sian».