Confermata la confisca di beni per 500mila euro ai fratelli Lapenna

La Corte d'Appello di Bari ha confermato la sentenza di primo grado

mercoledì 13 novembre 2013 9.44
A cura di Stefano Massaro
La Corte d'Appello di Bari ha confermato la sentenza di primo grado di confisca di un patrimonio di circa 500mila euro a due fratelli Lapenna, Emanuele e Giuseppe di 39 e 38 anni, pluripregiudicati andriesi ritenuti vicini al clan Campanale, pronunciandosi su uno dei due ricorsi proposti. Il 3 marzo del 2011, infatti, i Carabinieri della Compagnia di Andria eseguirono un decreto di sequestro anticipato di beni mobili e immobili, per un valore di 2 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Trani al quale seguì nell'agosto del 2012 una confisca di primo grado sull'intero patrimonio riconducibile ai fratelli Lapenna.

Il provvedimento venne adottato a conclusione di una più ampia indagine patrimoniale, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che dimostrò che i Lapenna avevano intestato ai familiari più stretti e a prestanome di fiducia le proprietà che venivano acquistate, secondo le indagini, con i proventi del traffico delle sostanze stupefacenti. Qualche giorno fa la conferma del dispositivo di primo grado con un provvedimento che prevede la confisca di secondo grado eseguita, proprio quest'oggi, dagli stessi Carabinieri. Si tratta di una villa di lusso con piscina ubicata in contrada Montevitolo nonché 2 motoveicoli ed autoveicoli.

Gli accertamenti patrimoniali, eseguiti dai Carabinieri di Andria e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari utilizzando la norma introdotta con il "Pacchetto Sicurezza" che consente di "aggredire" i Patrimoni di tutti i soggetti che vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose, avevano evidenziato come il proposto nel tempo aveva mantenuto un tenore di vita notevolmente superiore alle proprie reali possibilità economico-finanziarie e capacità reddituali. Lo stesso infatti aveva intestato ai familiari le proprietà acquistate con i proventi di attività delittuose. Le indagini hanno inoltre evidenziato che Lapenna Giuseppe aveva sempre dichiarato redditi imponibili nulli ovvero ai limiti della soglia di povertà, a conferma della palese sproporzione tra quanto dichiarato rispetto al valore economico dei beni sottoposti a sequestro. L'intero patrimonio confiscato è attualmente affidato all'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la gestione dei Beni confiscati alla criminalità organizzata con sede in Reggio Calabria.

Il provvedimento di confisca eseguito nella città federiciana è il terzo, in ordine di tempo, eseguito dai Carabinieri di Andria con l'applicazione del "nuovo pacchetto sicurezza". Infatti, le precedenti confische, per un valore complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro, hanno riguardato i Sorvegliati Speciali quali Mauro e Gianrico Pilato, padre e figlio, a cui il 5 luglio e 25 ottobre 2012 sono stati confiscati definitivamente una villa di lusso, 8 autoveicoli, 2 motociclette, due appezzamenti di terreno siti in "area a vocazione turistica" ed "in area edificabile", un'agenzia immobiliare, un complesso edilizio in fase di realizzazione costituito da 20 appartamenti completi di box auto e cantina. A Michele Sibio, invece, il 9 dicembre 2011 sono state confiscate 10 automobili, 10 moto ed 1 autocarro.