Coronavirus, somministrazione alimenti e bevande a domicilio: "Esercenti andriesi penalizzati rispetto ad altre città"
Nota dell'Associazione dei Ragionieri e Dottori Commercialisti di Andria ai vertici comunali
mercoledì 15 aprile 2020
13.09
Gli esercenti delle attività di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico di Andria, sarebbero stati penalizzati, in questo periodo di contingentamento dei servizi per colpa del coronavirus, rispetto ai colleghi delle città vicinori.
La lamentela arriva dall'Associazione dei Ragionieri e Dottori Commercialisti di Andria, a firma del presidente pro-tempore Dott. Antonio Cannone.
Nella nota, inviata ai vertici commissariali ed amministrativi del Comune, alla Asl ed alla Prefettura, l'associazione dei professionisti contabili di Andria, chiede chiarimenti in merito "all'interpretazione da parte dei Vostri Uffici sul nuovo e ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri approvato lo scorso 10 aprile, in vigore da oggi 14 aprile 2020, il quale ha previsto la conferma di molte limitazioni sino al 03/05/2020, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sull'intero territorio nazionale. Premesso che tutti dobbiamo ringraziare le Forze dell'Ordine ed il personale del Comune per il prezioso lavoro di contenimento messo in campo in questo periodo così difficile, la nostra Associazione, anche al fine di evitare spostamenti di persone ed in particolare di imprenditori che sembrerebbero obbligati ad eseguire adempimenti inesistenti (oltre che pagamento di multe e/o diritti non dovuti), e quindi permettere lo svolgimento di attività in base a quanto previsto dalle attuali norme e soprattutto al fine di evitare comportamenti illeciti e/o illegali, si chiede a tutti gli Enti dinnanzi indicati, se i bar e gli esercizi già autorizzati alla somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, sia al banco, sia servito al tavolo che da asporto (attività secondaria e comunque intrinseca e inglobata nelle precedenti), possano svolgere la sola consegna a domicilio escludendo l'accesso del pubblico all'interno del locale.
L'art. 1 comma 1 lettera a), prevede che "sono sospese le attività di dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie)"… omissis. "Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l'attività di confezionamento che di trasporto". Questo a voler intendere che delle attività che prima venivano svolte liberamente (somministrazione al banco, tavolo e d'asporto o domicilio) vista la sospensione delle attività di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, ad oggi per tale settore solo la consegna a domicilio è consentita, mantenendo tutti i requisiti previsti per l'attività prevalente in materia igenico-sanitari sia in termini di locali che di HCCP. Ci è giunta voce che alcuni operatori del settore, hanno addirittura provveduto ad effettuare una richiesta di una nuova "S.C.I.A. per somministrazione al domicilio del consumatore", per un'attività che rappresenta un servizio secondario (consegna a domicilio) non prevalente (somministrazione alimenti e bevande) ed per alcuni aspetti occasionale vista l'emergenza che stiamo vivendo. Molti Comuni e Camere di Commercio sul territorio nazionale hanno dato chiarimenti in tal senso. Questo al fine di evitare inutili pratiche burocratiche, sprechi di energie lavorative professionali e costi che oggi sembrano non supportati da previsioni normative o da regolamenti comunali ufficiali. Anche gli Uffici preposti della Asl di competenza per il nostro territorio, interpellati nel merito, ad oggi, non prevedono specifiche notifiche sanitarie per attività già dichiarate in fase di apertura quali sono quelle oggi sospese per emergenza COVID-19 per quanto attiene alla somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, tranne ovviamente il rispetto delle norme igienico-sanitarie basilari, necessarie per tutelare in primis la salute propria degli operatori del settore e anche quella collettiva.
Pertanto si chiede una nota congiunta di tutti gli Uffici Competenti dinnanzi indicati, nella quale si esplichi con estrema urgenza e chiarezza tutti i comportamenti da adottarsi per lo svolgimento delle attività di consegna a domicilio (accessoria alla prevalente) per quei soggetti già provvisti di autorizzazioni comunali e sanitarie per la somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, e le fonti normative alla base di eventuali richieste di adempimenti aggiuntivi da effettuarsi, al fine di dare chiarezza, libertà e serenità per chi ha deciso di riprendere (per quanto oggi sia è possibile) in base a quanto previsto per legge Nazionale, Regionale e Comunale, le attività lavorative in tali settori", fin qui la nota dell' Associazione dei Ragionieri e Dottori Commercialisti di Andria, a cui toccherà rispondere adesso agli uffici comunali-
La lamentela arriva dall'Associazione dei Ragionieri e Dottori Commercialisti di Andria, a firma del presidente pro-tempore Dott. Antonio Cannone.
