Coronavirus, Lino Banfi incoraggia gli anziani: "Presto ne rideremo"
L'attore di origine andriese ironizza sul virus e ricorda Ponzio Pilato
domenica 1 marzo 2020
«Da bambino, quando ancora vivevo a Canosa di Puglia, ho avuto in serie tifo, paratifo, malaria ed epatite virale... dovevo morire a dieci anni e oggi che ho 84 anni posso dire che quelle malattie mi hanno fortificato e rafforzato. Dunque, come nonno Libero, dico a tutti i vecchietti come me di non avere paura del coronavirus e di stare tranquilli, perché noi abbiamo gli anticorpi e siamo forti!». Lo dice nonno Libero, il nonno più famoso d'Italia, Lino Banfi, di Un medico in famiglia commentando l'emergenza coronavirus.
«Se muore un nonnino non è che abbia meno valore della morte di una persona più giovane — premette Banfi-nonno Libero all'agenzia di stampa Adnkronos —. Ma visto che il mio mestiere mi insegna a sorridere e far sorridere anche nei momenti tristi, possiamo dire che almeno una cosa buona questo coronavirus l'ha fatta: ha insegnato a tutti gli italiani l'abitudine di lavarsi le mani, spesso e bene». Prima, magari, erano di più quelli che «se ne lavavano le mani»... «Certo, da questo punto di vista, Ponzio Pilato ci avrebbe fatto un baffo e non avrebbe avuto proprio nulla da temere da questo coronavirus! Ma presto, nessuno di noi avrà più motivo per averne paura e ne rideremo».
«Se muore un nonnino non è che abbia meno valore della morte di una persona più giovane — premette Banfi-nonno Libero all'agenzia di stampa Adnkronos —. Ma visto che il mio mestiere mi insegna a sorridere e far sorridere anche nei momenti tristi, possiamo dire che almeno una cosa buona questo coronavirus l'ha fatta: ha insegnato a tutti gli italiani l'abitudine di lavarsi le mani, spesso e bene». Prima, magari, erano di più quelli che «se ne lavavano le mani»... «Certo, da questo punto di vista, Ponzio Pilato ci avrebbe fatto un baffo e non avrebbe avuto proprio nulla da temere da questo coronavirus! Ma presto, nessuno di noi avrà più motivo per averne paura e ne rideremo».