Coronavirus, chiude fruttivendolo in via Trani "per Governo inadeguato e per la salute di tutti"

Decreto governativo poco "rigido" e ancora troppa gente in giro ad Andria: stiamo affrontando bene questa emergenza?

domenica 15 marzo 2020 9.48
A cura di Antonio D'Oria
Il periodo storico che stiamo attraversando, un momento difficile per tutto il Paese a causa dell'emergenza Coronavirus, è caratterizzato anche da numerose incertezze sugli effetti del Decreto governativo, che ha generato non poche perplessità sulle modalità di contenimento del contagio, e soprattutto sul piano economico. Dubbi amletici che regnano sovrani anche nella città di Andria, in particolare per le attività commerciali, ed è simbolico in questo senso il caso di un fruttivendolo di in via Trani, che da ieri sera ha deciso di chiudere i battenti fino a data da destinarsi con la motivazione che si può leggere nella foto allegata all'articolo: "Un governo inadeguato, gestioni locali inadeguate e soprattutto per la salute di tutti, questa attività chiude". Ieri mattina, il titolare dell'attività aveva opportunamente creato un percorso obbligatorio per regolare l'entrata e l'uscita della clientela, una persona per volta, facendo rispettare rigorosamente la distanza minima tra le persone, così come tutti gli altri esercizi commerciali. L'ultimo giorno prima della decisione di serrare le porte e riaprirle chissà quando, per una serie di ragioni piuttosto condivisibili che proviamo qui a spiegare.

Anzitutto, l'ultimo Decreto del Governo sull'emergenza Coronavirus in vigore dal 12 marzo e valido fino al 25, non ha introdotto misure così "rigide" e stringenti per limitare l'uscita delle persone dalle proprie abitazioni e rallentare così il contagio. La chiusura dei soli bar, ristoranti, gelaterie e attività commerciali affini (oltre agli esercizi già chiusi con i Decreti precedenti), forse è ancora poco efficace per contrastare la diffusione del COVID-19: avrebbero dovuto restare aperti solo le attività di stretta necessità come farmacie e alimentari. Il secondo aspetto è legato alle finanze: in che modo lo Stato garantirà agli esercenti di recuperare le giornate di chiusura "forzata"? Anche in questo senso, le risposte dalle istituzioni tardano ad arrivare.

E poi c'è da considerare un terzo aspetto, il più importante: la serietà con la quale stiamo rispettando l'obbligo del "restare a casa". Ad Andria c'è ancora troppa gente per le strade, certo in misura minore rispetto a prima ma ancora non ci siamo: i casi di positività al COVID-19 sono in aumento anche nella nostra provincia, dove la città federiciana risulta la più compromessa con 8 casi accertati. E il rischio che i contagi ad Andria possano aumentare è piuttosto alto, non solo per l'elevato numero di abitanti ma soprattutto per colpa di tanti che ancora non hanno compreso la gravità della situazione ed escono dalle proprie abitazioni come se nulla fosse, al di fuori delle più immediate necessità. Pochi giorni fa, anche il Commissario Prefettizio Tufariello, ha richiamato i cittadini andriesi a restare in casa e limitare le uscite al minimo indispensabile: dobbiamo forse attendere che i contagi aumentino a dismisura per divenire consapevoli del grave pericolo che corriamo e assumere così comportamenti corretti?
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