Nella nota, inviata ai vertici commissariali ed amministrativi del Comune, alla Asl ed alla Prefettura, l'associazione dei professionisti contabili di Andria, chiede chiarimenti in merito "all'interpretazione da parte dei Vostri Uffici sul nuovo e ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri approvato lo scorso 10 aprile, in vigore da oggi 14 aprile 2020, il quale ha previsto la conferma di molte limitazioni sino al 03/05/2020, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sull'intero territorio nazionale. Premesso che tutti dobbiamo ringraziare le Forze dell'Ordine ed il personale del Comune per il prezioso lavoro di contenimento messo in campo in questo periodo così difficile, la nostra Associazione, anche al fine di evitare spostamenti di persone ed in particolare di imprenditori che sembrerebbero obbligati ad eseguire adempimenti inesistenti (oltre che pagamento di multe e/o diritti non dovuti), e quindi permettere lo svolgimento di attività in base a quanto previsto dalle attuali norme e soprattutto al fine di evitare comportamenti illeciti e/o illegali, si chiede a tutti gli Enti dinnanzi indicati, se i bar e gli esercizi già autorizzati alla somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, sia al banco, sia servito al tavolo che da asporto (attività secondaria e comunque intrinseca e inglobata nelle precedenti), possano svolgere la sola consegna a domicilio escludendo l'accesso del pubblico all'interno del locale.
L'art. 1 comma 1 lettera a), prevede che "sono sospese le attività di dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie)"… omissis. "Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l'attività di confezionamento che di trasporto". Questo a voler intendere che delle attività che prima venivano svolte liberamente (somministrazione al banco, tavolo e d'asporto o domicilio) vista la sospensione delle attività di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, ad oggi per tale settore solo la consegna a domicilio è consentita, mantenendo tutti i requisiti previsti per l'attività prevalente in materia igenico-sanitari sia in termini di locali che di HCCP. Ci è giunta voce che alcuni operatori del settore, hanno addirittura provveduto ad effettuare una richiesta di una nuova "S.C.I.A. per somministrazione al domicilio del consumatore", per un'attività che rappresenta un servizio secondario (consegna a domicilio) non prevalente (somministrazione alimenti e bevande) ed per alcuni aspetti occasionale vista l'emergenza che stiamo vivendo. Molti Comuni e Camere di Commercio sul territorio nazionale hanno dato chiarimenti in tal senso. Questo al fine di evitare inutili pratiche burocratiche, sprechi di energie lavorative professionali e costi che oggi sembrano non supportati da previsioni normative o da regolamenti comunali ufficiali. Anche gli Uffici preposti della Asl di competenza per il nostro territorio, interpellati nel merito, ad oggi, non prevedono specifiche notifiche sanitarie per attività già dichiarate in fase di apertura quali sono quelle oggi sospese per emergenza COVID-19 per quanto attiene alla somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, tranne ovviamente il rispetto delle norme igienico-sanitarie basilari, necessarie per tutelare in primis la salute propria degli operatori del settore e anche quella collettiva.
Pertanto si chiede una nota congiunta di tutti gli Uffici Competenti dinnanzi indicati, nella quale si esplichi con estrema urgenza e chiarezza tutti i comportamenti da adottarsi per lo svolgimento delle attività di consegna a domicilio (accessoria alla prevalente) per quei soggetti già provvisti di autorizzazioni comunali e sanitarie per la somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, e le fonti normative alla base di eventuali richieste di adempimenti aggiuntivi da effettuarsi, al fine di dare chiarezza, libertà e serenità per chi ha deciso di riprendere (per quanto oggi sia è possibile) in base a quanto previsto per legge Nazionale, Regionale e Comunale, le attività lavorative in tali settori", fin qui la nota dell' Associazione dei Ragionieri e Dottori Commercialisti di Andria, a cui toccherà rispondere adesso agli uffici comunali-